C’è una pieve medievale da salvare: la Valdegola unisce le forze per Corazzano






Strutture di proprietà di un ente privato continuano a “scivolare”, trascinandosi dietro anche le mura della chiesa. Il progetto per dividerli
C’è una pieve medievale che aspetta di essere salvata, possibilmente il più in fretta possibile, perché rimandare ancora – secondo i tecnici – potrebbe essere davvero rischioso. È la pieve di San Giovanni a Corazzano di San Miniato, celebre “cartolina” della Valdegola, già oggetto di lavori di messa in sicurezza nei primi anni 2000 e di un successivo restauro interno nel 2016. Lavori che non hanno risolto definitivamente i problemi di stabilità dell’edificio, messo in pericolo dalle strutture più recenti dell’ex canonica, quelle addossate alla navata destra della chiesa. Strutture di proprietà di un ente privato, in completo stato di abbandono e già irrimediabilmente compromesse, ma che continuano a “scivolare” trascinandosi dietro anche le mura della pieve.
A dirlo sono l’ingegnere Massimiliano Poli e l’architetto Lori Bagnoli, invitati giovedì sera all’incontro pubblico organizzato all’interno della chiesa di Corazzano, per illustrare il progetto di messa in sicurezza dell’edificio commissionato dal parroco don Simone Meini. “Una ventina di anni fa – ricorda don Meini – fu condotto un intervento di rafforzamento del campanile e della fondamenta della pieve lungo il lato sinistro, ma su quello opposto non fu possibile intervenire per la presenza della vecchia canonica in abbandono. Adesso quella parte sta venendo giù mettendo in pericolo la pieve stessa: lungo la navata destra è comparsa una vistosa frattura che continua a muoversi”.
Da qui la decisione di interpellare i due tecnici per capire come intervenire e soprattutto per fare una stima di massima dei costi. “Il progetto avanzato dall’ingegnere Poli e dall’architetto Bagnoli – spiega don Meini – prevede di separare l’edificio pieve da quello privato, andando a creare una sorta di spacco tra il muro della chiesa e le strutture adiacenti, che così sarebbero libere di muoversi senza mettere in pericolo la pieve, dove a quel punto si potrebbe intervenire per risanare la crepa che si è creata. Da parte del privato c’è la disponibilità a concederci una liberatoria per poter eseguire i lavori, in modo da non rischiare di incorrere in successivi contenziosi”. Il lavoro è stimato al momento in 323mila euro, al netto ovviamente dell’inflazione o di eventuali imprevisti in corso d’opera che potrebbero far lievitare il conto.
Come deciso nell’incontro di giovedì, l’investimento impegnerà in maniera unitaria tutte le chiese che fanno capo alla parrocchia di Santa Maria in Valdegola, vale a dire La Serra, Balconevisi, Corazzano e Moriolo. “Pur essendo state unite in un’unica parrocchia – spiega infatti don Meini – le quattro chiese mantengono ancora una propria identità giuridica come parrocchie indipendenti. E come tali ciascuna di loro ha un bilancio a sé, con entrate e uscite separate. Nell’incontro di giovedì, grazie al sostegno di tutti, abbiamo stabilito che ogni chiesa metterà i propri utili a disposizione del progetto, senza stare a guardare se qualcuno metterà di più o di meno. Non era affatto scontato, anche se per parrocchie così piccole questo è l’unico modo per poter affrontare certi investimenti: unire le forze e stabilire di volta in volta una priorità”.
Priorità che tutte le frazioni hanno accordato alla pieve di Corazzano, che nel Medioevo era del resto il punto di riferimento per tutti i fedeli della Valdegola. Il tempo però stringe, “perché secondo l’ingegnere non è più possibile rimandare, anche perché i cambiamenti climatici non ci aiutano” dice don Meini, che nei prossimi giorni presenterà una relazione alla diocesi per spiegare come intende intervenire. A quel punto sarà la Curia a valutare il progetto e decidere come muoversi, anche in relazione alla parte economica, con la possibilità di mettere in campo le risorse dell’8 per mille e confidando poi nel sostegno di enti e fondazioni, in modo da “affiancare” il mutuo che sarà a carico della parrocchia.
“L’ideale sarebbe riuscire ad approvare il progetto definitivo nel mese di luglio, per poi iniziare i lavori entro la fine del 2024 – conclude don Meini – in modo da finire tutto per il Giubileo del 2025”.