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Da Castelfranco in Cina e ritorno: “Otto giorni a Hong Kong senza particolari profilassi”

3 febbraio 2020 | 20:06
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Da Castelfranco in Cina e ritorno: “Otto giorni a Hong Kong senza particolari profilassi”
Da Castelfranco in Cina e ritorno: “Otto giorni a Hong Kong senza particolari profilassi”
Da Castelfranco in Cina e ritorno: “Otto giorni a Hong Kong senza particolari profilassi”
Da Castelfranco in Cina e ritorno: “Otto giorni a Hong Kong senza particolari profilassi”
Da Castelfranco in Cina e ritorno: “Otto giorni a Hong Kong senza particolari profilassi”

“La paura è legittima e i protocolli sanitari sono giusti. Folle, però, è sputare addosso ai turisti cinesi”

Ha mangiato cinese – “Non i pipistrelli, però” -. E, poi, ha passeggiato per le strade di Hong Kong e Macao, partecipato a riunioni, frequentato i colleghi italiani e anche quelli cinesi. Giulio Nardinelli è rientrato a Castelfranco di Sotto da un viaggio di 8 giorni nella zona a sud est della Cina, distante migliaia di chilometri dalla provincia Wuhan, quella dalla quale si è diffuso il Coronavirus.

“La Cina è enorme – ricorda Nardinelli -. A Wuhan hanno chiuso i confini il giorno dopo i primi casi ma per il resto, la Cina è tranquilla. Nella provincia di Hong Kong ci sono più di 7 milioni di abitanti e si sono registrati 12 casi di contagio, tutti cittadini cinesi provenienti da Wuhan. Il Governo ha messo sotto osservazione solo una piccola porzione della Cina continentale mentre la capitale e le aree costiere sono tutte ancora accessibili sia via terra che via aerea”.

Con controlli per i cittadini che arrivano dalla Cina continentale. A nessun particolare protocollo, in entrata come in uscita, si è sottoposto l’ex assessore Nardinelli. “In quelle zone – racconta – il livello igienico sanitario è occidentale, quindi bastano i vaccini che abbiamo già e non ho dovuto fare niente di più per andare là. Ma anche al rientro non ho subito una profilassi particolare: non provenivo dalle zone del contagio”.

Un viaggio di lavoro, quello di Nardinelli, che testimonia come, in qualche modo, oltre alla vita, scorra tranquilla anche l’economia. “Io non ho notato problemi particolari. Vero è che se continua così, se la situazione non migliora, le borse crollano e allora problemi ci saranno”. Ma niente al momento vieta di avere rapporti normali con gran parte della Cina. E, anche di più, con i cinesi italiani, che da mesi o anni non tornano nel loro Paese d’origine.

Viene da chiedersi, allora, se fa più male il virus o la paura del virus. “La paura è legittima – dice – e i protocolli sanitari sono giusti. Folle, però, è sputare addosso ai turisti cinesi, pensare che siano tutti contagiati e contagiosi, togliere i bambini dagli asili, non mangiare più nei loro ristoranti e pensare che gli embarghi economici non abbiano pesanti ricadute per noi più che per loro: loro son un miliardo e mezzo, noi 60 milioni. La prudenza va coniugata con l’opportunità”.

Soprattutto quando, tra i metodi di prevenzione, c’è lavarsi bene le mani più volte al giorno e non tossire in direzione di altre persone.