


Al suono delle musica gli studenti si sono cimentati in versi
Angoscia, rancore, indifferenza: sono alcuni dei concetti che ruotano attorno alla rabbia, sentimento universale, la più umana delle emozioni. Quel senso di inquietudine la cui unica via d’uscita è il perdono, l’apertura all’altro in un dialogo senza esclusione di colpi. Rabbia e perdono sono i due grandi temi su cui giovedì scorso (21 marzo), hanno riflettuto gli studenti e le studentesse dell’Istituto statale superiore Eugenio Montale di Pontedera in occasione della 25esima giornata mondiale delle Poesia. Compie un quarto di secolo la giornata istituita dall’Unesco nel 1999 e per il secondo anno consecutivo il liceo Montale diventa un vero e proprio laboratorio diffuso, dove gli studenti sperimentano ed esprimono i loro sentimenti.
Al Montale da un paio d’anni il 21 marzo non segna più soltanto l’inizio della primavera. Nel giorno in cui è nata Alda Merini si festeggia anche la Giornata mondiale della Poesia, una ricorrenza felice tra le tante che ricordano eccidi, diritti violati e soprusi operati dall’uomo contro l’uomo. Quest’anno, in particolare, l’acceleramento di conflitti in corso e il rinvigorirsi di autoritarismi di ogni sorta ha spinto ad una riflessione oltre i confini dell’individuo. La rabbia dei popoli in guerra, la rabbia di chi, impotente, vede morire i bambini, quella provata da chi subisce un tradimento o, ancora, l’astio nei confronti di un genitore assente. Sono macigni che ci portiamo dietro e spesso non abbiamo gli strumenti per liberarcene.






Il Montale, su proposta e approvazione del collegio docenti, ha fatto la sua parte: per il secondo anno consecutivo il 21 marzo è stato dedicato a un’esperienza artistica nuova, originale e creativa. Le 55 classi dell’Istituto (che è Liceo delle Scienze Umane, Liceo Linguistico e Liceo Economico- Sociale) hanno interrotto la classica routine delle lezioni per vivere un’esperienza realmente poetica. Al suono di musica, canti e letture teatrali gli studenti hanno prodotto versi in varie forme: dai sonetti più classici al caviardage, dagli acrostici ai calligrammi, ma anche fumetti, disegni e installazioni tridimensionali. Così, un ambiente come la scuola si è trasformato in uno spazio di libertà, dove ciascuno ha potuto scegliere cosa dire e come dirlo. Il risultato è tanto insolito quanto soddisfacente: intere classi che cantavano, giovani che con dedizione hanno ritagliato, disegnato e composto vere e proprie opere d’arte, in un clima di euforia incontenibile che correva lungo i corridoi.
Il perdono, invece, è la via difficile di chi, senza dimenticare, nel dolore e nella discrezione, cambia sé stesso. Un processo faticoso e lento, fatto di alti e bassi, ma che non significa mai dimenticare l’offesa o chi l’ha compiuta. Occorre una gran forza d’animo per comprendere l’altro senza mai giustificarlo. Ma tutto questo processo serve a renderci più umani.
Le poesie intimiste, gli slogan carichi di rancore accanto a quelli carichi di ottimismo sono il segno che gli studenti hanno qualcosa da dire. Un potenziale inespresso che per un giorno trova la sua valvola di sfogo con un format di successo. Convinzione dei docenti coordinatori, infatti, è che in un contesto educativo come la scuola non si impara solo in maniera verticale, con nozioni impartite durate le lezioni frontali. Spesso i ragazzi hanno bisogno di stare soli con sé stessi, e fra le mura di casa non per tutti è cosa facile. La direzione è quella di una scuola fatta sì di regole, ma dove non si dimentichino i ragazzi e le loro capacità espressive. L’esperienza di questi due anni e l’entusiasmo con cui è stata accolta dagli studenti lascia ben sperare, con l’auspicio che il progetto cresca e si allarghi ogni anno di più.
D’altronde, la riflessione sui grandi dilemmi morali – come quello tra rabbia e perdono – è un allenamento per il domani: è ai ragazzi che spetta l’eredità più pesante e la sfida più scomoda. Come affronteranno la vita? Con istinto rabbioso o apertura di cuore? Le loro poesie ci offrono molti segnali di un domani da scrivere col sorriso fra le dita.