“Stazione ferroviaria unica per il Valdarno”, passa dall’Interporto l’idea di Grossi di mobilità sostenibile

L’assessore ripropone un tema a lui caro e suggerisce al nuovo segretario del Pd Letta di intercettare il Recovery Plan
La mobilità sostenibile nel Valdarno Inferiore passa per la stazione ferroviaria unica del comprensorio del Cuoio. Almeno secondo l’assessore all’ambiente e mobilità sostenibile di Castelfranco di Sotto Federico Grossi che ha scritto una lettera aperta al neo segretario del Partito DemocraticoEnrico Letta.
Sull’idea che ha Letta della sua provincia, Grossi ha notato “Una chiarezza di intenti e sguardo di lunga veduta che di questi tempi sono una cosa rara. In particolare mi ha colpito che fra 5 o 10 anni immagina di poter vedere realizzato un progetto già presente in molte altre parti del mondo: una metropolitana leggera che colleghi Pisa e Firenze in 25 minuti. Un’infrastruttura che rafforza la Costa, toglie le auto e anche un po’ di camion dalla strada, connette la Toscana costiera alla dorsale dell’alta velocità. E chiude anche la disputa dei due aeroporti. Nel resto del mondo funziona così. Si atterra a Pisa e si va a Firenze in 25 minuti e si possono usare i due scali in modo integrato. Si arriva a Pisa e si riparte da Firenze e viceversa.
Condivido pienamente la posizione del mio segretario”. E’ la posizione dell’assessore, che nell’ottica della città policentrica e della conciliazione tra sviluppo della produzione e tutela dell’ambiente sottolinea: “Il tema della mobilità sostenibile integrata è una delle principali sfide per il futuro a breve e medio termine non solo per la Toscana ma anche per il territorio locale e di ‘periferia’0. Ritorno così su un tema molto caro sul quale in passato mi sono più volte speso ma che, come amministrazioni comunali del Valdarno Inferiore, non abbiamo – a mio a modesto avviso – sufficientemente preso in considerazione ovvero il tema dello sviluppo della mobilità nel Distretto del Cuoio e dei suoi collegamenti non solo tra Pisa e Firenze ma anche con l’area lucchese e pistoiese ovvero con l’autostrada Firenze Mare passando per laSp Bientinese.
Nella metropolitana leggera che colleghi Pisa e Firenze, che propone il segretario Letta, proprio a metà strada si trova il Valdarno Inferiore, terra del Distretto economico della moda più importante d’Italia che in questo momento sta subendo forti contraccolpi dalla crisi economica e sociale derivante dall’emergenza Covid. Da tempo, fin quando ero un semplice consigliere comunale del mio Comune, in più sedi ho provato a sostenere l’idea della stazione ferroviaria unica del Valdarno Inferiore che superasse le due piccole stazioni attualmente presenti (San Romano Montopoli Valdarno e San Miniato Fucecchio) che, per posizione e insufficienti collegamenti fotocopia, non garantiscono adeguati servizi e necessità per un territorio proiettato verso il ventunesimo secolo.
Un tema che in passato ho condiviso insieme a tante altre persone e in particolare con l’allora sindaco di Santa Croce Sull’Arno Osvaldo Ciaponi, che rese pubblica l’idea in un’intervista a firma di Giacomo Pelfer. Era marzo del 2012, quasi dieci anni fa. Da allora è cambiato poco o nulla. Castelfranco dista a 800 metri dalla stazione di San Romano Montopoli e in generale tutta la nostra comunità trova questa fermata come naturale riferimento. Una stazione che si trova su una delle curve più particolari di tutta la direttissima Pisa Firenze. Quando arrivi alla stazione di San Romano, te ne accorgi. Il treno pende vistosamente. Opera di alta ingegneria per l’ottocento ma oggi impossibile da adeguare alle norme per l’abbattimento delle barriere architettoniche, dove per salire o scendere dal treno devi stare attento a non cadere per il rischio di farti del male. E se hai dei bagagli al seguito, da scendere o salire, è ancora peggio. Dove prendere il treno per una persona anziana o con difficoltà motorie è impossibile.
E’ questo quello che vogliamo continuare ad offrire alle persone più fragili? Una stazione dove i treni si fermano a ore alterne. Il treno una volta si ferma alla stazione di San Romano Montopoli e l’ora successiva a San Miniato Fucecchio. Questo per la maggior parte delle volte, sia che provengano da Pisa che Firenze. Per non parlare delle persone che provengono da Santa Croce Sull’Arno che, per raggiungere la stazione di San Romano, devono passare per una strada strettissima a doppio senso che si trova su una sommità arginale e la sera, se non stai attento o non conosci la strada, rischi di finire direttamente nell’Arno. Così molti finiscono per utilizzare la ‘stazione sorella’ di San Miniato Fucecchio. Un notevole disagio per i tanti studenti e lavoratori pendolari che ogni giorno hanno usato e torneranno ad usare il treno per motivi di studio e lavoro quando sarà finita l’emergenza Covid, speriamo il più presto possibile. Un tema che riguarda migliaia di persone e che incide notevolmente sulla nostra qualità della vita.
Se vogliamo veramente pensare alla mobilità sostenibile della città policentrica da 100mila abitanti del Valdarno Inferiore non possiamo più rimandare il tema della stazione unica del Valdarno Inferiore che, per naturale collocazione e integrazione, penso possa trovare collocazione all’uscita della FiPiLi Santa Croce nel territorio comunale di San Miniato dove è già presente anche un interporto con derivazione di binari a servizio dello scalo merci mai completamente realizzato e travolto anch’esso dalla crisi economica del 2008/2009. Un’area che potrebbe trovare un forte rilancio. La strada della Bretella del Cuoio – che collega la suddetta uscita FiPiLi con le zone industriali e i centri urbani di Castelfranco e Santa Croce nonché gli abitanti delle frazioni collinari delle Cerbaie (da Galleno, Massarella, Vedute a Staffoli) – riesce a rendere maggiormente e più facilmente raggiungibile l’ipotetica stazione rispetto alle attuali. Lo stesso se penso ai centri come Ponte a Egola. Montopoli e la Valdegola. Un’integrazione tra mobilità su gomma e ferrovia con uno scalo merci a servizio di tutto il Distretto economico. Una posizione perfettamente baricentrica e collegata con tutte le realtà urbane del territorio.
Le ingenti risorse del Recovery Plan ci offrono una grande opportunità. Dobbiamo immaginare e pensare ad una nuova mobilità – più verde e sostenibile – per il Valdarno 2030 chiamando subito a raccolta le associazioni di categoria, i sindacati, la Regione Toscana e l’Università di Pisa quale valido interlocutore al quale affidare l’incarico di uno studio di fattibilità partendo da un’approfondita analisi del territorio con le sue esigenze, problematicità e aspettative.
Il futuro è ora”.