La luminara accompagna l’Assunzione di Santa Maria a Monte, la riflessione



L’ex sindaco Vellone racconta un legame lungo più di 600 anni
Per tutti è il Ferragosto. Ancora per molti, però, il 15 agosto è l’Assunta, la giornata in cui si celebra l’assunzione di Maria in cielo. Una festa quindi, da vivere anche in comunità, come accade a Santa Maria a Monte.
Riceviamo e pubblichiamo integralmente una riflessione dell’ex sindaco Bernardo Vellone.
La solennità dell’Assunzione della beata vergine Maria rappresenta una delle ricorrenze religiose più sentite e partecipate della comunità di Santa Maria a Monte, il cui stemma civico rientra fra quelli definiti “arme parlante” in quanto, come rileva il Passerini, risulta evidente “l’immagine dell’Assunta in cielo, sopra la vetta di un monte”.
Nel Medioevo le città autonome, meno frequentemente i piccoli comuni, si dotavano di “emblemi identificanti”; l’araldica nei secoli scorsi ha rappresentato un efficace “linguaggio espressivo” in tempi in cui l’immagine costituiva un fondamentale strumento di comunicazione ed educazione, anche se per il nostro Comune questo è stato possibile solo in epoca relativamente recente.
Quindi prima che nell’araldica, i segni del legame tra Santa Maria a Monte e il sacro, nel caso specifico la Vergine Maria, li rintracciamo nelle fonti normative e statutarie di cui i comuni, in quanto forme di autogoverno rette da propri rappresentanti, si andarono progressivamente dotando.
Nel caso di Santa Maria a Monte ci rapportiamo con lo Statuto tardomedievale datato 1391. Merita sottolineare che all’epoca il castello gravitava in maniera stabile sotto il controllo del Comune di Firenze, che ne esprimeva la figura del Podestà, dopo essere stato a lungo conteso da fiorentini, pisani e lucchesi. Si ricordi che all’epoca l’Arno era navigabile e il nostro Comune, ben arroccato sulla parte collinare, costituiva un presidio strategico. All’epoca la Chiesa ed il potere politico, seppure a lungo in lotta fra loro, erano considerati come parti del medesimo ordine divino, entità totalizzanti al punto che ogni aspetto della vita sociale ed ogni azione umana risultava indiscutibilmente di loro pertinenza.
Se ai giorni nostri è impensabile, in nome della laicità delle istituzioni e della pluralità di pensiero e di espressione religiosa, ipotizzare all’interno di uno statuto comunale precisi riferimenti alla sfera della fede, nel Medioevo non era certo così. Lo statuto veniva ad assumere una dimensione totalizzante, in quanto, come detto, espressione di un potere totalizzante.
La documentazione statutaria del nostro Comune mette in luce la devozione per Maria Vergine prevedendo in suo onore ben due “luminarie”; mentre una terza era dedicata a San Giovanni Evangelista, al quale all’epoca era (ed è tuttora) intitolata la Pieve (dopo la distruzione avvenuta nel 1327 ad opera dei fiorentini della rocca e dell’altra più antica Pieve intitolata alla santissima Vergine Assunta in cielo). In occasione della ricorrenza di San Giovanni lo Statuto recitava che: “ Ciascuna persona scripta et messa nel libro della guardia di detto comune sia tenuta ed debba andare (a pena di soldi dieci per chi non v’anderà) alla processione la mattina quando si dirà la messa maggiore con uno candelo il meno di soldi due. Ed i detti candeli sia tenuto ciascuno offerere all’altare, dove si dirà la messa, la quale offerta sia dell’opera della pieve”. (Rubrica CCII- Che gli operai facciano la festa di Sancto Giovanni Evangelista et che si faccia l’offerta et la luminaria).
Tornando al legame esistente tra la Comunità e la Vergine Maria, gli “statutori” deliberarono (Rubrica CCLVI) che la seconda domenica del mese di ottobre si dovesse svolgere una processione dalla Pieve fino alla porta Guelfa, quale atto di riverenza nei confronti della Madonna affinché, facendo memoria di avvenimenti bellici che avevano coinvolto il castello, la Vergine Maria “guardi e difenda la terra di Sancta Maria in Monte”, che nel 1390 era stata posta senza successo sotto assedio da parte delle truppe inviate da Gian Galeazzo Visconti alla conquista di Firenze.
Tuttavia quella in onore di Maria Assunta in cielo è ad oggi la più conosciuta fra le “luminarie” che nel Trecento caratterizzavano sia la vita religiosa di Santa Maria a Monte, sia quella civile al punto che tali “luminarie” vennero ad essere incardinate nell’ordinamento comunale.
La processione in onore dell’Assunta veniva annunziata per tutto il territorio e la partecipazione era obbligatoria per tutti gli uomini sopra i 14 anni, i quali erano tenuti ad avere “uno cero overo candele di peso d’once quactro di cera il meno a fare la detta luminaria”. L’accensione delle candele avveniva a Montignano “innanzi alla Chiesa della Sancta Trinità”, poi i fedeli facevano ritorno alla Pieve “fino all’altare di Sancta Maria”. Il notaio del comune avrebbe preso nota dei presenti e trasmesso i nominativi al Podestà. (Rubrica CLX Della luminaria per la festa di Sancta Maria del mese d’agosto si faccia).
Il rilievo che assumevano per la Comunità le celebrazioni dell’Assunzione della Beata Vergine Maria è testimoniato, a nostro avviso, da due ulteriori elementi qualificanti: la promulgazione di una sorta di amnistia temporanea per quanti intendessero rientrare nel castello pur avendo pendenze giudiziarie e condanne, eccezione fatta per i “ribelli”, da intendersi come “ghibellini”, quindi non graditi in una roccaforte guelfa, quale era all’epoca il nostro Comune. (Rubrica CLX – Della luminaria per la festa di Sancta Maria del mese d’agosto si faccia) e l’integrazione statutaria apportata nel 1395 in base alla quale, in occasione della festa della Vergine Maria nel mese d’agosto, si stabiliva che “tutta l’offerta della ciera, dè danari et d’ogni altra cosa che in la detta mattina s’offeressi in la detta Pieve, sia et essere debbia della detta opera”, ossia avrebbe dovuto essere destinata agli “operai della pieve” al fine di rendere tale festa bella e onorevole. ( Rubrica CCLIV – Della festa di Sancta Maria).
In Toscana si hanno numerosi esempi di devozione alla Madonna Assunta in cielo collegati a cerimonie civili. Il più famoso è certamente quello che vede protagonista Siena sin dagli albori del secondo millennio. In tale occasione le comunità soggette a Siena erano tenute a donare ceri e tributi alla Repubblica, una cerimonia sia politica, finalizzata a celebrare la supremazia della città sui comuni ad essa soggetti, sia religiosa, volta a confermare la devozione di una comunità alla Madonna, nei riguardi della quale rivolgersi in particolare nei momenti di pericolo e difficoltà. Ancora oggi Siena lega una delle principali manifestazioni civili, ossia il palio, al culto della Madonna.
Sono trascorsi oltre 600 anni da quando nel 1391 il grande umanista Coluccio Salutati (Pieri Colucci Salutati de Stignano), in qualità di Cancelliere della Repubblica Fiorentina visionò e fece approvare da detta Repubblica lo Statuto del Comune di Santa Maria a Monte. Negli anni successivi lo Statuto subì modifiche ed integrazioni, fino ad essere confinato negli archivi a seguito dell’evoluzione, avvenuta nel corso dei secoli, verso forme di governo in senso accentratore, mentre contestualmente anche storia andava a modificare la propria visione del mondo e con essa il rapporto con il sacro.
Oggi la ricorrenza dell’Assunzione della Beata Vergine Maria attiene esclusivamente alla vita religiosa della Comunità e nel caso di Santa Maria a Monte si deve molto all’opera culturale svolta dal proposto don Lelio Mannari se la “luminaria” è giunta così carica di partecipazione e fede sino ai giorni nostri. Sincera gratitudine si deve inoltre a due persone di “buona volontà”: Giuseppe Luperini e Carlo Nuti, i quali anche in anni di generale “riflusso nel privato” si sono prodigati per creare un contesto visivo adeguato alla cerimonia, ed i cui sforzi sono stati d’esempio a molti che di recente ne hanno raccolto l’eredità nel “Comitato della luminaria”.
In conclusione voglio inoltre ricordare che ricorre quest’anno il 25esimo anniversario da quando, nel 1995, su proposta dell’assessore alla Cultura Marco Nuti, l’allora giunta deliberò di prevedere la partecipazione in forma ufficiale dell’amministrazione comunale ai festeggiamenti in onore dell’Assunta. Il Comune con il proprio Gonfalone, quindi con il proprio “signum”, contrassegno identificante la nostra entità civile, da allora rende onore a Colei da cui ha assunto il nome.