Usa la chimica, non brucia e sarà inserito in un parco con 90mila piante: ecco il pirogassificatore al confine con San Miniato

Il progetto di Alia per fare di Empoli un distretto circolare che tratta circa 250mila tonnellate l’anno di rifiuti plastici e indifferenziati
In principio erano Massa, Rosignano, Pontedera e naturalmente Empoli. Questi i quattro luoghi che Alia Servizi Ambientali e Reti Ambiente avevano identificato come papabili siti di impianti di biogassificazione da proporre alla Regione Toscana, per superare l’ormai annoso problema dello smaltimento rifiuti in assenza di un piano regionale.Proposte alle quali, nell’ipotesi progettuale presentata a bando, si aggiungevano anche altri tipi di impianti, come quello per trattare pannolini a Capannori, uno specifico per le alghe a Cecina, un altro per la “vetrificazione” a Peccioli, uno per trattare i residui dello spazzamento stradale e degli sfalci a Ospedaletto e infine un altro interamente dedicato agli elettrodomestici a San Donnino. Era aprile.
Una corsa mai vista a proporre impianti con nuove tecnologie da parte delle società di gestione, che hanno dentro i Comuni come soci pubblici ma anche colossi privati del business dei rifiuti come partner finanziari e industriali. Il tutto, temono alcuni, utile anche a concorrere alla guerra del valore delle varie società proponenti in vista del passaggio all’unica Multiutility regionale di energia, acqua, rifiuti e servizi.
Solo in estate però il nuovo impianto sperimentale di Empoli ha cominciato a conquistare il dibattito pubblico, divenendo oggetto di contestazione da parte di cittadini e comitati, in un territorio sempre più sensibile alle vertenze ambientali e reduce da uno scandalo Keu tutt’altro che chiuso, che grida ancora vendetta.
IL PROGETTO
Se alcuni dei progetti sopra citati funzionano per processi meccanici, l’impianto che si propone per il Terrafino ha nella chimica il suo asse portante, insieme alle altissime temperature (fino a 2000 gradi). Oltre 400 milioni di euro di investimenti a cura di Alia e dei suoi partner (Maire Tecnimont Spa, Suez e Zignago Vetro), che permetterà di trattare circa 250mila tonnellate l’anno di rifiuti plastici e indifferenziati, da trasformare in idrogeno e metanolo a fini industriali, in modo da dare vita al Distretto Circolare di Empoli. Il fulcro sarebbe nella cosiddetta tecnologia “waste to chemicals”, sviluppata da Maire Tecnimont, che consentirebbe di trasformare rifiuti non più riciclabili, altrimenti destinati a discarica o incenerimento, in un syngas ad alto valore aggiunto utilizzabile come intermedio per la sintesi di un’ampia gamma di prodotti chimici come il metanolo e l’idrogeno.
Dal punto di vista strettamente giuridico, non si tratterebbe di un termovalorizzatore. Malgrado le altissime temperature, infatti, all’interno della struttura non avverrebbe una vera e propria combustione (dove i rifiuti sono sottoposti ad un’ossidazione totale con aria, con ossigeno in eccesso e presenza di azoto, con produzione di N2, O2, CO2, H2O e inquinanti) ma piuttosto una gassificazione (ossidazione parziale con ossigeno puro, in difetto) con trasformazione in syngas.
Stando a quanto fino ad oggi le aziende proponenti hanno dichiarato, tale sistema, unito a soluzioni impiantistiche sulle quali non sono stati espressi dettagli e atti ad inibire la ricombinazione degli agenti a valle del processo, non produrrebbe diossine o furani tipici della combustione delle plastiche. Le emissioni di ossidi di azoto o composti organici sarebbero, secondo quanto dichiarato da Alia, ampiamente nei limiti. Fra i prodotti di scarto, fanghi residui da inviare in discarica, oltre ad anidride carbonica.
DIMENSIONI
Nato per trattare qualcosa come 250mila tonnellate di rifiuti solidi urbani di natura plastica all’anno, l’impianto previsto vicino a Marcignana e Terrafino occuperebbe con le sue varie parti un’area di 14 ettari, producendo un flusso che qualcuno ha quantificato in circa 100 mezzi pesanti al giorno. L’acquisto dei terreni sarebbe già avviato da quasi due anni. Uno degli elementi che ha spinto i comitati a contestare il pochissimo preavviso da parte degli enti coinvolti. Il consumo di acqua si attesterebbe, secondo alcune stime, in un milione di metri cubi l’anno. Il progetto sarà in grado di impegnare circa 600 addetti in fase di costruzione e circa 200 occupati, tra diretti e indiretti, a regime.
IL PARCO
Tramite la collaborazione con il noto botanico Stefano Mancuso, le società hanno proposto l’incardinamento dell’impianto all’interno di un parco di 7 ettari composto da oltre 1.300 alberi di varie dimensioni e 90.000 piante. “Un’area che possa ospitare anche sperimentazioni agronomiche sull’arricchimento dell’ambiente controllato con anidride carbonica estratta dall’impianto” fa sapere Alia servizi Ambientali Spa.
AUTORIZZAZIONI
Per autorizzare l’impianto sarà richiesto il PAUR – Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale, la cui procedura di ottenimento prevede due momenti: la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ossia l’esame degli effetti di un progetto su fattori ambientali e su salute umana; l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), permesso a realizzare l’impianto sulla base della sua coerenza con le BAT (acronimo, in inglese, che significa Migliori Tecnologie Disponibili, individuate a livello europeo). Entrambe queste procedure saranno gestite da enti terzi istituzionali, quali Arpat, Ausl e vigili del fuoco, che potranno anche subordinare l’autorizzazione al rispetto di ulteriori prescrizioni di carattere ambientale e sanitario o relative alla sicurezza. L’impianto è sottoposto a normativa Seveso.
LE PROTESTE
Iniziate ad agosto con prese di posizione critiche da parte di singoli cittadini e di alcune forze politiche (la lista di sinistra Buongiorno Empoli in primis), sono continuate per mezzo del Comitato Trasparenza per Empoli, che da allora chiede maggiori dettagli sul progetto, denunciando una scarsa informazione da parte dei proponenti e poca condivisione da parte degli enti. Del 20 ottobre scorso il primo incontro aperto alla cittadinanza (dopo la presentazione di Alia in consiglio comunale il 4 agosto ed un primo confronto alla CNA di Empoli fra comune e imprese il 5 ottobre). Ne sono seguiti altri due, durante i quali, con procedimenti controllati, si è permesso ai cittadini che hanno chiesto di partecipare (con prenotazione) di lavorare alla redazione di domande da porre ai soggetti proponenti.
Il terzo si è tenuto il 10 novembre scorso al Palazzo delle esposizioni, in occasione del terzo incontro del percorso di coinvolgimento della città che ha visto tra i relatori l’architetto di fama Marco Casamonti (ha progettato, tra gli altri, la Cantina Antinori di San Casciano Val di Pesa) e il botanico Stefano Mancuso. Di fronte a loro una platea di 300 persone, compresi il centinaio di manifestanti che hanno sollevato dubbi e perplessità sul progetto, dagli abitanti di Marcignana (frazione che dista poche centinaia di metri dal luogo dove dovrebbe nascere la struttura), ai collettivi della sinistra cittadina, fino al comitato Trasparenza per Empoli, che ha chiesto l’istituzione di un comitato scientifico indipendente che segua passo dopo passo l’evoluzione dell’investimento. È tra l’altro cominciata una raccolta di firme online per “bloccare il gassificatore di Empoli”.
PROSSIMI APPUNTAMENTI
Prossimi incontri organizzati dal Comitato saranno oggi 24 novembre al circolo Arci di Marcignana e la manifestazione sui temi ambientali prevista per sabato 26 in centro ad Empoli, con ritrovo alle 14,30 in piazza Don Minzoni. Sempre con l’organizzazione del Comitato Trasparenza, è previsto un incontro con la cittadinanza in località Bassa, nella sala parrocchiale, il prossimo 2 dicembre alle ore 21,15.
Da parte degli enti, il giorno 29 novembre il Comune ha convocato una riunione del RAB ovvero il comitato consultivo formato da rappresentanti indicati dalle istituzioni locali e dai cittadini.