Le ricette “salva carnevale” per una festa senza carri, coriandoli e mascherate




La festa mancata si trasforma in una occasione per parlare dei dolci tipici
Con il coronavirus c’è poco da scherzare. A 10 giorni dall’ultimo giorno di carnevale, martedì 16 febbraio, non c’è traccia di corsi mascherati sul comprensorio del Cuoio. D’altra parte questi 6 comuni stanno ancora pagando un alto tributo in vite al coronavirus. Con il senno di poi, già lo scorso anno le feste all’aperto di febbraio sono sembrate rischiose, con il primo lockdown arrivato una manciata di giorni dopo l’ultimo corso.
Tra chi pensa a un carnevale autunnale o magari estivo, pandemia permettendo e chi affida queste domeniche alle foto e ai ricordi, magari ragionando di appuntamenti alternativi, una sola è la cosa certa: niente coriandoli né mascherine per ora, se non in casa, dove abbiamo imparato a fare tutto in questi mesi: studiare, lavorare, pregare, per esempio.
E anche cucinare. Se non c’è festa in Italia che non si celebri anche a tavola, ecco qualche idea per festeggiare il carnevale… in casa. La soluzione per la chef Cristina Pistolesi di Artincooking sono “le frittelle di riso golose e profumate di buccia di arancia e vinsanto nell’impasto per arrivare ai cenci: una ricetta antichissima che risale ai tempi dei romani”. Ma anche “i nostri frati gonfi e soffici e passati caldi nello zucchero semolato”. Dolci che vanno bene per tutti, perché fanno gola a grandi e piccini e perché “cucinare insieme è la cosa più bella – come sa bene la chef Pistolesi -. Il carnevale è la festa dei bambini, dove il mascherarsi diventa un gioco affascinante da sempre e di sempre, un passaggio indispensabile per potersi identificare e sperimentare mettendosi nei panni dell’altro, come travestirsi da super eroe o da principessa. Purtroppo, la situazione attuale non permette di esibirsi in assembramenti ma non per questo ci dobbiamo limitare e quindi ben venga il mascherarsi in casa pasticciando con mamma e babbo in cucina. Facciamo divertire i nostri bambini in cucina preparando insieme questi dolci fantastici… e se la cucina si sporca: pazienza”.
Carnevale vuol dire dolci. E secondo lo chef e pasticcere Marco Nebbiai, che sui dolci ha recentemente pubblicato un libro (Itinerari. Tradizione e innovazione in pasticceria), dato che la frittura è la cottura più usata per i dolci di carnevale, è importante seguire alcune semplici regole. “Innanzitutto – ha detto Nebbiai – partire dalla scelta dell’olio. Un tempo si friggeva con il lardo, ma da un punto di vista salutare non è il massimo. Serve, quindi, un olio che sopporti le alte temperature: sono ottimi l’olio di semi di arachidi e anche l’extra vergine di oliva, anche se costa un po’ di più. Poi, serve un termometro o una friggitrice domestica per impostare la temperatura. Per i fritti di piccole dimensioni la temperatura deve essere intorno ai 175 gradi: se è bollente si forma la crosta esterna sulla frittella, ma non si cuoce dentro. Infine, avere l’accortezza di cambiare spesso l’olio, per evitare cattivi odori”.
Infatti, carnevale vuol dire anche strappo alla regola e anche in cucina, in questo periodo dell’anno, ci si può concedere uno sgarro in più. E c’è anche l’opportunità di spaziare oltre i classici: “Non solo frati e frittelle – ha detto Nebbiai -. C’è la crema fritta, il semolino fritto, io faccio anche la mela fritta, un prodotto stagionale tagliata a fette e immersa nella pastella”.
Dal comprensorio del cuoio, invece, arrivano gli zuccherini all’anice di Fucecchio: una ricetta della cucina povera che risale all’Ottocento. Un impasto simile a quello dei biscotti secchi perché erano fatti per durare fino al periodo di Quaresima. A forma di ciambelle, venivano conservati nelle dispense tenuti insieme da un bastone. Buonissimi accompagnati con un bicchierino di vin santo.