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“L’ascolto come condizione per una buona comunicazione”: il vescovo ai giornalisti sul messaggio del Papa

23 aprile 2022 | 13:43
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“L’ascolto come condizione per una buona comunicazione”: il vescovo ai giornalisti sul messaggio del Papa

Torna dopo due anni di stop la cena con Migliavacca per celebrare San Francesco di Sales

L’ascolto come primo ingrediente di una buona comunicazione, come fattore indispensabile per fare buon giornalismo, ma anche per instaurare un dialogo sano. Torna dopo due anni di stop l’incontro (e la cena) tra il vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca e tutti gli operatori della comunicazione. Un momento di riflessione con i giornalisti a partire dalle parole di papa Francesco in occasione della 56esima giornata mondiale delle comunicazioni sociali che ha per oggetto, appunto, l’ascolto. Ieri (22 aprile) dopo uno stop forzato dovuto alla pandemia è tornato il tradizionale appuntamento con la cena e il commento alle parole del Santo padre, nei locali della Nunziatina a San Miniato.

Non si può comunicare bene senza prima aver ascoltato bene, e a lungo. Questo il senso del messaggio del Papa. L’occasione per la riflessione è la celebrazione del patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales, il cui ricordo ricade il 24 gennaio di ogni anno. Per evidenti motivi legati alla pandemia, ma anche per non rinunciare per un altro anno all’incontro, la Diocesi ha scelto di posticipare la celebrazione.

La riflessione di quest’anno segue in maniera logica quella dello scorso anno incentrata sulla necessità di ”andare a vedere”. L’esigenza di ascoltare e di farlo bene è una componente irrinunciabile per qualunque tipo di comunicazione: da quella quotidiana a quella pubblica, da quella ufficiale, fino a quella degli organi di stampa. Ascoltare, però, non vuol dire semplicemente fare uso dell’udito, il significato non si limita all’esercizio di un senso, ma va ben oltre. L’ascolto è inteso da papa Francesco come una dimensione dell’amore: come uno strumento per la comprensione dell’altro e della verità.

“Stiamo perdendo la capacità di ascoltare chi abbiamo di fronte – si legge nella comunicazione del Papa -, sia nella trama normale dei rapporti quotidiani, sia nei dibattiti sui più importanti argomenti del vivere civile. Tra i cinque sensi, quello privilegiato da Dio sembra essere proprio l’udito, forse perché è meno invasivo, più discreto della vista, e dunque lascia l’essere umano più libero. Dio ama l’uomo: per questo gli rivolge la Parola, per questo ‘tende l’orecchio’ per ascoltarlo. L’uomo, al contrario, tende a fuggire la relazione, a voltare le spalle e ‘chiudere le orecchie’ per non dover ascoltare. Il rifiuto di ascoltare finisce spesso per diventare aggressività verso l’altro”.

Saper ascoltare non si limita alla dimensione acustica. La riflessione sulle parole del Papa si è incentrata sulla sordità interiore di chi non vuole ascoltare le ragioni dell’altro. “La vera sede dell’ascolto è il cuore”, dice il Papa, e solo così si può arrivare a una comunicazione autentica.

La fatica di un simile sforzo sarà ricompensata dalla qualità delle relazioni umane che verranno a crearsi. Ma ci sono delle insidie nella comunicazione che hanno a che fare con un tipo di ascolto non è “vero”: l’origliare. Quel tipo di comunicazione in cui si preferisce spiare l’altro, piuttosto che ascoltarlo, per strumentalizzare a proprio favore ciò che dice. Un tipo di comunicazione, anche pubblica, in cui invece dell’ascolto si ricerca l’audience, il consenso, rinunciato a capire le ragioni dell’altro e a cercare la verità.

Anche quest’anno il testo che il papa offre ai giornalisti, grazie anche alle riflessioni di Migliavacca, copre argomenti di estrema attualità. Perché sforzarsi nell’ascolto è importante? Perché la comunicazione sempre di più si sta spostando su questa dimensione (si pensi, per esempio, ai podcast) e scegliere chi ascoltare e come ascoltare diventa fondamentale. L’ascolto richiede fatica e pazienza, ma è imprescindibile anche per gli operatori della comunicazione per instaurare o recuperare un rapporto di fiducia con i lettori. L’importanza di ascoltare più fonti da sempre caratterizza il lavoro dei giornalisti, messo a dura prova in questi anni di pandemia in cui la sfiducia nei confronti della comunicazione ufficiale ha prodotto una “infodemia, dentro la quale si fatica sempre più a rendere credibile e trasparente il mondo dell’informazione”.

In conclusione, “non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo”.