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“L’indagine Keu ha preoccupato i cittadini, volevamo vederci chiaro”, Castelfranco di Sotto commenta i dati Arpat sull’Usciana

20 ottobre 2021 | 13:39
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“L’indagine Keu ha preoccupato i cittadini, volevamo vederci chiaro”, Castelfranco di Sotto commenta i dati Arpat sull’Usciana
“L’indagine Keu ha preoccupato i cittadini, volevamo vederci chiaro”, Castelfranco di Sotto commenta i dati Arpat sull’Usciana
“L’indagine Keu ha preoccupato i cittadini, volevamo vederci chiaro”, Castelfranco di Sotto commenta i dati Arpat sull’Usciana

Nelle acque del torrente Usciana, spiegano gli amministratori, “non è stata rilevata una quantità di metalli preoccupante”

“Quando è scoppiato il caso delle indagini giudiziarie che hanno coinvolto il nostro Distretto, si sono sollevate molte preoccupazioni da parte dei cittadini residenti e non solo. Era giusto poter verificare lo stato qualitativo del nostro territorio e ringraziamo Arpat per aver risposto tempestivamente alla nostra richiesta”. Così il sindaco di Castelfranco di SottoGabriele Toti e l’assessore all’Ambiente Federico Grossi raccontano la genesi della verifica richiesta per l’Usciana (qui). Una verifica che, raccontano, “è nata da un’istanza dei cittadini nel segno della verità. Da sempre abbiamo agito nella trasparenza”.

Nelle acque del torrente Usciana, spiegano gli amministratori, “non è stata rilevata una quantità di metalli preoccupante. Nella relazione finale “si osserva una generale assenza delle sostanze ambientalmente più impattanti”. Le sostanze di cui è stata registrata la presenza (in una quantità contenuta) non risultano comunque derivare dagli attuali scarichi del depuratore Aquarno che, secondo l’analisi, non risulta essere “una significativa sorgente di contaminazione”.

Sei i punti di campionamento, con prelievi effettuati nel mese di maggio, dopo lo scoppio dello scandalo Keu, i cui esiti sono stati resi noti proprio in questi giorni. Un campionamento di sedimenti che delle acque superficiali lungo il canale Usciana immediatamente a valle dell’impianto Aquarno, all’interno del territorio comunale. “Risultati che abbiamo subito condiviso anche con la commissione consiliare Ambiente – dicono i due amministratori – nella quale partecipano membri di maggioranza e opposizione. La finalità di questo monitoraggio, alla luce della possibilità di rischi ambientali emersi dall’inchiesta keu, era quella di caratterizzare il contenuto dei sedimenti per scongiurare la presenza di sostanze inquinanti nell’alveo fluviale”.

Arpat ha quindi operato una serie di campionamenti in diversi punti selezionati già durante i mesi di maggio e giugno: il primo punto a monte dell’impianto di depurazione Aquarno (a Santa Croce sull’Arno) e gli altri punti distribuiti a valle dello scarico lungo tutto il corso del canale a Castelfranco, Staffoli, Santa Maria a Monte fino a Montecalvoli alla cateratta finale prima dell’immissione nel fiume Arno. Le analisi sono state eseguite dal laboratorio Arpat di Livorno e la selezione dei parametri analitici è stata effettuata indicando varie tipologie di contaminanti organici e inorganici più rappresentativi. Una valutazione dello stato di qualità dei sedimenti nelle acque basata sull’analisi integrata delle caratteristiche fisiche, chimiche ed ecotossicologiche del sedimento.

GLI ESITI

La situazione è grave ma non seria. Le analisi, da noi già pubblicate (qui) “scagionano” Aquarno ed i tempi recenti, ma il fondo del fiume è altra cosa. “Sulla base dei risultati del campionamento – si legge negli scritti di Arpat – effettuato si può concludere che lo stato qualitativo della matrice sedimenti nel canale Usciana risulta impattato dalle attività antropologiche presenti e passate, senza però identificare nello scarico attuale del depuratore Aquarno una significativa sorgente di contaminazione. “Complessivamente i dati mostrano un appena percettibile incremento delle concentrazioni di metalli pesanti (in particolare cromo, zinco, rame, selenio, cadmio), passando dalla stazione di monte alla stazione di valle rispetto allo scarico del depuratore. Alcuni metalli come il nichel, vanadio, arsenico e antimonio non presentano invece variazioni significative tra monte e valle dello scarico del depuratore”.

Anche se al momento uno dei principali impatti è rappresentato dallo scarico del depuratore Aquarno, che in regime di magra costituisce quasi l’intera portata del canale Usciana, le verifiche hanno tenuto conto della complessità del contesto. In passato, infatti, a contribuire allo stato di qualità dei sedimenti deve essere considerato anche lo scarico del depuratore dell’Associazione Conciatori di Fucecchio (finito, lo ricordiamo, al centro di un inchiesta per sversamenti illeciti finita con delle condanne) e andando ancora indietro nel tempo, nel periodo antecedente all’entrata in vigore dei provvedimenti della legge Merli, i contributi delle molte attività produttive presenti nell’area che, in assenza di una regolamentazione degli scarichi, determinavano l’immissione importante di sostanze contaminanti. Attualmente risultano essere presenti concentrazioni elevate di cromo totale, sistematicamente superiori allo SQA e in due casi superiori alle CSC. Anche nel caso dei campionamenti organici, si osserva una generale assenza delle sostanze ambientalmente più impattanti con presenze rilevabili solo in corrispondenza dei campioni US1 e US5, dove si osserva un leggero superamento della CSC per PCB.

“L’esito delle analisi è un passaggio importante, volto a rassicurare le persone sullo stato reale dell’Usciana – hanno commentato il sindaco Gabriele Toti e l’assessore all’Ambiente Federico Grossi – . Quando è scoppiato il caso delle indagini giudiziarie che hanno coinvolto il nostro distretto, si sono sollevate molte preoccupazioni da parte dei cittadini residenti e non solo. Era giusto poter verificare lo stato qualitativo del nostro territorio. Le verifiche fanno emergere un dato importante: il depuratore Aquarno non è fonte di contaminazione del canale Usciana. Questo è un fatto. Questo non ci fa abbassare la guardia rispetto ad un canale che è e resta un elemento critico, da tenere sempre sotto osservazione, ma la presenza di metalli nei sedimenti deriva da anni e anni di attività precedenti alla Legge Merli e non dalle attuali emissioni da parte dell’impianto di depurazione. Non ci vogliamo esprimere in merito all’indagine giudiziario in corso, che è giusto segua i tempi necessari. Questo contributo serve a dare una risposta concreta ai cittadini. Crediamo fermamente che, nella spirale di polemiche e strumentalizzazioni che gira intorno all’inchiesta keu, ciò che dovrebbe parlare sono i dati scientifici. Per questo ci teniamo a ribadire che il nostro territorio non è contaminato”.

L’INCOGNITA DELLE BONIFICHE

Situazione, quella dei fondali del fiume, che non sarà anche dovuta a fatti recenti ma che è lì. Come sottolineato anche dalle carte dell’inchiesta che fa tremare la politica santacrocese, dove si parla di almeno 10 chilometri di fondali chimicamente compromessi. Tanto che la stessa Arpat dice che “in caso di attività di dragaggio del canale per ripristini della funzionalità idraulica del canale” sarà necessaria “una gestione accorta dei sedimenti rimossi che dovranno essere destinati, se non gestiti come rifiuti, in siti idonei dal punto di vista della destinazione urbanistica”.

“Ognuno – dicono Toti e Grossi – ha il suo ruolo e le sue responsabilità. Dovere dell’amministrazione è quello di operare in condizioni di trasparenza per ciò che gli compete. L’eventualità di operazioni che riguardino il letto del fiume non è certo di competenza del comune”.

INFILTRAZIONI MAFIOSE

Non ci risultano, ad oggi, terreni coinvolti nell’inchiesta”. Queste le parole con le quali Grossi e Toti hanno voluto trattare l’altro ‘ramo’ delle indagini che stanno scandagliando le attività delle aziende coinvolte. “Dal canto nostro, sappiamo che il nostro comune non è stato in passato scevro fa questi fenomeni – ha voluto precisare il primo cittadino –. Alcuni terreni edificabili e pronti per nuove opere di urbanizzazione sono stati sequestrati ormai nel 2013 in quanto legati a personalità finite sotto la lente d’ingrandimento di altre indagini. Da parte nostra, alcuni anni fa, con la variante urbanistica abbiamo retrocesso questi terreni ad agricoli”.