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Zone di Ripopolamento e Cattura “in declino. Non certo per colpa dei cacciatori”

9 marzo 2023 | 23:23
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Zone di Ripopolamento e Cattura “in declino. Non certo per colpa dei cacciatori”

Bracconaggio e burocrazia tra i colpevoli secondo Federcaccia

“Le Zone di Ripopolamento e Cattura della provincia di Pisa si sono incamminate verso un inesorabile declino”. Lo dice, come a lanciare l’ultimo allarme, il presidente della sezione Cacciatori Federcaccia di San MiniatoClaudio Rosi.

“Prendiamo spunto – spiega – dai dati rilevati dai censimenti e dalle catture della selvaggina stanziale. Cosa sono, che ruolo ricoprono e quali sono gli scopi cerchiamo di capirlo attraverso i modi di gestione necessari per il loro mantenimento. Otto, a nostro giudizio, gli obiettivi specifici di cui le Zrc necessitano per il raggiungimento e favorire il loro compito: aumentare complessivamente la stabilizzazione di popolazioni naturali attraverso l’autoriproduzione in base alle specifiche potenzialità territoriali, pervenire a una riduzione delle immissioni di selvaggina di allevamento e più in generale delle immissioni pronta caccia a favore delle produzioni naturali, garantire la qualità genetica e sanitaria della selvaggina oggetto di immissioni, garantire un’adeguata e costante vigilanza della polizia provinciale delle guardie venatorie volontarie coadiuvate dai carabinieri forestali e con il supporto della Municipale per contrastare il bracconaggio sempre più incisivo sulla selvaggina non solo stanziale, garantire un ambiente con un’adeguata dotazione di zone di rifugio e di micro ambienti adatti alla riproduzione.

Poi, avere una estensione media di circa 500 o 700 ettari, per un migliore controllo, una migliore gestione ed una forte auto capacità di irradiazione, essere dotata di un volontariato (cacciatori e agricoltori) attivo e propositivo oltre che dotato di una profonda conoscenza della materia, prevedere, dopo qualche anno una indispensabile revisione di confini e superfici, anche in caso di modifica delle caratteristiche del territorio e conseguente perdita di vocazionalità nei confronti della specie di indirizzo, azzerare la burocrazia per permettere quelle modifiche necessarie al funzionamento della Zrc e consentire la gestione diretta ed autonoma agli Atc in collaborazione con i Comitati di Gestione dei Ripopolamenti locali attraverso il costante monitoraggio con lo scopo di intervenire tempestivamente e porre i correttivi necessari.

La vocazione di una determinata area è strettamente legata a una serie di fattori ambientali e può essere incrementata con interventi di miglioramento e di riqualificazione ambientale. La legge 157/92 prevede espressamente che gli Atc, attraverso i Comitati di Gestione locali, programmino interventi per il miglioramento degli habitat, diano incentivi economici ai conduttori dei fondi rustici per la coltivazione di alimenti naturali in favore dei selvatici per l’apprestamento di siepi, cespugli e alberi adatti alla nidificazione.

Le Zrc necessitano inoltre di interventi diretti, indirizzati a contenere i fattori che causano mortalità e disturbo della fauna, come studiare interventi per ridurre alcune pratiche agricole dannose: agricoltura intensiva, l’utilizzo di alcune sostanze chimiche, inoltre occorre regimare in queste aree lo sfalcio durante il periodo riproduttivo (lepre, fagiano). Determinante è proibire la devastante ripulitura ‘a raso’ dei fossi e dei corsi d’acqua che sono habitat indispensabile per garantire e preservare il mantenimento di molte specie di animali che costituiscono una catena alimentare fondamentale.

I dati in possesso dei Comitati degli Atc pisani dei 21 Ripopolamenti e delle 33 Zone di Rispetto, dovrebbero essere ampiamente sufficienti per studiare e capire il trend negativo in cui si sono ormai incanalatele Zone di Ripopolamento e Cattura e nessuna iniziativa è stata presa per invertire questa tendenza. La mancanza di pianificazione emerge anche nella incapacità di interpretare alcuni dati essenziali come il calo dei cacciatori e quindi dei ricavi per l’Atc e non da meno l’aumento dell’età media dei praticanti l’attività venatoria. Aspetti che dovevano essere studiati già negli anni passati spronando gli Atc ad attivarsi per una diversa pianificazione della gestione. Gli Atc pisani si sono adagiati su una gestione che forse era valida in altri periodi come gli anni ’90, non certo attualizzabile agli standard odierni.

Nelle otto ‘azioni’ per ottenere una Zrc ottimale è fondamentale ed insostituibile il ruolo della vigilanza. Le Guardie Venatorie Volontarie, poco valorizzate assurgono ad un compito determinante. Negli ultimi anni, si è registrato un incremento notevole del bracconaggio supportato da nuove e più moderne tecniche quali visori notturni, silenziatori e rilevatori di calore, attrezzature di ultima generazione. Strumenti che permettono di fare razzie di selvaggina. Le scelte che l’Atc avrebbe dovuto mettere in atto, se ci fosse stata una strategia, era quella di dotare di vigilanza almeno 3/5 Zone di Ripopolamento ‘pilota o cavia’, tramite l’assunzione di personale munito di Decreto Prefettizio, come deterrente attivo al contrasto del bracconaggio e di valutare risultati proiettati su un arco temporale di 5 anni. Una sorta di investimento, parola sconosciuta all’Atc pisano già da noi definito come mero organismo di spesa.

La gestione degli Atc ed a cascata delle Zrc e delle Zrv, dipendono da una burocrazia ossessiva e distruttiva. Dovrebbero essere ‘corpi flessibili e dinamici’ che con gli attuali regolamenti e leggi si dimostrano statue di granito. Su questo argomento gli Atc dagli anni ‘90 ad oggi non hanno lavorato per cercare di modificare la loro impostazione e non hanno cercato e preteso una indispensabile autonomia per la gestione del territorio. Gli Atc per tutte le scelte dipendono esclusivamente dall’organo di governo della Regione, basta considerare che il Piano Faunistico Venatorio della Regione Toscana è fermo al 2012.

I componenti del consiglio direttivo degli Atc composto di associazioni venatorie, associazioni agricole, politici ed associazioni ambientaliste hanno fatto ben poco, per cercare di modificare o innovare. Si sono limitati ad una sterile gestione ordinaria invece di farsi promotori di cambiamenti necessari, come richiedere autonomia gestionale proponendo anche di arrivare a pretendere la modifica delle Legge 3/94, anzi sembra trasparire un atteggiamento remissivo.
Quindi si può concludere che allo stato attuale, con queste regole e con questo metodo gestionale le Zrc osannate da tutti come l’ultimo baluardo per la salvaguardia della selvaggina nobile e le Zrv si sono incamminate verso una inesorabile fine. Non certo per colpa dei cacciatori“.