Tartufi, Petrucci e Fantozzi: “La ricerca deve essere libera, va cambiata la legge regionale”

I consiglieri rilanciano l’appello dell’Associazione nazionale tartufai italiani: “Basta discriminazioni”
“Le aree di ricerca diventino libere. Raccogliamo e rilanciamo l’appello dell’Associazione nazionale tartufai italiani, appello che giriamo all’assessore regionale Saccardi dato che la ricerca del tartufo non è un hobby e bisogna evitare di creare tartufai di serie A e serie B. Non si tratta di una mera posizione di parte ma di una necessità sentita in tutto il mondo dei tartufai. Attorno alla ricerca e alla commercializzazione del pregiato fungo ipogeo gira una vera e propria economia. Nella sola Toscana i tartufai sono 6mila 500 dei quali sono duemila possono fare riferimento alle riserve, mentre gli altri 4500 si devono accontentare del territorio che rimane libero”. Così il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Vittorio Fantozzi, vicepresidente della commissione sviluppo economico e rurale e il consigliere Diego Petrucci.
“Le aree dedicate alla ricerca devono essere accessibili a tutti –sottolineano Fantozzi e Petrucci -, alla luce del fatto che il territorio per effettuare la libera cerca del tartufo si sta progressivamente erodendo. Per garantire i diritti di tutti va modificata la legge regionale che, ad oggi, limita la libera ricerca perché non contiene la specifica che lungo i corsi d’acqua non possano essere costituite le riserve. Soltanto dopo tale modifica della legge vigente i comuni potranno rivedere i criteri di assegnazione. Tra l’altro, le aree demaniali (corsi d’acqua censiti nel reticolo idrografico) sono state erroneamente inserite all’interno delle aree di ‘raccolta riservata’. E non dimentichiamo che la legge nazionale (Legge 16 dicembre 1985, n. 752) riconosce la ‘cerca libera del tartufo’ come punto fondamentale di questa attività.
Negli ultimi anni – proseguono i consiglieri – in Toscana sono sorte molte zone soggette a ‘raccolta riservata’ agli aventi diritto, privati cittadini o soci di associazioni, limitando così la ricerca del tartufo di molti appassionati. Gli oltre 6500 tartufai toscani pagano una quota annuale di 90 euro, come detto dal presidente della sezione toscana dell’associazione Francesco Crispo e dal vicepresidente Livio Bianchi, e di questi meno di un terzo può accedere alle tartufaie controllate. Inoltre, i tartufai sono tenuti al pagamento dell’imposta sostitutiva da 100 euro per la vendita di tartufo sotto il limite dei 7000 euro annui. La Regione deve, dunque, dare risposte celeri e precise dato che l’inizio della stagione di raccolta del tartufo bianco è fissato per la Toscana il 10 settembre”.