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Da Marti in Polonia, Marco porta i pasti a medici e case di cura

21 marzo 2020 | 00:57
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Da Marti in Polonia, Marco porta i pasti a medici e case di cura
Da Marti in Polonia, Marco porta i pasti a medici e case di cura
Da Marti in Polonia, Marco porta i pasti a medici e case di cura
Da Marti in Polonia, Marco porta i pasti a medici e case di cura
Da Marti in Polonia, Marco porta i pasti a medici e case di cura
Da Marti in Polonia, Marco porta i pasti a medici e case di cura

“Qui hanno chiuso tutto. A Varsavia persino le mense che distribuivano pasti caldi ai senzatetto sono chiuse per rischio coronavirus e anche le mense negli ospedali, quelle dove mangiavano dottori e infermieri, sono chiuse”. Così Marco Salvadori di Marti di Montopoli Valdarno e la moglie continuano a cucinare, ma per portare il cibo ai medici e al personale sanitario impegnato nelle tende davanti agli ospedali allestite per l’emergenza sanitaria.

Perché se siamo ormai alla pandemia, il modo di affrontarla cambia un po’ da Paese a Paese. “Vivo in Polonia, a Varsavia dal 1999 – racconta Salvadori -. Sono un ristoratore, ho una mia attività e dei dipendenti. Qui ci sono ancora pochi casi, ma le autorità hanno chiuso tutto. Persino un ospedale e un laboratorio dopo che un dipendente è risultato positivo. Siamo in emergenza: sono (quasi) chiuse le frontiere, le scuole, i locali. La città è deserta. Io lavoro solo con l’asporto, senza dipendenti, siamo solo io e mia moglie. Facciamo pasti no profit per medici, infermieri e case di cura finché si può“.

Perché con tutto chiuso, sono partite le richieste di aiuto e gli appelli. “Così abbiamo aperto il locale io e mia moglie, ci siamo chiusi dentro e abbiamo preparato ‘il pacco’ per il personale sanitario che vedete nelle foto. Sono stati felici, ci hanno accolto con grande gentilezza e commozione”. Perché un conto è chiedere aiuto, un altro è riceverlo davvero.

Salvadori a Marti ha ancora una casa, “dove torno due o 3 volte l’anno in condizioni normali. Ora non sappiamo quando si potrà. Lì ho ancora mia sorella, altri parenti e qualche amico”. Iscritto all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero e con un’attività che ha chiamato La Bottega Toscana, non importa da quanto tempo Marco è a Varsavia e neppure se metà del suo cuore è di una donna polacca: un po’ italiano ci si sente ancora. E approfitta per mandare “Un saluto e un abbraccio all’Italia“.