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Troppi predatori minacciano la biodiversità, “Il punto di non ritorno è superato”. A San Miniato mancano pettirossi e capinere, ma abbondano i caprioli

23 novembre 2022 | 10:40
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Troppi predatori minacciano la biodiversità, “Il punto di non ritorno è superato”. A San Miniato mancano pettirossi e capinere, ma abbondano i caprioli

I Cacciatori: “Procederemo con una serie di incontri aperti a tutti i cittadini, in tutte le frazioni del comune” per raccogliere impressioni e suggerimenti

“Troppo spesso siamo additati come distruttori della natura, degli animali, dell’ambiente. Non c’è interpretazione più sbagliata per definire il cacciatore e la caccia. Negli ultimi anni sono state taciute mattanze di uccelli dovuti a fattori di inquinamento e climatici. Dai nostri periodici incontri con i cacciatori sono emerse moltissime criticità che conducono tutte alla stessa conclusione: il punto di non ritorno è superato”.

Secondo i cacciatori di San Miniato, racconta il segretario Piero Taddeini, dalle campagne sono scomparsi pettirossi, capinere, codibugnoli, stipine, cinciallegre, scricciolo, usignuolo e gli altri uccelli di macchia o uccelli insettivori. Sono in sofferenza passero, merlo e fagiano mentre prolificano lepre e cinghiale. Sono troppi, invece, caprioli, corvi, gazze, volpi, faine, donnole, istrici, tassi e vipere. Si rileva l’inconsueta presenza inoltre di lupi, cani randagi, gatti selvatici e colonie feline.

E’ quanto emerge da un questionario, inviato a oltre 350 cacciatori su 540 presenti in zona, con una serie di 33 domande di carattere tecnico gestionale da cui estrapolare un’analisi con l’obiettivo, secondo gli esiti, di “farci portatori di cambiamenti innovativi da presentare agli Organi competenti”.

“La situazione è grave” per Taddeini, che lancia un “allarme rosso” perché, superato il “punto di non ritorno, si approda nella trasformazione sostanziale oppure nell’annientamento completo di ciò che l’ha preceduta. Procederemo con una serie di incontri con i Cacciatori, ma aperti a tutti i cittadini, in tutte le frazioni del comune di San Miniato. Vogliamo raccogliere, impressioni, suggerimenti ma anche fare cultura. Ci rivolgeremo alla Politica anteponendo il concetto che Il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni”.

Il cambiamento climatico è uno dei temi di attualità e in questo filone vogliono inserirsi i cacciatori che, spiegano, “abbiamo la fortuna di vivere direttamente e concretamente la natura, l’ambiente, sentire i suoi lamenti, calpestare le sue ferite, vivere ormai il non mutare delle stagioni. Soffriamo, vedendola ormai agonizzante, di fronte alle numerose ferite mortali che l’umanità le ha inferto. Il nostro contatto quotidiano ci permette di esprimere giudizi realistici ed avere concretezza di dati diversamente da quanto, invece, molte associazioni animaliste, vegane cercano di trasmettere, basandosi solo su teorie e sul ‘sentito’ dire. Associazioni che di verde conoscono solo il panno di velluto delle loro poltrone”.

Ma l’allarme “che abbiamo denunciato al Sindaco, all’Assessore alle Politiche Venatorie e all’Assessore all’Ambiente, nostro malgrado, ad oggi, non ha trovato la dovuta considerazione.
È confermato che la caccia non è un’attività che contribuisce alla perdita di biodiversità e al deterioramento degli habitat. I dati presenti nell’ultimo rapporto sullo stato della natura dell’UE confermano questa visione: la caccia rappresenta solo lo 0,66% di tutte le pressioni delle attività umane sull’ambiente. Sempre dallo stesso studio emerge che le cause sono ben altre e citiamo le più importanti: 21,4% agricoltura intensiva, urbanizzazione 13%, deforestazione 11%, mutazioni sulle piogge 8% specie aliene 8%, cambiamenti climatici 5%”.

Dal confronto tra i cacciatori locali emerge come “A contribuire alla distruzione della biodiversità, alcuni centri abitati sono privi di allacciamento al depuratore. Le loro acque velenose riempiono le fosse dove gli animali trovano morte una volta ingerite. Fenomeno ancor più devastante nei periodi di arsura estiva prolungata. Come non ricordare, poi, l’uso massiccio di antiparassitari e disseccanti in agricoltura che fanno della nostra campagna un territorio in cui non si incontrano più determinati specie quali gli uccelli insettivori, specie protette e non cacciabili e granivori come il passerotto.
Particolare attenzione va rivolta ai devastanti interventi di ripulitura dei nostri torrenti, soggetti ad una eradicazione della vegetazione a completa distruzione dell’habitat e quindi della biodiversità. Una ulteriore conferma è anche l’abbandono di molti terreni nel nostro Comune. Ambienti, ora, ideali per animali identificati come predatori e nocivi. Su questo tema avevamo proposto al Comune di realizzare una specie di ‘banca dati del territorio samminiatese’ sulla scia della ‘Banca della Terra’ istituita dalla Regione Toscana. La Regione Toscana con la legge regionale 80/2012 ha istituito la Banca della Terra, gestita da Ente Terre Regionali Toscane, definita come un inventario, completo e aggiornato, dei terreni e delle aziende agricole di proprietà pubblica e privata che possono essere messi a disposizione di terzi, tramite operazioni di affitto o di concessione. Fra tali terreni rientrano anche quelli resi temporaneamente disponibili perché censiti come incolti o abbandonati”.

Poi, anche qui, c’è “la fuga dalla campagna iniziata negli anni ’60 verso il benessere della città, con conseguente perdita della cultura contadina, della manutenzione del territorio, degli interventi a salvaguardia delle produzioni agricole, al controllo dei corsi d’acqua, delle aree boschive, della cultura della cura dell’orto. Ed inoltre come non menzionare che a partire dagli anni 2000 si è assistito al processo inverso rispetto all’abbandono delle campagne, alla così detta ri rulalizzazione, al ritorno verso campagna. Un ‘come back’ di cittadini ignari dei valori della ruralità e che sotto il nome della buona aria, del silenzio, del vivere a contatto con la natura, stanno stravolgendo gli equilibri. Infatti si assiste ad una incontrollata e selvaggia riurbanizzazione della campagna che crea aspetti critici come la corsa alla recinzione della proprietà o l’incognita degli scarichi, con le problematiche ad essi legate.

Dobbiamo dire grazie a coloro che hanno, nei secoli, reso coltivabili zone impervie, disboscato aree per creare pascoli o campi da semina. Grazie a coloro che hanno passato notti in bianco per salvare le proprie greggi e il pollaio dagli attacchi dei predatori con interventi selettivi di contenimento. Ora con questa ondata animalista e vegana, si vuole far passare che non ci deve essere differenza di specie. Anzi siamo tutti uguali ed i principi dei nostri avi sono ormai da dimenticare in nome di un progetto animalista. Prima gli uomini si difendevano dalle belve (lupi) oggi dobbiamo capire e cercare di convivere a tal punto che addirittura le novelle sono state bandite ed il loro significato ribaltato (Cappuccetto Rosso docet).

Come non ricordare che il 22 maggio 2021 è stata celebrata la prima giornata per la tutela della Biodiversità. Su questo tema noi Cacciatori siamo parte della soluzione, ci sentiamo pienamente in sintonia con questo tema e rivestiamo un ruolo che non è inserito fra le minacce della biodiversità ma che invece contribuisce a tenere direttamente sotto controllo fattori determinanti quali: contenimento del consumo di suolo, esercitando solo un prelievo sostenibile e regolato, presidiando il territorio dall’inquinamento e dall’incuria, controllando le specie aliene invasive. Su questo ultimo tema, è doveroso segnalare quanto alcune specie animali sono ormai sfuggite al controllo e che a tendere arrecano danni irreversibili al territorio. Ne sono un esempio la crescita esponenziale dei caprioli, pericolosi per le viabilità, per i danni alla riproduzione boschiva, alle produzioni agricole.

Un esempio, Ispra considera ragionevole una densità di caprioli pari ad 1 esemplare ogni 10 ettari cioè 0,1 capo per 1 ettaro. Nel nostro Comune, all’interno della Zona di Ripopolamento e Cattura la densità risulta essere di 0,48 capi per 1 ettaro, cinquanta volte superiore.
E’ comprensibile come la situazione nel nostro Comune sia fuori controllo ed è avvalorata da altri aspetti quali, la quasi scomparsa di determinate specie di animali: fagiani, passeri, chiocciole, grilli, uccelli insettivori e la contestuale crescita di specie predatrici quali corvi, gazze, volpi, cani randagi. Un cenno a parte per specie protette come il lupo, in forte crescita. In particolare gli aironi guardiabuoi, predatori eccezionali ed in crescita esponenziale, riescono a distruggere qualunque forma di vita presente sul terreno al punto di renderlo sterile. Si cibano di ogni essere vivente dal lombrico al pulcino di fagiano al leprotto al topo, oltre ad essere un eccellente predatore di nidi”.