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“Ribadire la centralità del ruolo della famiglia nell’educazione”, ProVita su scuola e parità di genere

3 maggio 2023 | 20:32
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“Ribadire la centralità del ruolo della famiglia nell’educazione”, ProVita su scuola e parità di genere

Le riflessioni della referente dell’associazione sulla “destrutturazione di ogni certezza”

“Ho letto il vostro articolo e non sono pochi i dubbi che mi ha suscitato”. Per questo Donatella Isca, referente ProVita e famiglia Onlus Toscana ha ritenuto “importante scrivere per suggerire delle riflessioni”. L’articolo è quello con il quale abbiamo dato notizia del documento approvato dall’istituto comprensivo Leonardo Da Vinci di Castelfranco di Sotto e l’intervento della dottoressa Isca lo riportiamo integralmente, qui di seguito.

Innanzitutto vorrei sottolineare che la Costituzione della Repubblica Italiana, citata dal documento approvato dal Collegio docenti e il Consiglio di istituto del Comprensivo Leonardo da Vinci di Castelfranco di Sotto, ci ricorda che è la famiglia, società naturale fondata sul matrimonio, la prima formazione sociale, il luogo, dove l’essere umano si forma e sviluppa i suoi diritti inviolabili. Ed è in capo ai genitori il diritto dovere di mantenere, istruire ed educare i figli. L’art. 30 Cost., in particolare, stabilisce che lo stato deve integrare e non sostituirsi all’azione dei genitori qualora se ne ravvisi la necessità. Occorre ribadire la centralità del ruolo della famiglia nell’educazione dei propri figli secondo le proprie credenze.

La coerenza alle indicazioni ministeriali annunciata in questo documento sembra in realtà non tener conto neanche delle linee guida nazionali elaborate in attuazione della legge del comma 16 dell’art.1 della L.107 del 2015 (https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Linee+guida+Comma16+finale.pdf/) in cui “si ribadisce che tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere nell’ambito scolastico non rientrano in nessun modo né le “ideologie gender” né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo”.

Nelle linee guida nazionali del documento su indicato infatti non si parla mai di destrutturazione di stereotipi di genere come purtroppo leggo nel testo del Progetto APPP della Provincia di Pisa a cui ha aderito l’istituto Leonardo da Vinci di Castelfranco di Sotto e che interessa in particolare alcune classi della scuola materna ed elementare. Anche il progetto ParTime (https://portalegiovani.comune.fi.it/urlnews/info/24591.html ) percorso formativo progettato da Indire e Regione Toscana, con la collaborazione dell’ufficio scolastico regionale e di Anci Toscana a cui ha aderito lo stesso istituto appare improntato ad una prospettiva di ideologia di identità di genere, si legge infatti che “ la scuola, fin dai primi anni di formazione degli studenti, viene considerata come uno tra gli attori principali nella decostruzione degli stereotipi e nella promozione dell’uguaglianza e della parità dei diritti”. Ancora una volta si parla del ruolo centrale della scuola nella decostruzione per promuovere la parità dei diritti.

Mi chiedo quali tipi di ostacoli impediscono la piena realizzazione della personalità di questi bambini, in particolar modo non mi è chiaro quale sarebbe questa rigida visione del mondo che viene proposta: forse il fatto che si nasca maschio o femmina? Il binarismo sessuale è visto in maniera negativa? E quali sarebbero le alternative da proporre? Che tipo di strumenti di conoscenza si vuole consegnare a questi bambini, che al massimo in terza elementare possono avere 8 anni, per scegliere liberamente e “consapevolmente” il proprio orizzonte di significato? Termini equivoci che dicono tutto e il contrario di tutto. Resta il forte dubbio, quasi certezza, che attraverso questi progetti si voglia formare le menti di bambini e giovani generazioni in particolare all’idea che la famiglia naturale sia uno stereotipo, che la differenza sessuale sia solo un costrutto sociale quindi si voglia la promozione dell’indifferentismo sessuale con tutto ciò che ne deriva, la promozione della fluidità di genere e il transessualismo.

Mi chiedo se sia lecito proporre letture come la Principessa e il drago dove si descrive la figura del principe come di un rammollito superficiale e inetto, ben diverso da come si era presentato, in contrapposizione ad una intraprendente e combattiva principessa? Perché si sente la necessità di proporre delle letture che sminuiscono la figura maschile? Perché continuare ad usare la logica della contrapposizione? A pagarne le conseguenze sono sempre i più fragili. E’ giusto impegnarsi perché – nel rispetto delle differenze – sia dato pieno riconoscimento alla pari dignità e ai pari diritti e opportunità per ogni essere umano, non è corretto pensare che si possa giungere a questo obiettivo attraverso la destrutturazione di ogni certezza. Sono talmente tanti i progetti contro la “discriminazione di genere” o il “bullismo omofobico” che si sono poi rivelati dei cavalli di Troia con cui sono agevolmente penetrate nelle scuole di ogni ordine e grado insegnamenti che adottano l’ideologia di genere con tutti i danni che sta producendo nei nostri giovani https://www.provitaefamiglia.it/blog/progetti-gender-nelle-scuole-ecco-il-dossier, i casi di disforia di genere infatti sono aumentati in maniera esponenziale.

Dobbiamo impegnarci e quindi denunciare affinché sia scongiurata ogni forma di colonizzazione ideologica come è già successo in passato e non usare la scuola come un campo di rieducazione mentale. I nostri giovani non meritano questo.