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I comitati insorgono: “Non vogliamo una Valdera ridotta a pattumiera”

22 gennaio 2022 | 09:56
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I comitati insorgono: “Non vogliamo una Valdera ridotta a pattumiera”

Dall’inchiesta Keu alle discariche, i cittadini proseguono la battaglia e meditano di fare rete

La difesa dell’ambiente nel comprensorio del Cuoio va avanti e si struttura. Dopo la riunione di lunedì 10 gennaio scorso a Pontedera dove si sono incontrate molte associazioni del territorio della Valdera e di aree limitrofe, come l’empolese Valdelsa interessata dalla grave vicenda dello smaltimento illecito di falso Keu altamente inquinante.

“La prossima riunione sarà importante – affermano dai comitati – perché oltre a decidere un’iniziativa unitaria da costruire per liberare la Valdera dai rifiuti e dai veleni, decideremo se rendere stabile il coordinamento tra le varie associazioni e quanto allargarlo a vertenze territoriali connesse e interessate su scala regionale per dare continuità ed efficacia all’iniziativa unitaria contro l’inquinamento da rifiuti. Senza nulla togliere alla libertà organizzativa e decisionale delle singole associazioni, ma proponendo fattibili alternative. Il conferimento alla discarica Grillaia di 270 mila metri cubi di amianto, già autorizzato dalla Regione, e l’ampliamento volumetrico di cinque milioni e mezzo di metri cubi di rifiuti alla discarica di Peccioli (per cui è stata richiesta autorizzazione alla Regione Toscana e a cui stiamo facendo opposizione), sono uno schiaffo a chiunque voglia vivere in un territorio ambientalmente sano, dove la salute delle persone non venga messa in pericolo dal perseguimento ad ogni costo del profitto. E sono un insulto anche a tutte quelle realtà produttive e ricettive – spesso promosse da giovani imprenditori – che hanno scommesso sull’ospitalità agrituristica, sulle produzioni enogastronomiche biologiche e di qualità, e che vedono fortemente compromesso il loro lavoro dall’immagine che si sta profilando della Valdera quale ricettacolo di tutti i tipi di rifiuti provenienti da gran parte della Toscana”.

“Ai confini del Comune di Orciano – spiega ancora la nota – c’è la discarica Scapigliato di Rosignano Marittimo anch’essa enorme e in continuo ampliamento, nonostante le forti proteste degli abitanti che più volte hanno lottato, non solo contro l’eccessivo aumento di volumetrie, ma anche perché sospettano il conferimento di rifiuti speciali, avendo notato un intenso traffico di grandi camion. Inoltre, abbiamo il continuo ampliamento delle discariche di Pomarance e Gello di Pontedera e a tutto ciò si deve aggiungere il fatto che nel nostro territorio sono stati smaltiti illegalmente i fanghi tossici delle concerie di Santa Croce, cosa che ha obbligato la magistratura ad aprire un’indagine, ma attualmente non possiamo neanche escludere che parte di quei fanghi siano stati conferiti sotto l’asfalto delle nostre strade in luoghi non ancora individuati. Insomma, stiamo constatando che la Bassa e Alta Valdera sono state scelte, con la compiacenza e il silenzio di alcuni sindaci, come zona pattumiera di gran parte della Toscana.  Un serio piano regionale dei rifiuti, sia urbani che speciali, è un’esigenza imprescindibile non solo per la popolazione della Valdera che è più direttamente toccata dal problema, ma per la totalità della popolazione della Toscana  Già il decreto Ronchi e la normativa europea indicano le linee guida per i Piani per Rifiuti urbani e speciali, che nei fatti non sono state seguite:  la drastica e continua riduzione delle masse di rifiuti a smaltimento finale con provvedimenti per la riduzione, il riuso e il riciclo dei rifiuti utilizzando incentivi, disincentivi e divieti, particolare attenzione alla eliminazione di rifiuti Tossici e nocivi per la salute e per l’ambiente attraverso divieti e innovazioni tecnologiche dei cicli produttivi, in via transitoria, gli impianti di smaltimento finale devono essere quanto più specializzati e separati per specifiche categorie di rifiuti, in modo da limitarne le dimensioni e ottenere la massima sicurezza ed efficienza anche nel medio e lungo periodo. Tali diversi impianti di smaltimento finale devono essere tuttavia distribuiti sul territorio regionale. Non è accettabile il criterio facile e arcaico, di concentrare i diversi impianti di smaltimento delle diverse filiere dei rifiuti, nelle aree regionali meno popolate e più lontano possibile dalle popolazioni”.