Stazione ferma a San Romano, alunni in classe a Marti per settembre: l’aumento dei prezzi rallenta gli investimenti



L’Amministrazione ha incontrato le consulte: “Costretti a coprire con ulteriori risorse opere che avevamo già previsto nel 2019”
Una serata a tratti incandescente, condita anche da una certa dose di “campanile”, con recriminazioni e richieste di spiegazioni sulle tante opere pubbliche rimaste ferme al palo. È la sintesi dell’assemblea convocata dall’amministrazione comunale di Montopoli Valdarno, per parlare di opere pubbliche con le 5 consulte di frazione che compongono il territorio comunale. “Un’occasione per riepilogare il quadro degli investimenti – dice l’assessore ai lavori pubblici Alessandro Varallo – alla luce dell’assestamento di bilancio e delle difficoltà legate all’aumento dei prezzi, che ci hanno costretto a coprire con ulteriori risorse opere che avevamo già previsto nel 2019”.
È il caso del progetto di riqualificazione alla stazione di San Romano, che ha costretto la giunta a varare una variazione di bilancio per aggiungere al conto altri 60mila euro, anche se l’avvio dei lavori nel 2023 avverrà in due step. “A gennaio affidiamo intanto un primo lotto di lavori preparatori – dice l’assessore -, necessari all’allestimento del cantiere: prima di partire dobbiamo fare una piccola demolizione e altri interventi minori. Nel frattempo apriremo la gara d’appalto per il lotto principale”. Anche nella migliore delle ipotesi, dunque, la nuova stazione di San Romano non vedrà la luce prima del 2024.
La giunta del sindaco Giovanni Capecchi, invece, conta di procedere più spedita per la messa in sicurezza della scuola elementare di Marti, per la quale la gara d’appalto è già in corso e scadrà alla metà di gennaio. “Abbiamo prorogato la gara per ricalibrare i prezzi, decidendo di considerare il prezzario massimo – precisa Varallo – in modo da non avere problemi una volta affidati i lavori”. Il primo lotto, che prevede l’adeguamento strutturale dell’edificio partirà dunque a inizio 2023 con una durata stimata in 6 o 7 mesi, con l’obiettivo (se tutto fila liscio) di riportare gli alunni a Marti dal prossimo settembre, mentre il secondo lotto per il rifacimento interno della palestra potrà essere eseguito successivamente anche con la scuola aperta. Alla fine il conto è indubbiamente salato: 1 milione e 860mila euro in tutto, di cui solo 400mila di finanziamento regionale, mentre il resto peserà sulle spalle della casse comunali per i prossimi anni.
“Teniamo conto che al termine di questo intervento – aggiunge – avremo una palestra completamente rinnovata, una nuova mensa, una sala riunione, il collegamento diretto al Bastione e al campino, senza dimenticare gli interventi di efficientamento già eseguiti gli anni scorsi e che non andranno persi. Alla fine avremo un edificio con delle potenzialità”.
Nella testa dei sanromaesi, invece, o almeno in quella dei rappresentanti della Consulta, rimane viva l’idea di concentrare le scuole del Comune in un unico polo scolastico, anche per liberare lo spazio della scuola elementare al centro del paese. Un’ipotesi che al momento non c’è, anche se in futuro l’idea del polo scolastico potrebbe tornare viva per la parte del Comune distribuita lungo la Tosco Romagnola.
“Forse servirebbe un polo per la frazioni più popolose – risponde Varallo -. Non a caso a San Romano, Angelica e Capanne abbiamo fatto finora interventi minimali, perché per quelle frazioni l’idea di concentrare in un’unica sede può avere un senso. Abbiamo già un terreno di nostra proprietà a Capanne, alle spalle della scuola materna, mentre un altro è stato individuato a San Romano”.
Critiche sono arrivate poi anche dalla Consulta del capoluogo, che ha reclamato maggior coinvolgimento sugli investimenti che riguardano Montopoli, criticando anche i progetti per la sistemazione del sentiero dei Sottofossi e del Palazzo della Cancelleria: opere “minori” per i montopolesi, che sognano piuttosto la circonvallazione lungo il versante est del centro storico.
La sicurezza idraulica, invece, è il tema che più di ogni altro sembra togliere il sonno agli abitanti di Casteldelbosco. Un fosso in particolare alimenta da quasi un anno lo scontro frontale che anche mercoledì sera ha infiammato l’assemblea. Un fosso tombato sotto un capannone industriale, con pendenze sbagliate e una pericolosa strozzatura. “Se il Consorzio di Bonifica non interverrà lo faremo noi prima dell’autunno”, aveva annunciato la giunta nella Consulta della scorsa estate, scatenando la protesta di mercoledì per i lavori mai eseguiti. “Avevamo detto che saremmo intervenuti se il Consorzio fosse stato inerte – ribatte Varallo – ma in realtà non è inerte. In estate è stata fatta la ripulitura, mentre adesso stanno analizzando il terreno per vedere se valga davvero la pena fare anche il rilievo. Perché a detta del Consorzio di Bonifica quel fosso non è importante. Del resto va a finire contro una cataratta della ferrovia che in caso di piena verrebbe chiusa. Quindi parliamo di un fosso che funziona solo in tempo di pace”.