Legislazione italiana sui semi di marijuana: a che punto siamo?

Un passo avanti verso la depenalizzazione della coltivazione domestica di cannabis
Tema sempre vivo, frizzante e capace di scaldare gli animi, quello della legalizzazione delle droghe leggere è, di recente, tornato d’attualità nell’agenda politica di tutti i partiti, in ragione del fatto che alla Camera dei deputati è stato presentato un disegno di legge per la depenalizzazione della cannabis, ovvero per la riduzione delle leggi proibitive sull’uso della stessa.
Del resto, basta entrare in una delle tante tabaccherie italiane che trattano questa tipologia di prodotti per accorgersi di quanto sia diffuso il fenomeno: si sono moltiplicati i punti vendita fisici e online e, al contempo, è aumentata quantitativamente e qualitativamente l’offerta di prodotti a base di cannabis. Ad esempio, oggi è possibile acquistare semi online su Sensoryseeds, è una delle più conosciute banche dei semi di marijuana in Europa, e riceverli comodamente a casa.
Più in generale, vi è una grande varietà di semi di canapa sul mercato. Quest’ultimi si possono raggruppare in tre tipologie:
– semi femminizzati, che garantiscono la nascita di piante di marijuana femmina (quelle di genere maschile non generano le classiche infiorescenze di cannabis ricche di cannabinoidi) e impiegano dai tre ai cinque mesi per fiorire completamente;
– semi autofiorenti, anche essi femminizzati, dai quali nascono piante di cannabis che iniziano a fiorire in modo automatico, ovvero indipendentemente dal ciclo di illuminazione ricevuto, dopo un determinato periodo (tre o quattro settimane);
– semi a fioritura rapida, tra le più recenti novità in termini di semi fotodipendenti (necessitano di un certo ciclo di luce per dar vita alla fioritura), permettono di accorciare ulteriormente i tempi di crescita.
Cosa prevede la legislazione italiana sui semi di marijuana
L’ambiguità di fondo della normativa tuttora vigente in Italia ha creato confusione riguardo l’illegalità o meno dell’acquisto e del consumo dei semi di cannabis. Il problema centrale risiede nel fatto che ne è consentito l’acquisto a determinate condizioni e, al tempo stesso, ne è esplicitamente vietata la coltivazione. Ma andiamo con ordine.
La normativa di riferimento in materia di stupefacenti è il Testo Unico (T.U.) sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope (D.P.R. 309/1990). Il T.U., noto anche come legge Iervolino-Vassalli, prevede fino a venti anni di reclusione per chi “coltiva, fabbrica, estrae, raffina, offre o mette in vendita, cede o riceve a qualsiasi titolo, distribuisce, commercia, acquista, trasporta, esporta, importa, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo o comunque illecitamente detiene sostanze stupefacenti o psicotrope” (articolo 73).
Quanto al regime giuridico cui è assoggettata la cannabis e i suoi derivati (marijuana e hashish), è stabilito che la vendita di foglie, infiorescenze, olio e resina è illegale e questo indipendentemente dalla quantità di THC contenuta. Con riferimento al regime sanzionatorio, invece, l’immissione in commercio di tali sostanze comporta l’applicazione di una sanzione penale, mentre il consumo delle stesse implica una sanzione amministrativa (a condizione che si tratti di quantità modica destinata ad uso personale).
La più recente legge n. 242 del 2016, recante “disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”, ha ribaltato l’approccio punitivo e repressivo della precedente legge Iervolino-Vassalli. A tale legge, che disciplina la coltivazione della cannabis per uso industriale in determinati settori (alimentare, cosmetico, tessile ecc.), si deve il proliferare della diffusione della cannabis light, ovvero della canapa a bassa concentrazione di tetraidrocannabinolo (THC).
Successivamente all’emanazione della legge è intervenuto un provvedimento del Ministero della Salute per specificare le soglie di THC superate le quali i prodotti a base di cannabis sono da considerarsi illegali. Così, se la quantità massima di THC ammissibile negli alimenti (olio, integratori, ecc.) è di 0,5%, per i semi di marijuana il limite è ridotto allo 0,2%.
La legge, inoltre, prescrive per la vendita dei semi di canapa l’obbligo di iscrizione nel “Catalogo comune delle varietà della specie di piante agricole” (Direttiva 2002/53/CE), mentre non è richiesta alcuna autorizzazione specifica preventiva (è sufficiente l’ordinaria autorizzazione per l’attività di coltivazione agricola).
Da notare, però, che la norma, pur vietando esplicitamente il consumo della cannabis, consente la vendita e l’acquisto di semi di cannabis legale (cioè, con concentrazione di THC inferiore allo 0,2%) a scopo collezionistico. Di qui l’ambiguità di una normativa che ha generato non poca confusione.
Cannabis: sì alla depenalizzazione per chi coltiva in casa
Sebbene la legislazione attualmente in vigore sia in molti punti ambigua e si presti a troppe interpretazioni, come abbiamo visto, la legge 242/2016 consente la vendita di cannabis light, ovvero a bassa concentrazione di THC, pur vietandone la coltivazione domestica.
Sul punto è intervenuta la Corte di Cassazione, la quale ritiene che “non è penalmente rilevante l’attività di coltivazione svolta in forma domestica che appare destinata in via esclusiva all’uso personale di chi vi provveda” (Sezioni Unite, sentenza 19 dicembre 2019), di fatto, aprendo la strada alla depenalizzazione delle droghe leggere.
È in tale direzione che si muove il disegno di legge presentato e approvato dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. Tra le novità contenute nel testo proposto in Aula troviamo, infatti, l’esenzione da sanzioni (sia penali che amministrative) da parte dei privati che coltivano per uso personale fino a quattro piante di marijuana. Vengono inoltre ridotte le pene detentive per lo spaccio di lieve entità di cannabis, le cui pene massime passano dagli attuali quattro anni a due anni e due mesi. Si rimanda ad approfondimenti esterni per conoscere nel dettaglio le altre importanti disposizioni normative inserite nel disegno di legge.
Ciò non significa, però che la depenalizzazione della cannabis sia già divenuta realtà. Al contrario, la conversione in legge di questo ddl appare sempre meno probabile, in ragione del risultato ottenuto dal centrodestra alle recenti elezioni politiche.