Uil Scuola, Vanni e Vannucci segretari generali per Pisa e Livorno



Votati all’unanimità. Contratto, reclutamento, “debolezza dei partiti” tra i problemi da affrontare
Maria Vanni e Claudio Vannucci sono i nuovi segretari generali della Uil Scuola Rua di Pisa e Livorno, votati all’unanimità al congresso regionale di Massa Marittima.
Entrambi della provincia di Pisa, hanno già avuto esperienze sindacali nel mondo della scuola come rappresentati di base e successivamente come delegati territoriali della Valdera e Pisa. Alla prova delle elezioni delle rappresentanze sindacali di base sono riusciti, malgrado la pandemia a raddoppiare i consensi e i voti, portando la Uil scuola di Pisa ed essere fortemente rappresentativa con il suo 8% circa di voti. Un risultato mai raggiunto nel passato che fa ben sperare per un risultato ancora maggiore nel prossimo futuro. Questo risultato non è passato inosservato alla segreteria nazionale, che ha affidato loro, con il congresso regionale, anche la provincia di Livorno.
“Le problematiche da affrontare – raccontano – sono tantissime a iniziare dal contratto che chiede tanto alle persone e in cambio offre poco o niente considerato che l’inflazione ha già eroso il potere d’acquisto. Il contratto che si sta negoziando all’Aran è quello del triennio 19/21. Ci sono volute tre Finanziarie per definire le risorse per il rinnovo che si sta negoziando. Altro problema il reclutamento del personale. Le proposte le abbiamo e vanno discusse. Serve chiudere la stagione fallimentare dei concorsi e introdurre percorsi, più che concorsi, di reclutamento a cui accompagnare la formazione. A questo proposito, chiariamoci: la formazione deve essere libera, plurale e scientifica e non una sorta di formazione di Stato. Pensare ad un carrozzone burocratico, affidato ad Invalsi e Indire – finite nella stretta contabile della Corte dei Conti – non ci sembra la strada giusta. Enti nati per la valutazione del sistema ora si trasformano in organo di gestione della formazione? Come dire, il controllore è anche il controllato”.
C’è, poi, sostengono, “la debolezza della politica e dei partiti che incide fortemente sull’azione sindacale. Il sindacato continua a curare la parte elaborativa e rivendicativa ma ha grosse difficoltà a discuterla con il decisore di turno, molto mutevole e condizionato dalla debolezza della politica che diventa solo gestione del potere da utilizzare in senso autoreferenziale (nel corso di questa legislatura siamo al quarto ministro che si avvicenda), con poche idee e confuse. Solo la politica di quest’ultimo scorcio di legislatura si è passati dal massimalismo spinto della ‘buona scuola’ al populismo più recente della ‘scuola affettuosa’. La scuola si è potuta solo difendere evitando guai peggiori.
L’ultima versione, quella tecnocratica di Draghi, è un’ulteriore mutazione che la vorrebbe spingere su posizioni di mercato. A ben guardare, non ci manca proprio nulla. Vedremo con la nostra azione sindacale sul territorio di far sentire la voce dei lavoratori che rappresentiamo affinché si possa parlare di una rinascita della scuola”.