“Non vede l’ora di tornare in classe, ma non in quella scuola”

Il racconto di una famiglia che si è dovuta rivolgere ad un comune vicino date le difficoltà della figlia a inserirsi in una primaria di Santa Croce
“Io vorrei che non capitasse più a nessuno. Vorrei che ogni bambino e ogni famiglia si sentissero ascoltati, che vedessero una Scuola disposta ad accogliere le istanze delle famiglie, a collaborare. Con i bambini e i loro bisogni al centro dell’azione educativa. Io questo non l’ho trovato”. Ci sono frustrazione, rassegnazione e un po’ di rabbia nelle parole della mamma di una bambina che ha frequentato le scuole Carducci a Santa Croce sull’Arno e che, a settembre, siederà tra i banchi della scuola di un altro comune, perché in quella classe non si è proprio inserita.
“Dopo un anno di incubi e mal di pancia – racconta la mamma -, abbiamo chiesto che fosse trasferita alle Copernico, abbiamo spiegato la situazione fin da gennaio ma non è cambiato niente e allora abbiamo insistito che potesse cambiare classe”. Alla risposta negativa da parte della scuola, è seguita la decisione “forzata” di iscrivere la bambina in un comune vicino. “Una scelta obbligata”, la definiscono i genitori, che precisano: “Se la prendessero alle Copernico preferiremmo e cambieremmo subito, nonostante la grande disponibilità dell’altra scuola”.
Però, “adesso che sa che l’ho iscritta in un’altra scuola, non vede l’ora di tornare in classe. Ha già comprato il diario e iniziato a sistemare astuccio e quaderni”. Segno che per quella bambina non è brutto andare a scuola, anche se l’anno passato è stato un incubo, nel vero senso della parola. “Abbiamo passato notti insonni per gli incubi che aveva. E poi c’erano l’ansia e i mal di pancia, fino a restare a casa la mattina. Non si è mai inserita in quella classe, d’altra parte ci è arrivata dopo aver frequentato in un’altra scuola, quindi non era facile, ma credo che nessuno si sia reso conto del problema, che l’abbia sottovalutato anche quando lo abbiamo fatto notare”.
Fino alla relazione di una psicologa, che ha visitato e ascoltato la bimba “e messo nero su bianco quello che sostenevamo. La bimba è perfettamente sana e socievole, ma aveva l’ansia all’idea di entrare in classe. Qualche adulto avrebbe dovuto ascoltarla e aiutarla”.
La bambina ha frequentatoil Nido prima e poi l’Infanzia in un altro comune del comprensorio del Cuoio. Le piaceva andare alla primaria, fino a che non è stata trasferita a Santa Croce sull’Arno, dove la famiglia vive, per mutate necessità legate al lavoro. “È stato un anno tremendo – racconta la mamma -. La bimba ha iniziato a piangere e parlare nel sonno, poi aveva gli incubi la notte: ne abbiamo fatte tante in bianco. Poi le veniva il mal di pancia e certi giorni, non importa quanto insistessi, non riusciva proprio ad andare a scuola. Le veniva l’ansia solo attraversando il cancello. Mi dispiace che alla fine si sia data anche la colpa perché non è colpa sua. È arrivata a pensare che lei avesse qualcosa di sbagliato”.
Più aumentava il malessere e più calava la voglia di andare a scuola. In una china pericolosa, che può facilmente portare una bambina curiosa e sensibile a manifestare astio per la scuola, le materie e anche la vita di comunità, perché questo, alla fine, è il primo insegnamento che si riceve. “Siccome la bimba non ha mai avuto problemi d’inserimento prima, abbiamo chiesto di cambiare scuola, di andare alle Copernico, ma la richiesta non è stata accettata. Ne abbiamo parlato con la scuola e anche con l’amministrazione comunale, ma la risposta è che non è necessario. Che saranno apportati i correttivi necessari. Però io ho sollevato il problema già a gennaio: se ci fossero state volontà e possibilità di cambiare le cose, si sarebbe potuto intervenire prima in qualsiasi modo, risparmiando alla bimba tante sofferenze”.
Arrivata da un’altra scuola, senza conoscere nessuno dei suoi compagni di classe, alcune difficoltà di inserimento potevano essere prevedibili. Ma non di questo tenore, tanto da dover ricorrere anche a colloqui con una psicologa. “La bimba ha raccontato di sentirsi sola in quella classe. Di non essere compresa neppure dagli adulti, fino al punto di provare dolore fisico all’idea di tornare in classe. Io non do la colpa ai bambini, loro sono bambini, ma se in quella classe non si trova, perché non si può spostarla e basta?”. Di qui la richiesta di cambiare scuola, alla Copernico, dove ci sono anche alcuni bambini che lei conosce e frequenta già. “So che lì c’è posto e ho chiesto di poterla trasferire lì”. Una cosa possibile in teoria, ma che sta alla disponibilità della scuola, che decide in base a organici, progetti e altro ancora, in piena autonomia.
Intanto, la scelta obbligata è stata di iscrivere la bambina nella stessa classe della scuola del comprensorio che aveva già frequentato in precedenza.
“Lei è molto contenta, ma noi avremmo preferito restasse a Santa Croce, perché abitiamo qui da più di 40 anni e nella scuola abbiamo già un altro figlio. Poi avrebbe potuto semplicemente prendere il pulmino, invece così ho bisogno di cercare una baby sitter che la porti e la torni a prendere: una soluzione per noi più scomoda e anche più costosa ma d’altra parte non posso tenere una bambina in un posto dove non vuole stare, rischiando che si disamori della scuola, delle materie, delle cose da imparare. Intanto abbiamo rinunciato alle vacanze e già iniziato e risparmiare, ma speriamo ancora che si possa risolvere semplicemente cambiando istituto”.