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Recovery Fund, San Miniato si fa città slow e rincorre i fondi

31 gennaio 2021 | 10:07
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Recovery Fund, San Miniato si fa città slow e rincorre i fondi

Sono due i progetti di punta sulla mobilità lenta: piste ciclabili tra Valdegola e ciclopista dell’Arno e un percorso che collega il centro storico alla ciclopista

I principi guida sono quelli della sostenibilità, della rigenerazione urbana, della mobilità lenta. Quelli, insomma, che sono presenti anche nel programma del sindaco di San Miniato Simone Giglioli. Un’occasione in più si affaccia per la Rocca grazie all’adesione nella rete delle città slow: la possibilità di presentare progetti da inserire nel piano nazionale di ripresa e resilienza che potrebbero ricevere finanziamenti dall’Unione europea.

Le piste ciclabili sono la proposta di punta dell’amministrazione, che vanta nel proprio consiglio comunale anche la vicepresidente dell’associazione Cittaslow international, Lucia Alessi. San Miniato ha deciso di puntare sulla mobilità lenta, con un progetto di piste ciclabili che dovrebbe collegare la Valdegola alla futura ciclopista dell’Arno. Ma in ballo c’è anche un altro percorso, questo già finanziato nel programma triennale, che collega il centro storico alla ciclopista.

Per adesso è poco più che una speranza: non è scontato, infatti, l’ottenimento dei fondi. Ma è un tentativo. “Niente toglie – ha detto la consigliera con delega alla città slow Lucia Alessi – che poi i finanziamenti possano venire da altre vie. Ci sarà un gruppo di lavoro internazionale della rete città slow nell’ambito della redazione del Pnrr. Sono progetti ispirati ai principi del Green deal, alla transizione ecologica, alla riduzione del divario città-campagna. Poi ogni comune sceglie dove intervenire sulla base delle proprie esigenze. Noi abbiamo scelto di concentrarci sulla difesa del paesaggio rurale e sui parchi, sulla mobilità lenta e sulla sentieristica

Il comune di San Miniato ha accolto l’invito del presidente dell’associazione Cittaslow internation di promuovere un “Progetto della rete dei comuni aderenti a Cittaslow per il piano nazionale di ripresa e resilienza”. Si tratta di un’azione di tutti i comuni per massimizzare le possibilità di inserire il tema della sostenibilità e della città slow nel piano del governo per ottenere i fondi del Recovery plan. Questa, negli intenti dei promotori, sarebbe una prima risposta alle domande del territorio dopo la pandemia. L’idea è di partire con progetti sperimentali nei comuni aderenti e, successivamente, se i risultati sono soddisfacenti, ampliare la partecipazione a tutti i comuni.

Ci sarà una commissione a valutare la fattibilità, i tempi di attuazione, i costi e il monitoraggio dei singoli progetti. I temi su cui i comuni possono lavorare sono molti e vanno dal miglioramento della mobilità cittadina, al rafforzamento della medicina di base. Molti dei fondi, infatti riguardano i progetti per la sanità: da qui anche la possibilità di intervento sull’assistenza medica negli ambulatori. E ancora la riqualificazione dei centri, i progetti per il reciproco aiuto tra le generazioni, l’educazione civica e la tutela della biodiversità.

Poi c’è tutto un troncone che riguarda la “nuova residenzialità”: si tratta di promuovere l’insediamento di nuovi residenti nei comuni più piccoli per combattere lo spopolamento dei borghi. Questo si può fare con progetti che creino lavoro anche in spazi creativi, di co working o garantendo agevolazioni per chi si trasferisce.

Progetti da inserire in una struttura a piramide, che va dal più basso livello di governo al più alto. Nel caso specifico è il comune che elabora delle idee e, attraverso l’associazione Cittaslow, arriva al governo nazionale che poi cercherà di ottenere i fondi europei.

È ancora in corso di elaborazione, infatti, piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Quel piano che il governo italiano deve presentare alle autorità europee per definire che uso intende fare delle risorse del Recovery fund, l’enorme investimento di soldi per la ripresa dopo il Covid che arriva dall’Europa. Il piano è articolato in sei macro missioni e su queste linee guida devono basarsi i progetti da presentare: digitalizzazione, transizione ecologica, mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e sociale e salute.