Il coronavirus non ha fermato tutto: 400 nuovi nati in 5 mesi al San Giuseppe

Tamponi al momento del ricovero e ingressi contingentati per partorire in sicurezza
Il coronavirus non ha fermato tutto. Continua a crescere il numero di nascite all’ospedale San Giuseppe di Empoli: sono già 400 i nuovi nati da inizio anno, in lieve incremento rispetto al trend dello scorso anno.
Il personale medico e ostetrico del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Empoli, diretto da Pasquale Florio, è riuscito a garantire l’attività in completa sicurezza per la tutela della salute delle donne anche durante la fase di epidemia da covid 19. In questo periodo all’interno del presidio ospedaliero empolese, come in tutti gli altri punti nascita aziendali, è consentita la presenza di un solo accompagnatore durante gli orari del passo, oltre che durante il travaglio e parto.
Per affrontare un momento così complesso sotto l’aspetto clinico assistenziale, ma anche dal punto di vista della relazione con l’utenza, l’Azienda Ausl Toscana Centro ha inoltre adottato strategie relazionali che tenessero conto della specifica fragilità psichica delle future mamme e puerpere al tempo del coronavirus.
“La nascita di un bambino – spiega Cristina Salvestroni, responsabile clinico locale ostetricia e ginecologia – è un evento centrale nella vita di una donna e di una coppia, ma la tutela del nascituro passa anche e soprattutto in certe fasi dalla tutela della salute fisica e mentale della madre Il merito di non aver fatto avvertire la solitudine alle nostre mamme va tutto alle nostre ostetriche, che si sono prodigate nell’accompagnarle serenamente durante i giorni di ricovero e nell’affiancarle di fronte alle loro necessità e alle incertezze derivanti dalla convivenza con questa nuova e poco conosciuta patologia”.
Fondamentale è stato il sostegno psicologico da parte della struttura psicologia ospedaliera, coordinata da Giuditta Martelli, che da alcuni anni si occupa di sostenere le fragilità delle nostre mamme durante e dopo il ricovero. “Il parto – spiega – costituisce un’esperienza di vita unica, irripetibile, mai uguale a se stessa, emotivamente molto intensa e complessa sul piano sia dei contenuti del pensiero che dei vissuti soggettivi della coppia genitoriale e della donna.
In questo particolare momento storico e sociale, dove l’emergenza provocata dalla pandemia ha determinato in tutti noi la necessità di modificare stili di vita e abitudini, anche il momento del parto ha assunto, per certi aspetti, connotazioni nuove, specifiche e peculiari. È stato possibile rilevare fin dall’ingresso in reparto, come lo stato psicofisico di molte gravide risultasse già molto provato dal punto di vista psicologico, a causa degli esiti della quarantena e delle misure di contenimento attivate, l’impossibilità di partecipare ai corsi di preparazione al parto, nonché di familiarizzare anticipatamente con l’ambiente ospedaliero e con il personale. A questa situazione, già quindi molto delicata e complessa in partenza, si è poi aggiunta la fatica psichica per queste donne di adattarsi, una volta giunte in ospedale, non solo ad un ambiente ipermedicalizzato, con operatori sempre muniti di mascherine e con l’obbligo esse stesse di indossarla durante la degenza, ma anche a tutta una serie di regole, di nuove procedure limitanti e restrittive, come l’impossibilità di far stare h 24 il padre del nascituro in camera con loro”.
In occasione del ricovero o in prossimità del parto, le donne vengono sottoposte a tampone naso faringeo per lo screening dell’infezione da covid 19 e finora nessuna è risultata positiva. Da questa settimana i tamponi non verranno più effettuati in ospedale, ma attraverso il servizio drive through, con accesso in auto direttamente dal parcheggio dal lunedì al sabato con la presenza di personale infermieristico.