“Esubero strutturale”: annunciati 14 licenziamenti in un’azienda di Santa Croce. La Cgil teme l’effetto domino

Il sindacato teme per i posti di lavoro, ma soprattutto per la perdita di know how di un distretto chiave per il made in Italy

“È appena arrivata la comunicazione di 14 licenziamenti di un’azienda conciaria nel distretto di Santa Croce sull’Arno”. A denunciarlo è la Filcatem Cgil Pisa, che ormai da mesi segue l’azienda con più di 40 addetti (e moltissime altre simili in tutto il Distretto) e che in questi mesi ha già visto interinali non più chiamati e contratti a termine non rinnovati. D’altra parte, di crisi si parla da tempo e anche di ripresa, al momento prevista per la primavera 2025.

Un tempo lungo e difficile da affrontare con strumenti ordinari, era già stata la denuncia del sindacato che oggi teme l’effetto domino. Sulle altre aziende del Distretto che stanno faticando certo, ma anche sulla filiera, della quale la concia è il primo anello.

“Noi speriamo sempre di sbagliarci – dicono dal sindacato -, ma è evidente che se così non fosse, vuol dire ci stiamo trovando difronte ad una crisi del settore moda che necessita di risposte straordinarie nell’immediato sugli ammortizzatori sociali ed in prospettiva di una strategia industriale che tuteli davvero il Made in Italy, contenuto nel nome del Ministero delle Imprese voluto da questo governo.

Noi faremo fin da subito la nostra parte come sindacato, provando a tutelare i diritti dei lavoratori, speriamo di trovare sostegno nelle istituzioni locali e nazionali al di là del colore politico, perché a noi interessa trovare soluzioni che difendano posti di lavoro ed aziende che sono il motore economico e sociale dei nostri territori e della nostra nazione”.

Perché la situazione di questa azienda, che nel modo più corretto ha seguito le procedure, è la stessa del 90% di quelle del Distretto, fatto, salve alcune eccezioni, di piccole e medie imprese. Imprese che non sarebbero le stesse senza gli addetti, persone che neppure i siti più industrializzati riescono ancora a rimpiazzare. “Le mani e gli occhi dei nostri operai specializzati sono ingrediente essenziale del nostro Made in Italy. Che se non sarà più qui, sarà altrove, ma allora lo avremo perso. Noi vogliamo difendere le persone, il lavoro, ma anche in know how di un Distretto che serve il mondo”. Perché nella logica della globalizzazione, se qui non si produce più, allora si produrrà altrove.

“Lo diciamo da mesi: temiamo che a settembre molte aziende non riaprano. Siamo a settembre e il primo segnale che ci arriva non è per nulla incoraggiante. Speriamo che sia l’unica azienda e speriamo di trovare insieme una soluzione, ma al momento si parla di licenziamenti perché questa azienda, grossa e strutturata, dice di non vedere prospettive”. E allora è inutile stringere i denti. “Oggi abbiamo ricevuto questa notizia. Da domani cercheremo altre strade per evitare i licenziamenti, ma serve una procedura straordinaria, come il contratto di solidarietà, da richiedere al Ministero”.

In un distretto, tra l’altro, dove non è facile ricollocarsi, specie in questo momento, in cui si lavora, ma aspettando un momento economico migliore. “Speriamo che allora, le maestranze ci saranno ancora”.  

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