Il vescovo Paccosi: “A Pasqua si fermi il giro interminabile di perdite in guerre e drammi quotidiani”

Il messaggio del monsignore: “In questo giorno si affrontino sconfitte e imperfezioni senza timore e ansia”
La Pasqua del Signore rompe il giro interminabile di perdite, tra guerre e prevaricazioni. E’ il messaggio che il vescovo di San Miniato, Giovanni Paccosi, lancia nel giorno di Pasqua.
“‘Dove è la vita che abbiamo perduto vivendo?’, diceva T. S. Eliot nei Cori della Rocca. Gli antichi – osserva monsignor Paccosi – vedevano la storia e la vita di ognuno come una ruota, che torna su sé stessa e che piano piano allontana da quel bene che il cuore vorrebbe, e aspetta. E questa vita che passa sembra sia una continua perdita. Ma nessuno vuole perdere. Basta guardare come si accaniscono i Padroni spietati delle guerre in corso, come ci si accapiglia nella politica, come anche nella quotidianità del lavoro o dei rapporti siamo sempre in competizione”.
“Eppure – prosegue il vescovo – non solo chi arriva secondo perde, ma anche chi sembra vincere, vede sgretolarsi la sua vittoria, perché ogni cima raggiunta ne svela un’altra più in là, e non toglie il senso di questa perdita continua, di questa strana entropia che disperde e che lacera. La bandiera che sventola sulla torre di Federico a San Miniato e che vedo dalla mia finestra, ogni poco dev’essere cambiata, perché il vento la lacera giorno a giorno, come il tempo straccia noi”.
“Eppure è nato Gesù – sottolinea il vescovo -. È morto Gesù. Ma è risorto Gesù. La Sua Pasqua rompe questo giro interminabile di perdite. ‘Ecco allora, dice papa Francesco, che cosa fa la Pasqua del Signore: ci spinge ad andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia’. Possiamo guardare le guerre, i drammi quotidiani, i capelli che imbiancano e cadono, le sconfitte o le imperfezioni che abbiamo, senza timore, senza ansia. I sepolcri del limite sono rotti, la vita è possibile, la pace è possibile, la fratellanza promessa. Come in quest’inizio di primavera, in Cristo risorto tutto fiorisce, ed è un inizio senza perdita, che rende il cammino sempre più intenso e pieno”.
“Ciò che ci sembra di perdere vivendo è allora come il marmo che scolpiva Michelangelo – dice il vescovo -: ogni scaglia che cade svela la bellezza che c’è dentro, e il nostro io amato da Dio e destinato alla vita emerge sempre più. Perché Lui, Gesù morto e risorto, è presente ogni giorno fino alla fine. E noi che siamo stati chiamati a custodirne la presenza nella nostra povera umanità, lo possiamo annunciare al mondo, con la nostra letizia”.