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Estate con pochi tavoli all’aperto: Tari e suolo pubblico preoccupano i commercianti

22 marzo 2024 | 23:43
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Estate con pochi tavoli all’aperto: Tari e suolo pubblico preoccupano i commercianti

“A rimetterci sarà il paese”, “ci dovevano convocare prima di fare il bilancio”. Il Comune ipotizza eventi e nuove misure per i centri storici

Si ipotizzano eventi per rivitalizzare il centro, non si esclude una riflessione successiva sulle forme di sostegno ai centri storici, ma sulle misure approvare la parola d’ordine é una: “Non potevamo fare altrimenti”. Questa la linea tenuta giovedì pomeriggio dal sindaco di Santa Maria a MonteManuela Del Grande e dagli assessori Roberto Michi, Romano Nieri e Laura Falorni, assessori allo sviluppo economico, alla promozione del territorio e al bilancio.

Riunione che, secondo le testimonianze dei presenti, è stata caratterizzata a tratti dal malumore generalizzato dei commercianti e, in parte, anche alla rassegnazione di alcuni di loro. La Tari, dalla quale finora erano esentati i commercianti del centro storico, è stata al centro del dibattere. Ma anche e forse più la tariffa per il suolo pubblico, che secondo il nuovo bilancio vede passare i commercianti dei centri da soggetti esenti a contribuenti al 50%.

“Per noi, che alla fine dell’anno non abbiamo da spartire dividendi ma anzi teniamo duro solo grazie al volontariato, è un colpo durissimo – dice Maristella Giorgi, che attualmente gestisce lo storico circolo Acli di Montecalvoli –. Ancora non sappiamo i dettagli, ma probabilmente con queste nuove tasse e tariffe andremo a spendere circa 800 o mille euro in più all’anno. Un servizio, il nostro, è uno degli ultimi presidi del paese, con qualche tavolino fuori in estate, il Caaf e qualche evento estivo. Credo che dovremo riflettere seriamente se fare o meno qualcosa quest’anno”. “E comunque – aggiunge il marito Giovanni Gentile, presidente del circolo Arci La Perlaci dovevano convocare prima di fare il bilancio. Non dopo”. Parole ripetute anche da altri commercianti, fra quali alcuni giurano di non aver intenzione di mettere i tavolini fuori quest’anno.

“Ci arrangeremo in altro modo – dice uno –. Ma quei mille euro e passa servono per tenere in piedi. A rimetterci sarà il paese”. Fra loro anche chi, con gli ultimi bandi del Borgo Che Vorrei, poche settimane fa aveva firmato il contratto “senza sapere della stangata in arrivo”. “Conosco la sindaca e mi lega a lei un’amicizia da diversi anni, il mio non è assolutamente un discorso politico. Ma a queste condizioni il pensiero di spostarsi altrove è concreto. A Bientina probabilmente pagherei le stesse tasse, ma la piazza è completamente diversa, con più opportunità – dice Simona Valori, maestra d’alta sartoria e stilista che fu fra i primi ad aprire nel centro storico del capoluogo, con un atelier –. Qua ci confrontiamo ogni giorno con parcheggi che mancano, multe ai nostri fornitori, difficoltà logistiche. Finiti i vantaggi legati al Borgo che Vorrei, sono rimasta, sono cresciuta e oggi pago l’affitto fra mille difficoltà. Tengo duro. Ma se adesso le difficoltà aumentano diventa davvero dura”.

Il tema dei parcheggi, eterno problema santamariammontese, è riecheggiato varie volte nella stanza. “A me hanno insegnato che quando si deve imparare qualcosa, si guarda a chi ha fatto un bel lavoro. A chi può essere un esempio – ha detto Alberto Fausto Vanni, titolare dello storico negozio Guelfa del capoluogo –. Se l’obiettivo è ridare vita a un borgo medievale e farne un volano per l’economia, guarderei a centri come quello di Montecarlo o di Vicopisano. E fra i nostri problemi maggiori c’è quello del parcheggio. Sono 30 anni che si parla di come dare 200 parcheggi a questo centro, senza risolvere niente e senza pendere in considerazione l’unica opzione possibile: la valle sotto Piazza della Vittoria, con una scala mobile o qualcosa di simile. Servono progetti, idee e un’interlocuzione continua, un tavolo permanente sul centro storico”.

Ci sono poi quelli che, più possibilisti, capiscono le necessità del comune. “Posso capire la Tari, che è legata ad un servizio che costa – dice una commerciante –. Il Comune ci ha detto che non è giusto che a Ponticelli si paghi e su da noi no, ma non è nemmeno giusto fare uguali fra disuguali. Avere un esercizio quassù non è la stessa cosa. E almeno il suolo pubblico se lo potevano risparmiare. Quello che facciamo è un servizio a tutto il paese”. “Se il nostro circolo Arcipicchia e pure l’Acli quest’estate rinuncia agli eventi in piazza, chi ci perde? Se gli ultimi negozi a cui oggi si cerca di prendere più soldi, l’anno prossimo chiuderanno, che guadagno avrà anche il comune? – si chiede Marcello Bruni, di Montecalvoli –. Dal Comune parlano come se fossero arrivati adesso a governare, ma queste persone c’erano anche prima. Ci sono da 10 anni”.