Dalle infrastrutture alla digitalizzazione: il piano di rilancio della Toscana

Il documento illustrato in aula: si punta alla realizzazione di terze corsie, assi viari di Lucca e raddoppio ferroviario
Trasformare l’impatto profondo della pandemia in una opportunità, così da aprire una fase nuova per la Toscana. Questo lo spirito che anima anche il programma regionale per sviluppo 2021-25, ”il documento chiave per segnare le linee per la ripartenza della nostra Regione”, illustrato oggi in aula.
Per uscire dalla crisi ripensando i modelli di crescita, impostando il futuro per i giovani nel segno di crescita sostenibile, lotta alle disuguaglianze, inclusione sociale, transizione ecologica e rivoluzione digitale, con una ”spinta trasformativa” della società e dell’economia, puntando non solo sulla solo bellezza, ma anche sull’ingegno”. Tre gli assi di transizione individuati: ambientale, digitale e sociale.
Su questi saranno concentrati progetti e risorse. La situazione attuale. Il quadro nel quale si inserisce è quello determinato dalla pandemia, che ha portato a un rilancio degli investimenti pubblici e a una nuova risposta dell’Europa, con una dotazione finanziaria che non ha precedenti nella storia dell’Unione. Le ricadute della risposta europea alla grave crisi, il Next generation Eu, sulla Toscana non sono al momento ancora quantificabili. Meglio quantificabili le quote di fondi europei strutturali. Si ipotizza che l’ammontare di risorse per investimenti pubblici – e a sostegno di quelli privati – possa avvicinarsi a quei 5miliardi che rappresentano la dotazione ‘fisiologica’ di investimentipubblici della regione. Il riferimento è al complesso degli investimenti pubblici in Toscana, indipendentemente dal soggetto pubblico titolare (Stato, Regione, Comuni) e quindi solo in parte gestiti direttamente dalla Regione. Investimenti che nell’ultimo decennio avevano subito un brusco ridimensionamento, mantenendosi in media attorno ai 2,5 miliardi l’anno.
Il Pil pro capite del 2019 è ancora ben al di sotto di quello del 2007. I dati sinora disponibili confermano l’estrema gravità della situazione, pur non essendo facili da interpretare. La caduta del Pil che Irpet stima per la Toscana è più alta di quella nazionale (-11 per cento). La quantità di lavoro misurata in termini di unità di lavoro equivalente a tempo pieno si è ridotta di oltre 160mila unità; la Cig è aumentata in modo considerevole con un numero di ore corrispondente a oltre 120mila unità di lavoro a tempo pieno. Vanno aggiunte le ore perse dai molti lavoratori autonomi coinvolti soprattutto dal calo delle attività nel settore terziario. Per rafforzare la crescita del sistema è necessario procedere su un deciso rilancio degli investimenti, che dovrà vedere protagoniste le imprese, ma anche la pubblica amministrazione per rafforzare quelle imprese, ma anche la pubblica amministrazione per rafforzare quelle dotazioni infrastrutturali in grado di accrescere la competitività e quindi attirare nuovi investimenti.
L’atteso ‘effetto rimbalzo’, tipico del superamento delle fasi più difficili della storia potrebbe manifestarsi solo in parte nel 2021 e invece protrarsi nel 2022; quindi le attuali previsioni potrebbero vedere un’attenuazione della crescita nell’anno in corso e un suo incremento in quello successivo. Esauritosi l’effetto rimbalzo, la crescita dell’economia toscana si attesterebbe su un tasso potenziale attorno all’1 per cento, superiore a quello nazionale ma decisamente troppo basso se si volesse tornare rapidamente sui livelli di Pil pre-2008.
Il quadro degli interventi. Una parte rilevante delle risorse dovrebbero essere dedicate a sostenere la ricerca e la formazione per superare il digital divide. Digitalizzazione, Green Deal, riduzione delle disuguaglianze nelle tre grandi ‘aree’, la Toscana centrale, dove si concentra la quota più rilevante della capacità produttiva, laToscana della costa e le aree interne – il Piano per lo sviluppo dellacosta toscana messo a punto dal Consiglio regionale e approvato nella scarsa legislatura è ritenuto ”traccia imprescindibile” per la Definizione della strategia per il mare -, le più periferiche, marginali e disagiate.
Gli obiettivi. Il Prs rappresenta la ”svolta verso la ripresa” e si propone i seguenti obiettivi: fornire una connettività veloce e di qualità a tutti i cittadini toscani; sostenere l’innovazione tecnologica nel pubblico e nel privato; valorizzare il patrimonio culturale e promuoverne la fruizione anchenell’ambito del sistema turistico; decarbonizzare l’economia, promuovere l’economia circolare e modelli sostenibili di produzione e consumo; rendere resilienti comunità e territori, gestire in modo sostenibile le risorse naturali e valorizzare i servizi ecosistemici; tutelare il territorio ed il paesaggio; favorire lo sviluppo dellamobilità sostenibile; rilanciare gli investimenti infrastrutturali, mettere in sicurezza e sviluppare la rete stradale; investire in istruzione formazione e ricerca per una Toscana sempre più digitale, sostenibile e inclusiva; garantire il diritto all’occupazione stabile e di qualità; 11.ridurre i divari di genere e generazionali; 12.contrastare la povertà e l’esclusione sociale; promuovere la salute ed il benessere dei cittadini; rilanciare la competitività di tutto sistema regionale; promuovere la coesione territoriale e iluoghi della Toscana diffusa.
Infrastrutture. Sul versante delle infrastrutture stradali l’azione regionale si concentrerà da un lato sulle grandi opere di competenza nazionale che insistono sul territorio regionale (terze corsie autostradali già programmate, completamento della Due Mari, assi di Lucca, completamento del corridoio tirrenico e altre opere stradali sulla rete Anas), dall’altro sulla realizzazione di un insieme di opere strategiche sulle strade regionali, insieme ad un programma straordinario di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti anche attraverso il cofinanziamento di interventi sulla viabilità locale. La governance regionale sarà potenziata mediante la costituzione di un soggetto autonomo, Toscana Strade, che avrà come mission la realizzazione degli interventi infrastrutturali.
Gli investimenti in infrastrutture riguarderanno anche i collegamenti ferroviari con particolare riferimento al nodo Alta velocità di Firenze, alla riqualificazione della linea Prato-Bologna, opera fondamentale per potenziare il trasporto merci e i collegamenti con la costa, al completamento del raddoppio della linea Pistoia-Lucca di grande importanza per il traffico pendolare, Per rendere sempre più competitiva la regione, fondamentale svilupparela piattaforma logistica, valorizzando il trasporto ferroviario e marittimo e le potenzialità dell’economia del mare al fine di porto internazionale di Livorno e del Porto di Piombino, per la riqualificazione del Porto di Marina di Carrara (progetto Waterfront),per lo sviluppo e la maggiore accessibilità dei porti di interesse regionale di competenza dell’Autorità portuale regionale e dei porti minori.
Sul versante della mobilità sostenibile e a basso impatto ambientale, accanto alla gestione dei servizi di Tpl su gomma e su ferro si procederà al rinnovo progressivo del parco rotabile treni, per aumentarne prestazioni e risparmi energetici, e del parco bus, con l’acquisto di mezzi efficienti e a basso impatto ambientale quali bus elettrici, a idrogeno e ibridi (attraverso l’attuazione della gara gomma e grazie ai finanziamenti statali del Piano strategico nazionale della mobilità sostenibile). È prevista inoltre l’estensione della rete del sistema tramviario fiorentino verso Bagno a Ripoli, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, tenendo conto dell’importanza di un collegamento a guida vincolata fra Firenze e Prato, da Firenze Peretola a Prato Pecci, e dell’estensione della linea 1 fino all’Ospedale pediatrico Meyer. Proseguiranno inoltre i programmi per aumentare i chilometri di piste ciclabili sul territorio. Una particolare concentrazione di risorse e investimenti sarà ovviamente concentrata sulla salute Sanità. Per avere un sistema sanitario regionale sempre più efficientesarà necessario estendere il modello delle reti cliniche e sanitarie che risponde all’esigenza della individuazione di cure sempre più appropriate e garantisce un sistema di governance, risultando efficaceanche nella gestione delle liste di attesa. Saranno implementate le Case della salute, punto unitario di accesso alla rete integrata dei servizi, che garantisce una presa in carico complessiva della persona e eroga i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie, sociosanitarie e sociali, e in futuro delle Comunità della salute.
Un altro elemento di sviluppo del sistema di assistenza territoriale, sarà costituito dal rafforzamento del ruolo della medicina generale. L’azione della Regione sarà diretta anche a mettere in sicurezza il patrimonio edilizio esistente, all’efficientamento energetico degli edifici sanitari e ospedalieri, con la costruzione del nuovo ospedale di Livorno, il completamento dell’ospedale Cisanello di Pisa, la ristrutturazione dell’ospedale Le Scotte di Siena e del San Donato di Arezzo, la ristrutturazione del pronto soccorso dell’ospedale di Torregalli a Firenze, l’edificazione del nuovo pronto soccorso a Prato (ospedale di Santo Stefano) e del padiglione H a Empoli. Inoltre, si punterà sull’implementazione delle infrastrutture tecnologiche e dei modelli organizzativi esistenti per l’interconnessione dei sistemi informativi. Si lavorerà su una rinnovata centralità delle risorse umane, pilastro strategico di un sistema sanitario che deve essere capace di dispiegare con efficacia una pluralità di competenze multidisciplinari, di natura tecnicoprofessionale, gestionale, digitale e personale. Le aziende sanitarie devono definire in chiave prospettica le competenze di cui hanno assoluta necessità, per poi governarle in un approccio globale di knowledge management. Il quadro delle risorse. Gli strumenti attuativi del Prs 2021-2025 si articoleranno in 27 progetti regionali e nei già collaudati piani e i programmi regionali. Per far fronte all’emergenza derivante dalla pandemia nel 2020, la Regione Toscana ha riprogrammato i propri Por per un totale di 264,7milioni di euro, destinati al finanziamento di interventi nel campo sanitario, economico e sociale. Il quadro delle risorse finanziarie certe per gli anni a venire è al momento quello desumibile dal bilancio previsione regionale 2021-2023. Con riferimento alla spesa per gli investimenti, che costituisce il cuore del PRS, al momento, la somma ammonta complessivamente a oltre 775milioni di euro per l’anno in corso, a circa 526milioni di euro peril 2022 e 236milioni per il successivo 2023.
Il dibattito
Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), aprendo il dibattito sull’informativa della Giunta regionale, relativa al documento preliminare sul Programma regionale di sviluppo (Prs) 2021-2025, ha invitato a partire dalla “foto dell’esistente”, che ci parla di “una economia reale dai dati drammatici e di una regione che non ha un confronto roseo con gli altri paesi”. E di fronte ad un Prs strettamente legato al Pnrr e ai Fondi strutturali europei, caratterizzati da condizioni e scadenze stringenti, il consigliere ha chiesto “chiarezza sul percorso”, con schemi e tempi dei principali programmi e opere pubbliche. E sfogliando il documento presentato dal presidente Eugenio Giani, Capecchi si è soffermato sul ritardo nella attuazione dei piani, in particolare sulla non menzione del Piano dei Rifiuti, “vera emergenza di questa regione”, così come sulla problematica delle dipendenze, concludendo che “sul piatto ci sono molti soldi, ma poco si dice di come ci verranno dati e come li potremo spendere”.
Secondo Marco Casucci (Lega) “il Prs, che dovrebbe essere la cornice per i prossimi cinque anni di governo, è un documento copia-incolla dal passato con qualche aggancio al Pnrr” e con dati alla mano sulla crisi della Toscana – dal Pil calato di 12 punti alla contrazione del volume lavoro, dal crollo del Made in Italy ai 121mila poveri nella nostra regione – il consigliere ha invitato ad affrontare la grande sfida. “Se vogliamo lavorare per la crescita dobbiamo procedere con passo deciso sul rilancio degli investimenti, dobbiamo avere lo stesso coraggio dell’Europa e del Governo Draghi – ha affermato – un approccio umanistico per un cammino comunitario, che guarda alle giovani generazioni”. Secondo Casucci nel documento presentato, “pieno di parole retoriche, non si vede la Toscana del domani”. Da qui l’urgenza di una governance chiara da parte della giunta, accanto ad una azione di monitoraggio svolta dal Consiglio regionale.
Di “momento importante e di responsabilità storica per tutti, chiamati a creare le condizioni per portare la Toscana fuori dalla grave crisi provocata dalla pandemia” ha parlato Marco Niccolai (Pd), che si è detto meravigliato da chi critica la coerenza della programmazione con il Recovery Fund. Secondo il consigliere occorre salutare con favore le risorse che a disposizione, perché abbiamo gli strumenti per uscire dalla crisi, “a noi decidere come dirottare un miliardo di risorse europee accanto ai cinque circa del Pnrr”, facendo tesoro di quanto la pandemia ha insegnato. “Noi abbiamo le idee chiare – ha sottolineato – guardiamo alla Toscana solidale e quindi siamo impegnati sul tema delle disuguaglianze territoriali: la crisi da Covid ci dice che le aree interne sono luoghi dove ci sono opportunità e risposte”.
Per Andrea Ulmi (Lega) non ci sono dubbi: “si tratta di un documento scritto in perfetto politichese”, ha esordito. Secondo il consigliere il rilancio della sanità toscana non può certo avvenire in continuità col decennio precedente: occorre prendere le distanze dal passato, dire come si vogliono gestire le liste di attesa, non parlare di nuove Case della salute quando le 76 che c’erano non hanno funzionato. Per Ulmi “occorre ripensare in modo concreto questo documento, che galleggia in aria e non ha alcuna base solida: più che un libro dei sogni è un libro degli incubi – ha concluso – perché non dà la minima sostanza a quanto viene affermato”.
Diego Petrucci (Fratelli d’Italia), partendo dai disagi affrontati sulla Fi-Pi-Li, ha anche condiviso una risposta di Irpet sulle criticità ordinarie in termini di costi sociali, che si aggirerebbero sui 100mila euro al giorno. “Ebbene, in questo libro dei sogni c’è pochissimo su questa strada di grande comunicazione, così come sui collegamenti ferroviari tra Pisa e Firenze, di fronte a una nuova previsione di pista per l’Aeroporto, che slitta al 2025-2035, così come si dimenticano i collegamenti tra le strade provinciali”, ha affermato. E passando ad affrontare il tema della sanità e della salute: “nemmeno in questo contesto di libro dei sogni si immagina di investire soldi negli ospedali periferici, che hanno fatto argine nella pandemia”, ha concluso il consigliere parlando delle Usca, “l’esperienza migliore in sanità: sono stati i paladini e sono andati a casa dei malati”.
“Il Prs si trova in una eccezionale congiunzione astrale con il Pnrr e con i Fondi europei, è uno scheletro che dobbiamo riempire insieme, e ha alla base una Toscana coesa, capace di superare i gap storici”, così Anna Paris (Pd), che ha invitato tutti a dare corpo a quello scheletro, attraverso una precisa metodologia. Ovvero impegnare la Giunta regionale ad attivare un percorso di condivisione e concertazione territoriale con i cittadini, per dar vita ad una progettualità dal basso, in una pluralità di competenze e unità di intenti. E parlando dei progetti che più ha a cuore, la consigliera si è soffermata sulle città universitarie, per parlare della ricchezza del capitale umano, affrontando infine anche il tema dell’economia circolare.
Per Gianni Anselmi (Pd) la stagione che abbiamo di fronte va affrontata senza cadere in due errori, “da un lato l’assenza di ambizione, dall’altro l’istinto a conservare: le stringenti scadenze ci impongono di alzare la testa oltre l’orizzonte dando concretezza ai progetti”. In sintesi: “se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, fai qualcosa che non hai mai fatto”. E partendo dal Prs, strumento di governo che sarà declinato dai Defr di ogni annualità, Anselmi ha invitato ad “attualizzare il calibro e la statura della cultura politica toscana, per dare il senso di una visione complessiva di questa nostra regione, che costruisce dal basso, discutendo con sindaci e imprese”. “La non rinuncia ad avere qualcosa che non abbiamo mai avuto – ha concluso – è il senso della politica riformista”.
“Una Toscana vecchia che ancora non vuole guardare la futuro”. È questa la sintesi sui contenuti del Piano regionale di sviluppo 2021-2025 per la capogruppo del Movimento 5 stelle Irene Galletti. “Ciò che leggo e ho ascoltato nelle parole del presidente della Giunta è per buonissima parte sovrapponibile ad altre comunicazioni. Ci sono una serie di desiderata che si vanno ripetendo negli anni a dimostrazione che gli obiettivi posti non sono stati raggiunti”. E sulla crisi dovuta all’emergenza pandemica, Galletti va anche oltre: “Diventa quasi un alibi”. Il “contenuto politico” della comunicazione è in estrema sintesi “una serie di promesse e proposte, buone intenzioni ed idee che temo rimarranno sulla carta o poco più”. Visto il momento e le ingenti risorse in arrivo, a detta della capogruppo gli “obiettivi scritti nel documento andrebbero sviluppati in parallelo al Piano nazionale di ripersa e resilienza. Mancano gli indicatori per capire se si sta facendo un buon lavoro o se occorre mettere in campo correttivi”. Sulle linee indicate nel Piano, Galletti non ravvisa proposte per colmare le disuguaglianze: “Il benessere dei cittadini, dato dall’ambiente, dalla salute e dai servizi, viene prima del Pil”. Sulla povertà educativa, “che va di pari passo con quella digitale”, ha un giudizio netto: “si affronta con parole già usate”. Non esiste, insomma, “originalità. Non c’è un approccio nuovo come invece chiede l’Europa” conclude.
“Leggere questo Piano non può che ispirare responsabilità” dichiara la presidente della commissione Cultura Cristina Giachi (Pd). “Responsabilità di guardare oltre e prefigurare il futuro del nostro territorio con tutto quello che comporta, anche commettere errori e perdere occasioni”. “Con questo spirito – continua – siamo all’avvio di un procedimento che è davvero uno tra i più importanti di questo Consiglio” e sulle materia di stretta competenza è chiara: “Siamo ancora troppo abituati a pensare alla cultura come un investimento pubblico di offerta ai cittadini ma è molto di più. È un settore che crea lavoro soprattutto giovanile, che crea innovazione sociale, tecnologica e genera ricchezza” A detta della presidente, siamo di fronte ad una “occasione unica per mettere mano a ritardi endemici. Il patrimonio che abbiamo non è relegabile alla sola valorizzazione, pur necessaria, ma deve trovare il giusto spazio negli strumenti di programmazione”.
Critico il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Torselli che suddivide il Piano in linee di indirizzo e sulla decarbonizzazione dichiara: “non si ravvisa, all’atto pratico, come si intenda procedere”. Sulla mobilità sostenibile ricorda gli anni che si sono voluti per la tramvia di Firenze: “undici per collegare un terzo della città. Con questa tempistica per l’Area Vasta e per arrivare fino a Prato, ad essere ottimisti servirà un altro decennio”. Sulla digitalizzazione non ravvisa un “tentativo di superare il digital divide. Mi piacerebbe – dichiara – una Toscana che offre le stesse possibilità a tutti i suoi cittadini. Oggi non è così e fa male pensare che non possiamo offrire ai giovani pari opportunità”. Su lavoro e sul “diritto a garantirlo” richiamato nel Piano il capogruppo “sfida” la maggioranza: “Stiamo preparando una proposta di legge per costruire un fondo alternativo se non contrario al reddito di cittadinanza. È inaccettabile leggere che manda manodopera. Ci sono moltissimi giovani che vorrebbero un lavoro ma si scontrano con stipendi da fame, non equiparabili ai loro coetanei europei”. In chiusura ricorda che i fondi in arrivo dall’Europa sono anche prestiti e avverte: “Se non investiamo in qualcosa che porta reddito, quello che oggi sembra un regalo potrebbe diventare un incubo non solo per la Toscana ma per l’Italia tutta”.
Un occhio di riguardo alla scuola “è il nostro futuro” lo chiede la consigliera della Lega Luciana Bartolini: “Le scelte che dobbiamo prendere dovranno essere ben indirizzate. Dobbiamo guardare al domani, al futuro dei giovani che più hanno sofferto durante la pandemia”. “Il Prs – continua – deve far ripartire la Toscana creando lavoro ed opportunità. Le risorse devono essere impiegate nella formazione, anche professionale e nell’orientamento nelle scuole medie”.
“Sappiamo bene che in questa legislatura il Prs vuol dire ripartenza da una pandemia che ha travolto il mondo ma leggo nelle parole di Giani proposte e temi che sono ormai noti da anni” dichiara la caporguppo della Lega Elisa Montemagni. “Ho sentito parlare di Toscana carbon neutral ma è un manifesto che è arrivato il momento di tradurre. Non abbiamo – continua – una visone sull’energia che sia al passo coi tempi, non esiste un Piano dell’amianto sia per il pubblico che per il privato. Si parla ancora di economia circolare, l’abbiamo persino messa nello Statuto, ma non c’è corrispondenza nei fatti. Stiamo aspettando il Piano rifiuti mentre dobbiamo affrontare il tema di quelli urbani e speciali per dare risposte ai nostri distretti produttivi. Il gap infrastrutturale è noto e dobbiamo lavorare ad un sistema di livello regionale superando le divisioni tra territori”. Sul Piano del Paesaggio conclude con un’osservazione: “Può essere un’occasione per trovare equilibrio tra tutela ambiente ed antropizzazione”.
“Aver legato il Prs al Pnrr è un merito e un elemento di chiarezza. Non si deve pensare che la cornice dello sviluppo della Toscana sia da limitare nel Recovery ma significa comunque dare il segno politico ed istituzionale di una qualità dell’agire regionale e di una forte volontà di tenere la Toscana dentro le dinamiche europee” dichiara Massimiliano Pescini (Pd). “Il Prs lo abbiamo individuato come un Piano che tiene insieme tutti i nostri territori precisando sempre di più il concetto di Toscana diffusa e con un occhio di riguardo e consapevolezza alle aree interne, rurali e montane che si connettono attraverso una serie di investimenti e servizi da collegare utilizzando non solo i fondi del Recovery ma anche quelli ordinari europei”. Pescini cita anche quello dell’agricoltura che “continueremo a favorire”. “La società toscana, nelle sue forme organizzate, deve essere ascoltata profondamente e continuamente prima di redigere il Piano nella sua forma definitiva Non vogliamo – ha concluso – che appaia costruito dento il palazzo ma modellato sulle esigenze della regione perché sia elemento cardine dello sviluppo”.
Per il capogruppo Pd, Vincenzo Ceccarelli, “siamo di fronte a una grande opportunità, un’occasione storica, perché per la prima volta dopo tanto tempo saranno disponibili risorse rilevanti”. Oltre ai fondi strutturali 2021-27 in arrivo dall’Europa e alla capacità di investimento della Regione, saranno disponibili anche “le risorse del Recovery Fund, al momento difficili da quantificare per la Toscana, ma seguendo criteri di proporzionalità sembra possibile aspirare a risorse tra i 7 e i 10miliardi almeno”. Accanto alle ingenti disponibilità, aggiunge Ceccarelli, si deve registrare con favore anche un “cambio di paradigma dell’Europa, che passa ora a una politica espansiva dopo anni contrassegnati da politiche di contenimento e austerità”. “Con la nostra risoluzione, abbiamo indicato e sottolineato alcune priorità, ma anche cercato di definire un quadro che rappresenta anche l’anima, l’indirizzo politico della nostra azione futura”. Servirà “uno sforzo per ripensare i modelli attuati finora” e si dovrà cogliere l’occasione “per produrre quella ricucitura, la ricomposizione delle ‘tre Toscane’, quella centrale, la più ricca e dinamica, quella della costa e quella delle aree interne”. Il lavoro, dice Ceccarelli, “prende inizio oggi”, dovrà crescere nei territori e la Regione può avere un grande ruolo”. Sarà chiamata anche a fare da “cabina di regia, con la volontà politica di aiutare tutti ad essere nelle condizioni di progettare e poter così concorrere ai bandi e accedere alle risorse disponibili”.