Corsi di recupero, temperatura e medico: così è ripartita la scuola a San Miniato
Dopo sei mesi le aule di Cattaneo e Marconi si riaprono: ecco come
Settembre è sempre stato il mese della scuola, ma quest’anno lo è ancora di più. Dopo sei mesi tra didattica a distanza e vacanze estive, studenti, docenti e dirigenti sono rientrati nelle aule per i corsi di recupero, il primo banco di prova in vista del 14 settembre. Le scuole di San Miniato, il liceo Marconi e l’istituto tecnico Cattaneo, lo hanno fatto ieri 2 settembre nel rispetto di tutte le regole anti contagio che per la prima volta sono state testate, anche se da un numero contenuto di persone.
Mascherine in ingresso e in uscita, non obbligatorie in classe se è possibile mantenere il distanziamento e misurazione della temperatura a casa accompagnata da autocertificazione dei genitori. Queste alcune delle misure adottate. Per chi sta già frequentando i corsi di recupero, gli ingressi erano scaglionati e, dove possibile, separati. Non ci sarà un esame a settembre prima dell’inizio delle lezioni: le insufficienze saranno recuperate durante il prossimo anno scolastico grazie a un impegno aggiuntivo nelle materie con debito.
Nonostante alcune scuole abbiano deciso di organizzare anche le lezioni di recupero a distanza, Marconi e Cattaneo sono rientrati in presenza, grazie agli spazi adeguati per accogliere gli studenti. “È stato un banco di prova – ha detto Gennaro della Marca, il dirigente scolastico del Marconi -. I ragazzi sono stati ordinati, hanno rispettato le norme, sono entrati in due turni e da due ingressi separati. Anche per il collegio dei docenti sfrutteremo, finché il tempo lo permette, gli spazi esterni”.
È stato certamente un test importante anche per il Cattaneo, ma “comunque con una presenza rarefatta – come ha spiegato il dirigente Alessandro Frosini –. Parliamo di un centinaio di ragazzi al giorno quando dal 14 settembre ne arriveranno 650 in sede centrale e 200 in quella distaccata”.
L’umore, secondo i due presidi, è positivo sia tra i docenti che tra gli studenti. Il piacere di rivedersi e la tranquillità trasmessa dal comportamento corretto di tutti fanno ben sperare per la riapertura a pieno regime. Inoltre, a dare ancora maggior sicurezza, è la recente ordinanza regionale che reintroduce il medico scolastico negli istituti e nei licei della Toscana. Una presenza quasi fissa che si occuperà di monitorare il rispetto delle regole di prevenzione a scuola, fare una valutazione epidemiologica del contesto e, in alcuni casi, può fare anche interventi di tipo diagnostico.
“Noi – ha detto Frosini del Cattaneo – abbiamo già da anni il nostro medico di riferimento. Se poi ci sarà assegnato un medico con una presenza costante, tanto meglio”. La lista dei medici da assegnare a ciascuna scuola sarà stilata dalle Asl territorialmente competenti entro il 30 settembre. “Una figura che serve – anche per Della Marca del Marconi -. Noi personale scolastico non abbiamo competenze specifiche in materia di medicina, quindi speriamo che arrivi un medico di supporto a quello a cui già facciamo riferimento”. Il medico scolastico è una figura che si andrebbe ad aggiungere a tutti i responsabili sanitari e di sicurezza già presenti, figure di tipo aziendalistico che operano già in molte scuole.
Il dibattito sulla riapertura si è concentrato anche sulla misurazione della temperatura. Allo stato attuale, le linee guida prescrivono di far entrare i ragazzi con una temperatura corporea inferiore a 37,5 gradi e che siano le famiglie, nelle loro abitazioni, a misurarla prima di partire per la scuola. Tuttavia, qualcuno si è chiesto se non fosse meglio misurarla sul bus (per chi lo usa come mezzo di trasporto) o direttamente all’ingresso della scuola, così da essere sicuri che tutti abbiano una temperatura entro i limiti. “Oggi – ha spiegato il dirigente Frosini – abbiamo preso le dichiarazioni dei genitori che si assumono la responsabilità di mandare i ragazzi a scuola se non hanno febbre né sintomi e che dichiarano che negli ultimi 14 giorni non sono stati a contatto con un caso positivo. Abbiamo fatto questo perché è quello che prevedono le linee guida. Se sarà necessario fare diversamente ci adegueremo, però vorrei sottolineare un fatto: anche nel caso in cui dovremmo essere noi a scuola a misurare la temperatura, serve comunque una dichiarazione dei genitori che attesti che nei 14 giorni precedenti il ragazzo o la ragazza non sono entrati in contatto con persone positive al Covid-19. Noi possiamo limitarci a misurare la temperatura in quel momento ma non possiamo sapere cosa hanno fatto e dove sono stati gli alunni nei giorni precedenti”.
Qualche problema sulla rilevazione della temperatura a scuola è stato sollevato anche dal dirigente del Marconi: “Noi – ha detto Gennaro Della Marca – ci siamo dotati di due termoscanner, ma l’utilizzo di questi strumenti per 630 ragazzi tutte le mattine comporta un enorme rallentamento degli ingressi. Far misurare la temperatura a casa io non lo vedo come un tentativo di scaricare la responsabilità sulle famiglie. Piuttosto, è una collaborazione scuola-famiglie che è utile per tutti: a casa devono misurarne una sola, qui a scuola 630”.
Anche perché, nel caso in cui dovessero essere le scuole a misurare la temperatura, questo comporterebbe un’ulteriore complicazione nell’organizzazione degli ingressi e dell’organico. Probabilmente molti istituti dovrebbero rivedere gli spazi e chiedere più personale. “A oggi noi non abbiamo avuto la necessità di chiedere più organico – ha detto Della Marca del liceo Marconi -. Riusciamo a gestire la scuola con il personale che abbiamo e chiedere personale docente o non docente aggiuntivo mi sembrava commettere un danno all’erario o comunque toglierlo a chi ne aveva più bisogno”. Caso diverso per il Cattaneo che ha chiesto 5 unità per il personale docente e 3 per quello non docente. “Serviranno – ha spiegato il preside Frosini – per il lavoro aggiuntivo di sorveglianza e di pulizia. Dovremmo aumentare l’organico, ma non sappiamo ancora quando e di quanto”.
Infine, la campagna per i test sierologici al personale scolastico. Sebbene sia su base volontaria e quindi nessuno dei dipendenti fosse tenuto a comunicare alla scuola l’intenzione o meno di fare il test, la percezione dei due presidi è che tutti o quasi i dipendenti di entrambe le scuole abbiano fatto o stiano per fare il test, avendo già in mano la data della prenotazione.