Keu, Bindi: “La mafia delle stragi non ha vinto. Quella di oggi rischia di vincere per la nostra arrendevolezza”

“I loro comportamenti hanno avuto bisogno della mafia”, “L’inchiesta sui rifiuti è la dimostrazione di un incontro non obbligato ma ricercato”
“L’inchiesta keu sui rifiuti è la dimostrazione di un incontro non obbligato ma ricercato, tra imprenditori conciari e un imprenditore dello smaltimento dei rifiuti legato a ‘ndrangheta. Tutto questo in qualche modo con la benedizione della politica. Forse questo è l’aspetto più preoccupante”. Lo ha detto l’ex presidente della commissione parlamentare antimafiaRosy Bindi al convegno online ‘Mafie e territori, la questione Toscana’ organizzato Sinistra Italiana.
Per Bindi “il caso keu è paradigmatico. È un paradigma che è stato ed è esportato”: “La ‘ndrangheta – ha detto – in questo caso è stata cercata perché serviva un imprenditore che smaltisse i rifiuti tossici“. Ma questo “arriva alla fine del processo, perché prima c’è ben altro. E non mi meraviglio che la politica non reagisca”, così “come l’associazione degli imprenditori, perché sono parte in causa, sono gli interlocutori. Certo, loro non sono mafia, ma sicuramente i loro comportamenti hanno avuto bisogno della mafia”.
Un cambio di passo pericoloso, per Bindi: “Un tempo erano loro che cercavano imprenditori e politici per il voto di sgambio, oggi spesso vengono cercati”. Il pericolo è evidente proprio perché non si vede: “Paradossalmente, è più difficile combattere questa mafia che quella che uccide”. Per questo “dovremmo approfittare del trentennale” delle stragi mafiose per “parlare della mafia di oggi, per ricordare a tutti che quella mafia delle stragi non ha vinto, ma che quella di oggi rischia di vincere non tanto per la propria forza, quanto per la nostra arrendevolezza e l’incapacità di tenere la schiena dritta”.