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Da casa del boss a rifugio per le vittime di violenza, la casa torna alla comunità

25 novembre 2023 | 14:55
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Da casa del boss a rifugio per le vittime di violenza, la casa torna alla comunità
Da casa del boss a rifugio per le vittime di violenza, la casa torna alla comunità
Da casa del boss a rifugio per le vittime di violenza, la casa torna alla comunità
Da casa del boss a rifugio per le vittime di violenza, la casa torna alla comunità
Da casa del boss a rifugio per le vittime di violenza, la casa torna alla comunità
Da casa del boss a rifugio per le vittime di violenza, la casa torna alla comunità

I lavori sono coperti interamente da un finanziamento regionale da 183mila euro

È fra queste mura apparentemente anonime, in una frazione del Comune di Montopoli Valdarno, che il boss Vincenzo Aiello aveva deciso di trascorrere la sua vita da insospettabile cittadino, senza farsi mancare però un po’ di buon gusto, con finiture di pregio inserite in uno stile rustico tipicamente toscano.

Un immobile su due piani, con annesso giardino sul retro, che a breve potrà accogliere 4 donne vittime di violenza con i rispettivi figli, insieme a un centro di ascolto gestito dall’associazione che prenderà in carico la struttura. Una destinazione che l’immobile aveva già avuto tra il 2018 e il 2021, grazie all’impegno dell’associazione Frida, ma che adesso potrà contare finalmente su una struttura interamente rinnovata ed efficentata, grazie ai lavori condotti dal Comune di Montopoli e coperti interamente da un finanziamento regionale da 183mila euro. Questa mattina, 25 novembre, nella giornata dedicata al contrasto contro la violenza di genere, sono stati gli assessori regionali Alessandra Nardini e Stefano Ciuoffo ed inaugurare ufficialmente l’immobile, insieme al sindaco di Montopoli Giovanni Capecchi e alla vicesindaco Linda Vanni.

“Un traguardo importante” l’ha definito il primo cittadino, ricordando quella prima telefonata del 2015, quando la prefettura di Pisa informò il sindaco Capecchi che sul suo territorio c’era un edificio confiscato alla mafia, chiedendogli se l’amministrazione fosse disponibile a prenderlo in carico. “Al di là del momento di stupore iniziale – ha ricordato il sindaco – pensammo subito che quell’immobile dovesse essere restituito alla comunità. E la prima scelta fu di concederlo a chi combatteva contro la violenza di genere, scegliendo un tema che era già sentito allora e lo è oggi a maggior ragione”. Da qui i primi lavori, condotti tra 2016 e 2017 a spese dell’amministrazione, che permisero l’anno successivo di far entrare nell’immobile l’associazione Frida, che in quattro anni ha accolto nella casa 10 donne e 15 minori.

“Tuttavia l’immobile necessitava di interventi di manutenzione straordinaria – ha sottolineato la responsabile del settore lavori pubblici del Comune Ilaria Bellini -, così abbiamo avanzato una richiesta di finanziamento alla Regione che è stata accolta a maggio 2022. Da allora abbiamo affidato subito la progettazione allo studio Bellini e Testai di Santa Croce che già aveva lavorato nella struttura, riuscendo ad affidare i lavori già a novembre dello scorso anno alla ditta Fratelli Alderighi”. L’intervento, illustrato da Alessandro Bellini della Studio Bellini e Testai, ha permesso innanzitutto di sanare una serie di illegalità realizzate dall’ex proprietario mafioso, ricavando al piano terra uno spazio da destinare a centro di ascolto e ufficio per l’associazione che prenderà in carico la struttura dopo l’avviso pubblico che sarà pubblicato a breve. I lavori hanno riguardato poi l’adeguamento dell’impianto termico e di riscaldamento e la riqualificazione del giardino sul retro, con l’abbattimento di una struttura abusiva e il restauro delle facciate. Il risultato è un’abitazione spaziosa e luminosa, che accoglie al piano terra, oltre agli spazi destinati all’associazione e ad un bagno, un ampio soggiorno e una cucina in stile rustico collegata al giardino, mentre al primo piano trovano posto 4 camere dotate di 3 bagni, che potranno ospitare altrettante donne con i rispettivi bambini.

“Il risultato è assolutamente gradevole – ha detto l’assessore regionale ai rapporti con gli enti locali Stefano Ciuoffo – anche se in futuro, se il Comune ce lo chiederà, potremmo contribuire ancora con le poche risorse disponibili per sistemare pure la copertura. Di fronte al problema delle mafie a noi compete una risposta di sistema della comunità, esattamente come è stato fatto in questo caso. Pensare che il proprio territorio sia esente da certi fenomeni è esattamente quello che le mafie vogliono”. Soddisfazione anche dall’assessore alle politiche di genere Alessandra Nardini, “perché quello che arriva da Montopoli è un messaggio importante. Confiscare un immobile e restituirlo alla comunità è un doppio schiaffo alla mafia, ma è anche un segnala di determinazione contro un problema strutturale, legato alla mentalità patriarcale del nostro Paese, di cui finalmente in questi giorni abbiamo preso coscienza. Come Regione siamo impegnati nel finanziamento ai tirocini per le donne vittime di violenza, nella convinzione che l’autonomia e la libertà della donna debba essere anche a livello lavorativo, ma siamo anche impegnati in una campagna di sensibilizzazione nelle scuole. Su questo purtroppo devo rilevare che non tutti i Comuni sono uguali, perché non tutti hanno voluto avviare questo percorso, come avvenuto ad esempio a Pisa, dove l’amministrazione ha scelto di non aderire a corsi che erano già avviati”.