Fagiolini: “Molti non ce la faranno. Chiudiamo senza prospettive per la riapertura”

E per i ristoranti della zona del Cuoio: “La chiusura e l’annullamento della fiera del tartufo ci levano l’ossigeno”
“Ci hanno detto: ‘mercoledì chiudete’. Domani 11 novembre le nostre attività chiudono senza sapere quando e come riapriremo. E soprattutto senza sapere per quanto tempo resteranno aperte, se ci sarà un’altra chiusura o meno: non abbiamo prospettive per poter investire nella riapertura”. Lo sfogo, che non nasconde la preoccupazione del momento, è di Daniele Fagiolini, presidente di Cna Horeca per la provincia di Pisa e ristoratore di San Miniato. Da domani la Toscana diventa zona arancione e questo vuol dire per ristoranti, bar, pasticcerie una seconda chiusura.
L’impressione è che chi è riuscito a sopravvivere alla prima ondata, avrà serie difficoltà a resistere anche alla seconda. Si fa pesante come un macigno la seconda chiusura, che arriva proprio quando le attività di ristorazione stavano iniziando a riprendere un po’ di campo dopo la perdita delle festività di Pasqua. “Abbiamo perso e stiamo perdendo – ha commentato Fagiolini, che è anche il titolare dell’Antico ristoro Le Colombaie di San Miniato – quello che era un primo rientro tra cresime, comunioni e festività natalizie alle porte. In più, a noi che in questa zona abbiamo il tartufo, tra chiusura e annullamento della Fiera, ci hanno levato l’ossigeno. Saremmo riusciti a reggere il colpo, ma così ci saranno sicuramente attività che non ce la faranno”. E non va meglio nelle grandi città, dove, secondo Fagiolini, “è mancato l’afflusso dei turisti”.
Quella di chiudere è stata sicuramente una decisione sofferta, giunta dopo l’aggravarsi dell’andamento della pandemia che rischiava di essere fuori controllo. Come c’era da aspettarsi c’è qualcuno che ci rimette, ma a far scatenare la rabbia dei ristoratori sono le modalità con cui le decisioni sono state prese. Poco preavviso: in un giorno è difficile riorganizzare un’attività. Non convince nemmeno l’asporto come modalità di lavoro: “L’asporto non aiuta in tutti i sensi – ha detto Fagiolini -: la ristorazione non campa sull’asporto, la ristorazione si vive al tavolo. L’asporto è qualcosa che non dà un aiuto alla ristorazione, perché ci sono dei costi fissi che rimangono e solo con l’asporto non è detto che riesca a coprirli”.
“Come Cna – ha detto Fagiolini sul fronte degli aiuti – stiamo lavorando ad alcuni punti, ci saranno dei tavoli a breve. Abbiamo già chiesto un fermo su alcune situazioni, come il pagamento della spazzatura, ma tranne che la concessione del suolo pubblico da parte dei comuni poco altro ci è stato accordato. Teniamo duro, anche se qualcuno ha già chiuso e altre sono al limite”.