Il presepe restaurato torna a splendere a Santa Cristiana



Statuine del 1700 lasciate forse dalle truppe alleate
Il complesso, in corso di studio, dovrebbe datarsi alla fine del Settecento per le caratteristiche del modellato nei volti, dai tratti espressivamente delineati come nelle più note scene di genere del tempo e nelle vesti, abilmente dettagliate in vivacissimi movimenti di panneggio. “Un piccolo tesoro d’arte – secondo la storica dell’arte Maria Giulia Burresi – recuperato alla devozione e ammirazione per la sensibilità del monastero e della pro loco, per la generosità dei loro sostenitori, oltre che per l’attenzione con cui sono stati condotti i restauri”.
Le statue del presepe restaurate del monastero di Santa Cristiana a Santa Croce sull’Arno saranno presentate venerdì 20 dicembre alle 10,30. Con un “gioco di squadra” che è lo specchio dell’importante lavoro di recupero fatto: ci saranno il presidente della pro loco Angelo Scaduto, Maria Giulia Burresi e la restauratrice Moira Lucia Colombini.
Le statue sono emerse durante la catalogazione del patrimonio artistico del monastero di Santa Cristiana. “Mi furono segnalati – racconta Burresi – dalla madre superiora i personaggi di un presepe in cartapesta policromata. A sua memoria, erano stati lasciati al monastero dalle truppe alleate durante l’avanzata della seconda guerra mondiale. Episodio plausibile: non fu inconsueto che anche in altre parti del paese le truppe asportassero (non solo da edifici religiosi) opere d’arte e archeologiche di diversa consistenza e valore. Talvolta opere di grande prestigio presero la via d’oltre oceano e oggi sono conservate in importanti musei (si pensi all’Annunciazione lignea di Nino Pisano dalla pieve di San Casciano a Settimo). Talaltra, come sarebbe accaduto in questo caso, le opere ‘minori’ furono lasciate altrove o per eccessiva difficoltà di trasferimento rispetto al loro valore o per presa di coscienza dell’inopportunità dell’azione, sia pur a volte motivata dalle situazioni di abbandono in cui le opere erano state rinvenute.
Questo accadde probabilmente per il gruppo dei nostri personaggi, da cui forse furono sottratti solo i principali soggetti del Presepe, oggi reintegrati grazie all’abilità e generosità di cittadini. E certo la provenienza delle sculturine – che di vere e proprie piccole sculture di abilissima fattura si tratta – è da ricercare nei territori delle campagne laziali attraversati dalle truppe”.
Lo si deduce dalle caratteristiche “cioce” della Ciociaria e le vesti dei contadini e artigiani che la popolavano. Curioso in particolare il personaggio con due bacchette in mano, forse il Rabdomante così prezioso nelle campagne per la ricerca dell’acqua.
I personaggi, che poggiano su una base di legno dipinta, non erano in buone condizioni e le più danneggiate risultavano essere le gonne, per la loro struttura modellate con tela cerata e gesso.
A un personaggio manca la mano sinistra e un altro ha la testa quasi decapitata.