L’impianto di biogas divide il Consiglio: in Conferenza dei servizi va il documento approvato a maggioranza




L’acceso dibattito ha coinvolto anche il pubblico
“Dieci anni fa avete autorizzato l’impianto”. “E voi, in questi dieci, cosa avete fatto?”. Scontro di accuse fra maggioranza e opposizione in consiglio comunale a Santa Maria a Monte lunedì 19 dicembre, ancora sull’impianto a biogas.
In una sessione aperta, funestata sul finire anche da un acceso dibattito sfociato quasi nell’alterco fra il pubblico, le forze politiche erano chiamate a discutere il da farsi in vista della Conferenza dei Servizi che dovrà valutare la proposta della Prati Bioenergia, gestrice del contestato impianto a biogas, che lo scorso agosto ha chiesto una ‘variante non sostanziale’ che la trasformerebbe da azienda agricola a società a carattere industriale e commerciale.
“Una variante che invece noi consideriamo più che sostanziale – ha dichiarato la sindaca Ilaria Parrella –. Non essendo più società agricola, cadrebbero una serie di vincoli. In questi anni abbiamo monitorato l’impianto, oggetto, spesso, di numerose lamentele da parte dei residenti. Di qui la nostra intenzione di opporci a questa richiesta dell’azienda, in continuità con un indirizzo politico che abbiamo coerentemente portato avanti in questi dieci anni, in netta controtendenza con quella dell’amministrazione precedente”.
Parole, queste, che com’era prevedibile hanno scatenato il dibattito con l’opposizione targata Pd, che, pur con la richiesta andata a vuoto di alcuni emendamenti nella parte più ‘politica’ del documento proposto dalla maggioranza, ha accusato a più riprese il centrodestra di un sostanziale immobilismo sul tema dell’impianto in questi ultimi anni.
“Si continua a parlare dell’autorizzazione di dieci anni fa, ma non era il Comune ad essere chiamato a dare quell’autorizzazione” hanno ribadito in vari interventi i consiglieri democratici Francesco Petri e Patrizia Faraoni. “Oggi l’azienda chiede una nuova autorizzazione e noi siamo assolutamente contrari – ha continuato Faraoni –. Il testo che sottoponete al Consiglio però, nei primi due periodi, è un articolo politico, riportato per inseguire unicamente il consenso della gente. La stessa cosa che avete fatto in questi anni quando avete bloccato e osteggiato il rispetto delle norme contrattuali che sin dalla costruzione dell’impianto sono state stipulate con la Prati Bioenergia, sul monitoraggio delle emissioni ambientali e della viabilità ed infine norme a favore dello sviluppo energetico delle abitazioni e degli edifici pubblici vicini”.
Vari i punti sui quali la maggioranza cercherà di “colpire” tecnicamente le aspirazioni dell’azienda. Fra questi, ad esempio, l’assoggettabilità a Valutazione d’Impatto Ambientale. “Al momento dell’autorizzazione all’impianto nel 2012, la struttura non fu sottoposta a VIA in quanto sotto il Megawatt. Ci sono state però numerose sentenze che sono andate in tutt’altra direzione – ha spiegato la prima cittadina –. Inoltre andremo a chiedere una valutazione sulle quantità di biomasse in ingresso che potrà variare, oltre a ribadire quanto quella struttura non sia coerente con il Piano Ambientale Energetico della Regione Toscana”. Altre osservazioni riguarderanno i mancato impegno della società al mantenimento del vincolo della filiera corta e alla mancata elaborazione di uno studio previsionale sulle ricadute di impatto delle emissioni odorigene, oltre che sull’impatto che un cambiamento della natura dell’impianto potrebbe avere sul traffico in entrata e uscita e sulla viabilità.
Fra le cose che più preoccupano i residenti, ovviamente, vi sono le tipologie di scarto di natura agroalimentare che potranno diventare ammissibili. “In base all’autorizzazione del 2012 si prevedeva che l’impianto funzionasse con trinciato di mais, triticale e sorgo – ha spiegato Parrella sollecitata dalle domande del pubblico –. Ora si parla di residui di produzioni agricole: sottoprodotti derivati dalla lavorazione di pomodoro, olive, sansa, uva, frutta, ortaggi, farinacei, glutine, amido, riso, semi oleosi. Previsti anche gli scarti ittici”.
La paura dei più, ovviamente, è che le maleodoranze spesso denunciate dai residenti della frazione finiscano per intensificarsi. Molte però anche le richieste sul fronte di eventuali ritorni compensatori alla popolazione. “Io credo che, indipendente da come andrà, il Prati debba cominciare a dare qualcosa alla comunità – ha commentato Antonio Tognarelli, residente di San Donato –. Penso all’elettricità e al riscaldamento. Niente abbiamo ottenuto dall’inizio di questo calvario”. Un tema, quello delle compensazioni, che è stato lungamente al centro del dibattere, fra le accuse della maggioranza attuale e quella che fu, a guida Turini, accusata di aver dato parere favorevole allora in sede di conferenza dei servizi.
“Quando venne autorizzato l’impianto in sede di conferenza dei servizi non si parlò mai di compensazioni vere e proprie – ha accusato Parrella –. Noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo e non abbiamo mai promesso che avremmo tolto l’impianto, solo che avremmo cambiato la posizione dell’amministrazione in merito. Lo abbiamo dimostrato ampiamente rispondendo sempre alle segnalazioni dei cittadini e promuovendo un continuo monitoraggio. In merito allo stoccaggio dei materiali abbiamo anche fatto causa alla società e al primo grado di giudizio i giudici ci hanno dato ragione”. “L’impianto è stato autorizzato dalla Provincia e dalla Regione in base a quelle che sono state le condizioni tecniche ed ambientali dell’area che lo ospita – ha ribadito Faraoni nel suo intervento –. Oggi quell’impianto è proporzionato e adeguato, secondo i permessi che ha ricevuto, in base alle caratteristiche del territorio, della zona che lo ospita intercluso tra un argine, un’area agricola e un’area residenziale e per queste motivazioni siamo favorevoli ad esprimere un parere negativo. Quanto agli stoccaggi ricordiamo però che è stato negato, tout court, il permesso per destinare un’area del PIP (zona industriale di ponticelli sulla Francesca bis, già area industriale) a stoccaggio dell’azienda. Destinare l’area di stoccaggio PIP avrebbe alleggerito lo stoccaggio in loco portando benefici di odoranza e avrebbe ridotto anche le dimensioni dei mezzi di trasporto che transitano e pure i viaggi”. Parole che hanno scatenato la reazione del consigliere Silvano Melani, che ha accusato: “Le regole per l’assegnazione degli spazi del PIP lo hanno impedito e le avete scritte voi”.
Mancato l’accordo sugli emendamenti al ‘cappello’ politico del documento, è venuto meno il tentativo di arrivare ad un unico testo. Passato a maggioranza, quindi, il testo proposto dalla giunta.