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Anche sposarsi costa di più: gli aumenti in Bilancio. “Ritoccata qualche tariffa per non tagliare i servizi”

14 marzo 2024 | 13:36
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Anche sposarsi costa di più: gli aumenti in Bilancio. “Ritoccata qualche tariffa per non tagliare i servizi”

Lunga e articolata la discussione in consiglio comunale

Chi parlando di una vera e propria “stangata”, chi invece difendendo l’operato del Comune di Santa Maria a Monte invocando sacrifici necessari “a far quadrare il bilancio” ma “con un occhio comunque alle fasce più deboli”, le forze politiche hanno dato battaglia nell’ultimo consiglio comunale, in occasione della presentazione del bilancio, fra piccoli e grandi aumenti d’imposta e di tariffe, nuova tassa di soggiorno da discutere in separata sede e l’affondo a sette anni di bandi del “Borgo che Vorrei”, almeno per come li abbiamo conosciuti.

Discussione che si è trasformata in una nuova occasione di spaccatura fra maggioranza e opposizioni, oltre che fra sindaci di ieri e di oggi, chiamati a discutere un quadro complessivo in cui si fanno notare le regole in materia di fiscalità, definite a più riprese come “impopolari” (Bonta’) dalla stessa maggioranza ma “assolutamente necessarie” (Lucchesi).

OPERE PUBBLICHE

Bagarre iniziata quasi subito in merito alle opere pubbliche, descritte brevemente dall’assessora Laura Falorni. Gli investimenti per il piano triennale ammontano a 1 milione e 220mila euro – ha detto –. Al cui interno si trovano 300mila euro per la ristrutturazione degli edifici scolastici con l’efficientamento energetico delle scuole elementari di San Donato, il completamento del primo lotto dello spazio Zerocentoventi in via San Sebastiano per 220mila euro, 200mila euro per i percorsi ciclopedonali di pianura a collegamento fra Usciana e ciclopista dell’Arno e 170mila per i percorsi turistici collinari dell’area di Melone e via Crinale. Previsto poi il miglioramento sismico del palazzo comunale per 340mila euro. “Investimenti ridotti all’osso – per la consigliera Pd Patrizia Faraoni –. Dove non c’è traccia delle opere promesse in campagna elettorale, fra tutte il famoso parcheggio multipiano in via San Michele”. Opera immediatamente difesa dal sindaco: “Abbiamo sempre dichiarato che si sarebbe fatto solo impegnandoci a trovare i finanziamenti dall’esterno – ha precisato Del Grande –. E’ inutile prevedere su carta un’opera, rischiando d’indebitare il Comune, se non può essere realizzata con le sole casse comunali. Questo non significa che ci rinunciamo”.

TASSA DI SOGGIORNO

Dovrà essere fatto un tavolo con le associazioni di categoria, il punto non si può discutere oggi”. Queste le parole del sindaco in merito alla discussa tassa di soggiorno che il Comune intende introdurre sui pernottamenti nelle strutture ricettive del territorio. Una misura già pronta e messa all’ordine del giorno per il voto, con tanto di regolamento già scritto e una data già fissata almeno su carta per l’avvio della sua attuazione, dall’1 maggio. Ma che con voto a maggioranza martedì si è deciso di spostare ad un nuovo consiglio comunale ad hoc venerdì, alle 19. Il tutto fra le critiche delle opposizioni, che hanno sollevato più di un dubbio sulle tempistiche con cui si sono volute, o dovute, coinvolgere le parti sociali “in fretta e furia”. “Il parere delle associazioni di categoria non è vincolante – ha teso a precisare Del Grande –. Ma le normative prevedono una consultazione”.

Appuntamento fissato ma, come confermato anche da alcune organizzazioni di categoria, c’è chi dice di ricevuto la convocazione solo ieri. “Eppure noi in commissione giorni fa lo abbiamo chiesto: le avete convocate le parti sociali? E voi ci avete detto di no. Ci chiediamo quando pensavate di farlo – ha detto il consigliere Pd Francesco Petri –. Una norma che, considerando anche il ricavo previsto (13mila euro lordi stimati nel 2024, ndr) rischia di creare più problemi di quelli che risolve”. Norma contestata fortemente anche da Elisabetta Maccanti, di Viviamo Santa Maria a Monte, che parla apertamente di “misura che contribuirà ad ammazzare il centro storico”.

TARIFFE

Di “occhio di riguardo verso i più deboli e a tutela delle fasce d’esenzione” ha parlato a più riprese sempre Del Grande, in un quadro di riforme in cui, come ha dichiarato anche il capogruppo Johann Bontà “si sono resi necessari degli aumenti che erano previsti in realtà da tempo, con tariffe ferme dal 2002 che non potevano andare oltre senza una riforma”. Al netto di alcune revisioni degli scaglioni (ad esempio sull’Irpef) e di aliquote Imu “confermate” come detto dall’assessora Falorni, sono in arrivo vari aumenti, specie sui servizi a domanda individuale (bus, mensa, nidi). “In molti casi ci siamo semplicemente dovuti adeguare alle normative nazionali – ha detto Del Grande –, in altri non potevamo che seguire il naturale andamento dei prezzi, che gravano eccessivamente su servizi e le attività del comune, che altrimenti sarebbero stati a rischio. Sono calati ricavi e, come qualunque cittadino può notare, il costo della vita è aumentato con picchi del 40%. Qualcosa che riguarda tanto le famiglie come il comune. Fra scegliere di tagliare dei servizi o aumentare in qualche caso le tariffe non abbiamo avuto scelta”.

Di aumenti orizzontali parlano invece le opposizioni. “Siamo di fronte ad aumenti medi che si aggirano attorno al 30% su servizi importanti come il nido o il trasporto scolastico – ha detto Parrella –, cose che ci siamo sempre guardati bene da aumentare in passato per aiutare le famiglie, per non parlare del raddoppio di previsione sulle entrate delle multe che passano da 105 a 220mila euro o la Tari per i commercianti”. Fra gli aumenti accertati anche alcune tariffe come quella per i matrimoni in centro storico: “Sono raddoppiate, e invece servivano a per incentivare le persone a venire nel nostro centro, in un’ottica di promozione” ha detto la ex sindaca. Stesso discorso per i passi carrabili su tutto il comune “di quasi il 25%” come hanno fatto notare Faraoni e Petri.

“Quando si dice che andiamo a colpire le fasce deboli si dice il falso – la risposta piccata di Del Grande –. Il bilancio parla chiaro: in moltissimi casi, sulle tariffe, siamo andati ad aumentare le fasce, facendo differenza per Isee e reddito più di prima. Con Isee sotto i 5mila euro certi servizi si pagano appena un euro. Guardatevi attorno e vi sfido a trovare un pasto alla mensa a 1,30 euro o una retta di asilo di appena 50. In un contesto in cui tutti i comuni non hanno fatto altro che aumentare in questi anni, anche quelli di centrosinistra e anche quello della Regione, che neppure un mese fa ha aumentato l’Irpef per salvare la sanità Toscana. Lui poteva farlo?”.

Gli ha dato man forte in questo anche il capogruppo del centrodestra. “Io non rinnego di essere stato nella precedenti amministrazione. E sono sempre stato l’unico che voleva sempre aumentare tariffe – ha detto Bonta’ (FdI) –. Io e il partito che rappresento, preferiamo di gran lunga aumentare di qualche euro il costo di un servizio prima di metterlo a rischio. Tariffe e imposte che sarebbero comunque dovute aumentare, indipendentemente da chi si sarebbe seduto su queste poltrone. Salvare i servizi e non fare assistenzialismo. Sono sicuramente misure impopolari. Ma non abbiamo il coniglio nel cilindro per risolvere la situazione”.

IL BORGO CHE VORREI

Proprio il tema del commercio nei centri storici ha visto la discussione più accesa, con la maggioranza ferma su un bilancio sostanzialmente negativo del Borgo Che Vorrei, sistema di incentivi, bandi ed esenzioni per agevolare il commercio. “In sette anni abbiamo riversato 400mila euro sui negozi vecchi e nuovi dei centri storici. C’erano 14 attività all’inizio dell’esperienza, ora sono diminuite. Con un centro che muore per motivi storici, contingenti – ha detto Del Grande –. Complice la crisi economica, il Covid, ma anche un assistenzialismo del quale troppi si sono approfittati. Ci abbiamo creduto, ma qualcosa deve cambiare e lo cambieremo, senza eliminarlo”. Di qui, per le imprese commerciali dei due centri storici, la decisione di non rinnovare l’esenzione sulla Tari e reintrodurre al 50% il costo del suolo pubblico. Via anche le esenzioni previste per gli esercenti del mercato del giovedì, mentre in alcune aree sarà reintrodotto il pedaggio sui parcheggi.

Posizione completamente diversa dal centrosinistra, da sempre critico. “Ringraziamo finalmente il centrodestra per ammesso quello che da sempre sospettavamo e andavamo denunciando, ovvero che il Borgo che Vorrei non stava dando i risultati sperati – hanno detto ironicamente sia Petri che Faraoni –. E’ la prima volta che in consiglio riusciamo a sentire i numeri di quel progetto, gli investimenti e i dati sull’efficacia di questa misura. Non siamo contrari agli incentivi, ma il problema poteva essere affrontato in modo diverso”.

“Mi meraviglio che chi ha avuto la delega al centro storico in questi dieci anni si faccia autrice di questo scempio – è il commento di Elisabetta Maccanti –. Voi in questo modo ammazzate gli ultimi commercianti che hanno il coraggio di resistere. E lo state facendo per cosa? Per recuperare 17mila euro appena sull’Irpef. Qualcosa che si sarebbe potuto fare in modo diverso, senza colpire soggetti deboli che fanno un servizio al paese e in questo modo sono messi in ginocchio”. “Sappiamo che 17mila euro sono pochi, sappiamo che non è facile o bello quello che facciamo – gli ha risposto l’assessore Maurizio Lucchesi –. Ma non avevamo scelta. Lo stato del bilancio lo impone e i tempi sono cambiati”.

Chiamata in causa più volte per una delle riforme più identificative delle legislature da lei seguite, anche Parrella non le ha mandate a dire. “Il ‘Borgo che Vorrei’ è stato il miglior progetto di Santa Maria a Monte degli ultimi 20 anni. E’ stato un progetto di lunga visione, studiato anche alle Università di Pisa e non solo. Quando si inaugurava io mi ricordo di tutti voi in fila, ma è chiaro che come tutte le cose che riguardano il commercio ha bisogno di essere continuamente rivitalizzato, riformato. Voi vi presentate qui parlando di 400mila come fossero uno spreco, noi abbiamo investito molto di più su tutto il centro: il milione e passa sulla Piazza, per non parlare dell’altro centro storico di Montecalvoli. Il Borgo che Vorrei non solo ha fatto aprire circa 22 attività, ma ha rimesso a posto le facciate, che sono una cosa che resta; ha permesso di riaprire e ristrutturare i fondi, ha permesso ai cittadini di mettere a disposizione o adottare scorci, angoli, spazi verdi, le cantine, i sotterranei, in tutto quasi 200 piccoli e grandi spazi nel centro. E’ stato un paese che ha risposto ad un progetto che aveva una visione lunga e che era studiato interamente sul nostro centro storico, che in quanto borgo non può essere uguale agli altri, come non lo sono i centri gli uni dagli altri, permettendo al nostro centro di non essere investito dai fenomeni sociali, penso all’immigrazione o all’omologazione del commercio e degli spazi, che invece ha riguardato altri centri, anche nel Comprensorio. Un conto è tagliare, un’altro è fare un bilancio, noi ci mettevamo un mese, lavorando duro per non gravare sulle persone”.

“Una scelta dolorosa ma che viene dal passato. Che poi questa scelta arrivi oggi fa parte del gioco della politica – ha aggiunto invece il più conciliante Luca Vanni –. Quando si va a mettere le mani nelle tasche delle persone è sempre un momento sbagliato. La scelta è dettata dalla necessità di mettere a pari il bilancio e tenere in piedi i servizi comunali. Il giudizio sul Borgo che Vorrei è positivo, ma servivano dei cambiamenti. Mi fa ridere la battuta di Faraoni, quando dice che loro non avrebbero mai pensato a quei bandi, ma è vero: il suo partito non vedeva aperture in Renaio da quando ero bambino. Tale progetto non è da condannare, ma da integrare. La volontà di questa amministrazione non è quella di chiudere i centri storici. Quello che chiedo alla minoranza e valutarci nei cinque anni e non oggi. Criticare oggi noi è come criticare uno che fa la maratona quando è ai primi 10 chilometri”.