“Qualcuno ha deciso che a Casteldelbosco non ci debba più essere un medico. Ad anno nuovo ne mancheranno 2”

La preoccupazione di Capecchi: “Oltre 2mila persone rimangano senza assistenza medica. L’Ausl venga a parlare con i cittadini”
“Non capisco come mai qualcuno ha deciso che a Casteldelbosco non ci debba più essere un medico, mentre in altri luoghi si procede a sostituzione. E’ folle”. Questo lo sfogo del sindaco di Montopoli ValdarnoGiovanni Capecchi, dopo due mesi in cui, in tutte le sedi, ha cercato insieme ala vicesindaco Linda Vanni di portare il problema dell’ambulatorio della frazione all’attenzione dei vertici dell’Ausl (qui la questione). Intanto la raccolta firme a Casteldelbosco ha raggiunto quota 500 ed un altro dottore, Luciano Caciagli che serve a San Romano da 42 anni, andrà in pensione a fine anno.
Un allarme che il primo cittadino lancia insieme a Caciagli e al giovane dottore Francesco Peyronel, che mesi fa aveva preso il posto della dottoressa Giovanna Del Verme nella frazione e che, a causa delle molte difficoltà di ordine burocratico, è stato costretto a rinunciare a partire dal 31 dicembre malgrado l’ottimo rapporto instaurato con i tanti residenti.
“Sono preoccupato – ha detto il sindaco Giovanni Capecchi – della situazione che si è venuta a creare. Il dottor Caciagli a breve andrà in pensione mentre il dottor Peyronel ha recesso il contratto a inizio novembre. Ad anno nuovo mancheranno due medici sul territorio con il rischio che oltre 2mila persone rimangano senza assistenza medica. Ci hanno promesso che il dottor Caciagli sarà sostituito, ma gli altri pazienti? Probabilmente saranno ridistribuiti tra gli altri medici, portando a 1800 pazienti chi oggi ne segue già 1500, proprio in un momento storico in cui i medici di famiglia si trovano a dover somministrare i vaccini anti influenzali, anti covid e a dover assistere la popolazione più anziana, in aumento. Invito la Ausl Centro a venire direttamente a informare i pazienti delle loro decisioni. Noi siamo con i cittadini che reclamano un servizio di prossimità che sia degno di definirsi tale”.
Un appello in realtà già lanciato lo scorso ottobre, quando numerosi cittadini avevano partecipato ad una consulta ad hoc manifestando l’intento di voler difendere l’ambulatorio ed il giovane dottore con le unghie e con i denti. In quell’occasione, oltre al lancio della raccolta firme, gli amministratori avevano manifestato la volontà di incontrare i vertici dell’Ausl e della Regione per spiegare le loro ragioni, soprattutto contro quei lacci e lacciuli burocratici, come il tetto ai pazienti che viene imposto ai supplenti, che rende di fatto alcuni posti da medico di famiglia, quando restano vacanti, inappetibili per ragioni logistiche ed economiche. Non è il caso del giovane dottore, costretto a lasciare perché ancora sprovvisto della specializzazione in medicina generale, che ha iniziato, ma che di fatto crea una situazione assolutamente incompatibile con la possibilità di continuare ad operare da medico in serenità. “Le mie dimissioni – ha spiegato il dottor Peyronel – dipendono dal dover frequentare il corso di formazione necessario per ricoprire l’incarico di medico di famiglia a tempo indeterminato. Sarei rimasto volentieri qui, ma non avrei il tempo per aprire l’ambulatorio, seguire le lezioni e svolgere il tirocinio obbligatorio. Se le istituzioni non si decidono ad accelerare la formazione mancheranno sempre i medici generali. L’altro aspetto riguarda la nostra deontologia, che parla di libertà di scelta del medico curante da parte dei pazienti. Una libertà che si scontra con il limite di pazienti imposto per i medici a tempo determinato”.
Di fatto una situazione figlia anche della pandemia: emergenza che ha portato a delle deroghe nel reclutamento, ma che ha fatto anche emergere tutte le criticità del ricambio generazionale dei medici, salvo tornare ai “santi vecchi” non appena la fase più critica del Covid è andata terminando. Chi per due anni è stato considerato idoneo a fare un certo mestiere di colpo non lo è più e nel percorso di specializzazione non è nemmeno previsto un qualche riconoscimento di quanto è stato già fatto fra i pazienti, tutti i giorni, con l’emergenza che appunto imperversava.
Al centro delle polemiche l’ormai celebre delibera del 5 febbraio 2020 dell’Ausl Toscana Centro, che non permette ai medici a tempo determinato di veder aumentare il numero dei propri pazienti. “Di fatto una limitazione alla libertà del paziente di scegliersi il medico – ha detto Peyronel –. Perché i miei pazienti verranno redistribuiti in maniera arbitraria ed il sostituto, anch’esso temporaneo, di Caciagli non potrà essere scelto da altri”. Tutto questo mentre gli altri medici in zona saranno oberati oltre i limiti.
“Siamo consapevoli – ha concluso la vicesindaca Linda Vanni – che il nostro è un forte atto di denuncia. Sono già state raccolte 500 firme dei cittadini, inviate all’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini e al direttore generale dell’Ausl Toscana Centro Paolo MorelloMarchese. Una raccolta firme che noi abbiamo sostenuto per chiedere all’azienda sanitaria di rivedere quelle strategie che non permettono di aumentare il numero di pazienti dei medici a tempo determinato, andando di fatto a ledere quel diritto alla libertà di scelta dei cittadini”.
“Grazie alla buona collaborazione con l’amministrazione comunale e con le realtà del territorio – ha detto il dottor Caciagli – sono state possibili a Montopoli alcune attività che rientrano nella medicina di iniziativa o assistere al meglio i cittadini nei mesi più difficili della pandemia. Un lavoro, quello del medico di medicina generale, sempre più complesso da fare anche per il grosso carico burocratico che siamo chiamati a svolgere. A gennaio arriverà un medico a sostituirmi, ho già preso contatto con chi verrà. Sarà a tempo determinato almeno fino a che non sarà indetto il nuovo concorso”.