Azienda Speciale Castelfranco di Sotto Parenti non partecipa alla selezione

Ma in audizione al Consiglio dice: "Serve una revisione"

“Il dottor Michele Parenti non parteciperà alla nuova selezione da direttore generale dell’Azienda Speciale, me lo ha comunicato ufficialmente”. Si è concluso con questa comunicazione, peraltro contestata, l’ultimo consiglio comunale dell’anno a Castelfranco di Sotto, interamente dedicato all’Azienda Speciale Servizi Pubblici Locali, al suo bilancio e al programma del triennio 2019-2021.

Discussione che ha visto le opposizioni scatenate nel merito di una situazione economica non rosea per stessa ammissione dei vertici dell’ente, ma che inevitabilmente è scivolata anche sulle ultime vicende giudiziarie che hanno investito l’Azienda, finita alcune settimane fa al centro di una sentenza della Corte dei Conti, seppur di primo grado, nella quale con parole dure si condannano sia l’allora presidente Enrico Quinti, poi dimessosi e già impegnato nella restituzione del danno erariale, che Michele Parenti, all’epoca e ancora oggi direttore generale, accusato dalla corte di non essersi attivato “per ricondurre nella legittimità l’attività di corresponsione dei compensi” dopo che anche il comune, ente controllante l’azienda pubblica, con una delibera di giunta gli avesse richiesto il recupero delle somme erogate.

“Sarebbe utile sapere se Parenti – ha detto il consigliere 5 stelle Luca Trassinelli, autore di una mozione in cui si chiede subito la revoca al direttore oggi affiancato dal nuovo presidente Fausto Magni – che oggi si impegna a non ripresentarsi, possa effettivamente farlo, dato che il nuovo statuto parla di un solo mandato per direttore e Parenti lo abbia abbondantemente superato. Le accuse sono gravi e riguardano un eccesso di sicurezza che Parenti non poteva permettersi”.

“Il percorso con il quale si arriva a questo punto è stato, in realtà, molto più complesso – ha detto il sindaco Gabriele Toti a difesa dell’operato del comune –. La norma con la quale si eliminano i compensi per i dirigenti delle aziende come la nostra, il decreto n.70 del 2010, si prestava all’epoca a varie interpretazioni sul momento in cui sarebbero dovuti cessare i diritti di riscossione. Ambiguità che è anche dimostrata da sentenze della stessa Corte in cui, per altri comuni e situazioni simili, si è arrivati a conclusioni differenti. In ogni caso il comune in quell’occasione decise di interrompere l’indennità con il mandato”.

Giustificazioni che non hanno convinto né la capogruppo del centrodestra Monica Ghiribelli né Aurora Rossi che, oggi nel gruppo misto, fu autrice all’epoca della prima denuncia circa i compensi non dovuti a Quinti, da cui poi partì l’esposto. “La condotta del Parenti – ha detto la consigliera di opposizione –, al di là delle cifre, è difficile da giustificare. Anche se non è chiaro se le somme siano dovute o meno e fino a quando, se il comune e la giunta dicono di riparare ad una situazione con una delibera, tu lo devi fare senza sindacare”.

Scontro anche sullo stato dell’arte dell’Azienda Speciale Servizi Pubblici Locali sul fronte del bilancio, sulle cui criticità si è espresso in consiglio in audizione lo stesso direttore Michele Parenti. “Nessuno mistifica niente: questa azienda è in grave sofferenza – ha detto –. Io non lo so se le farmacie dei comuni vicini sono tutte in utile o sono messe come la nostra. E’ nota però da tempo un’indagine Cispel (Confederazione Italiana Servizi Pubblici Economici Locali) in cui si dice che le farmacie con un fatturato al di sotto del milione di euro sono diseconomiche. Gli enti locali fanno quello che possono per valorizzare le loro farmacie, ma questo, purtroppo, spesso vuol dire portarle anche fuori dai centri storici. I comuni vicini ad esempio le inseriscono all’interno di strutture commerciali. San Miniato a breve la metterà alla Coop, a Santa Maria a Monte si è fatto uguale, a Santa Croce si mette in una zona nella quale insistono sia la Coop che la nuova Conad”.

La farmacia castelfranchese, sempre stando alle dichiarazioni di Parenti, evidenzia un deficit di ramo pari a 22mila euro. E se il 2019 vede una leggera flessione in rialzo rispetto all’anno precedente – ‘l’anno nero’ 2018 -, stiamo comunque parlando di una farmacia che fa un ricavo di 787mila euro e cinque anni fa sfiorava il milione. Una contrazione dei ricavi che si vede anche, e questo dà da pensare, sulle ricette (-5% nel 2018 rispetto al 2017). “Serve quindi sicuramente una revisione – conclude Parenti – e una rilettura dei dati”.