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Ristorante aperto per covid, “E’ uno stato di necessità. Non siamo noi a far circolare il virus”

15 gennaio 2021 | 10:32
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Ristorante aperto per covid, “E’ uno stato di necessità. Non siamo noi a far circolare il virus”

Puccini spiega perché ha deciso di aderire alla manifestazione #ioapro1501

“Il Ristori mi basta appena per qualche bolletta. Serve lanciare un messaggio”. Sta tutta in questa magra considerazione l’amara decisione di Emanuele Puccini, titolare dell’hotel con ristorante annesso Il Poeta a Ponticelli, che oggi 15 gennaio ha deciso, insieme a tanti suoi colleghi sparsi per l’Italia, di aderire alla manifestazione #ioapro1501, in aperta sfida alle misure imposte ai locali dai vari Decreti del presidente Conte.

Un movimento di protesta lanciato alcuni giorni fa da un altro ristoratore non molto lontano da qui: Mohamed ‘Momi’ El Hawi, 34 anni e 3 locali a Firenze, toscano di origine egiziana, che in poche ore ha raccolto oltre 10mila adesioni in Italia al grido ‘riaprire’.

“Non potrebbe essere altrimenti – sottolinea l’albergatore, che unisce il lavoro fra camere e cucina all’impegno politico in consiglio comunale, fra le file di Voxil nostro è uno stato di necessità. Da marzo ormai siamo vessati da tutta una serie di regolamenti che hanno peggiorato la nostra situazione, già compromessa dal Covid”. Condizioni che Puccini conosce bene. Il suo hotel, uno dei più noti del Comprensorio da mesi affronta la crisi fra le comprensibili difficoltà. “Il 2020 é stato molto duro. Niente cerimonie, matrimoni, battesimi o compleanni. Ed il 2021 è già fortemente compromesso, specie per esercizi come il nostro che lavoravano tanto anche con i turisti, prevalentemente dell’oriente, cinesi. Ma anche tedeschi. Ad oggi andiamo avanti con un po’ di ospiti legati al mondo delle imprese, viaggiatori per motivi di lavoro”.

Situazione alla quale Puccini ha risposto nel pieno rispetto delle regole, mettendosi anche a disposizione della Regione nel momento più nero della prima ondata. “Eravamo fra le strutture che si erano messe subito a disposizione per gli ‘alberghi Covid’, per dare ospitalità a coloro che dovevano stare in isolamento – spiega – poi fortunatamente la Toscana non ne ha avuto bisogno e non siamo stati necessari”.

A far scattare la rabbia, insieme all’esasperazione, anche il prossimo Decreto in arrivo, con entrata in vigore già nel prossimo fine settimana. “Quando le restrizioni sono state anche peggiori di oggi, ci permettevano comunque di fare asporto. Adesso ci tolgono anche questo. Che senso ha? – si chiede –. Non siamo una pizzeria. Noi abbiamo dovuto affrontare molte difficoltà per far abituare le persone, fin quanto è stato possibile, ad ordinare da asporto pranzi e cene. Perché adesso toglierci anche questo? Il governo ci chiede atti di responsabilità, ma la responsabilità è anche quella di lavorare e tirare avanti la propria impresa e il proprio lavoro. E noi, poi, abbiamo anche diversi dipendenti”.

Di qui la decisione di aprire, pure nel totale rispetto di tutte le misure di sicurezza. Un’onda che ad ora vede l’adesione di circa 50mila esercizi in tutta Italia, con numeri sempre in crescita e l’appoggio di una vera e propria task force di legali che intendono offrire loro legittima tutela all’iniziativa. “Tutto avverrà in sicurezza, fra distanze e mascherine – conclude –. Non sono i ristoranti a contribuire a far circolare il virus. Vogliamo solo lavorare”.