“Non facciamo più vita”: cattivi odori e traffico sulla via del Biogas. Il Comune fa sospendere l’autorizzazione e cerca un accordo foto

"Il ricorso al Tar in realtà è ancora possibile. Ma abbiamo percorso una strada che punta a ridurre maleodoranze e disagi"

“Sulla via Francesca e via del Fosso non facciamo più vita, è un via vai di trattori”. Fra le tante cose emerse in occasione dell’assemblea sul biogas a San Donato di Santa Maria a Monte, ieri sera 25 settembre al circolo Arci della frazione, vi sono innanzitutto i disagi. Traffico, mezzi pesanti su strade non nate per quello scopo, ma anche “maleodoranze che vanno avanti tutta la notte, tali da non respirare”.

E’ questo il contorno di un dibattito che per la prima volta ha visto confrontarsi amministrazione comunale e cittadini dopo la temuta conferenza dei servizi aperta in Regione a inizio estate per valutare l’istanza della Prati Bioenergie di modificare la ragione sociale ed allargare lo spettro di materiali potenzialmente utilizzabili nel digestore.
Pratica inizialmente chiusasi il 24 giugno con esito positivo a favore dell’azienda, che aveva incassato l’ok alla ‘variazione non sostanziale’ richiesta dell’autorizzazione che da anni concede all’impianto di andare avanti nelle sue attività. Autorizzazione però subito incagliatasi a seguito di impugnazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri da parte del Comune.

“Siamo sempre stati contrari a questo impianto, che purtroppo dal 2013 ci siamo trovati sul territorio – ha detto il sindaco Manuela Del Grande in apertura dell’incontro –. Quello che abbiamo cercato di fare è tutelare al meglio la salute dei cittadini, opponendoci all’esito di quella Conferenza“.

IMPUGNAZIONE ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
Il metodo, adottato dall’amministrazione per la prima volta e in alternativa all’impugnazione al Tar, ha avuto come risultato la sospensione dell’autorizzazione. A spiegarlo sono stati Maurizio Iannotta, responsabile di settore ai lavori pubblici e all’urbanistica del comune e l’avvocato Francesco Barchielli, delegato dal Comune per trattare la vicenda.
“Le richieste dell’azienda – ha spiegato Iannotta – avrebbero peggiorato una situazione già difficile per i cittadini, soprattutto per la questione delle maleodoranze. Anche per questo in sede di Conferenza dei Servizi ci siamo opposti, ottenendo una marcia indietro da parte dell’azienda su varie questioni. In tale occasione purtroppo quella del Comune è una posizione fra le altre e non è vincolante. La Regione alla fine ha comunque autorizzato. Di fronte alla nostra impugnazione la Presidenza del Consiglio ha accolto la nostra richiesta di riesaminare il tutto, convocando la Regione e gli altri attori, Asl e Arpat in primis, giungendo alla conclusione che le nostre istanze dovessero essere prese in considerazione in vista di un accordo da trovare. La Presidenza ha detto questo: ‘trovate un accordo’, ma questo ci ha permesso di avanzare delle richieste: l’installazione di una stazione elettronica in grado di misurare in continuo questi odori, collegata con la polizia municipale, oltre ad un controllo, sempre elettronico, del traffico veicolare”.

“Partiamo dal presupposto – ha spiegato – che questo tipo di autorizzazioni sono di competenza regionale e non comunale, perché concernono l’energia e la gestione di scarti di lavorazione. Quello che abbiamo fatto attraverso l’impugnazione alla Presidenza del Consiglio è sfruttare alcune normative recenti che consentono di imporre all’impianto un limite nelle emissioni odorigene, oggi quantificabili anche attraverso strumenti di monitoraggio. Convocata, la Regione ha dovuto quantomeno prendere in esame alcune delle nostre osservazioni in tale direzione. Già in sede di Conferenza avevamo ottenuto che l’azienda non potesse cambiare natura statutaria, né superare il vincolo di filiera corta che avrebbe permesso loro di reperire i materiali da inserire nel digestore anche oltre i confini stabiliti nel 2013. Non è passata nemmeno la richiesta di ampliare ulteriormente il ventaglio di materiali di scarto utilizzabili nel digestore”.

Ciò che l’impresa al momento ha ottenuto sul fronte delle richieste fatte, in pratica, è quella di poter reperire i materiali vegetali anche da altre aziende agricole sempre localizzate nel territorio, superando il vincolo dell’autoproduzione fino ad ora in auge.  “Sulle maleodoranze, per tutti i cittadini, resta lo strumento utilissimo dell’esposto in Procura – ha aggiunto l’avvocato –. In merito all’impugnazione da noi fatta, adesso, la Regione deve fare la sua parte nel dirci se accetterà le nostre osservazioni. Non ci sono termini temporali, ma se aspetteranno troppo gli organi della Presidenza del Consiglio la riconvocheranno”.

TRASPARENZA E RICORSO AL TAR – LA POLEMICA
Ad animare la serata dopo l’intervento dei tecnici sono stati alcuni esponenti dell’opposizione: su tutti l’ex sindaca Ilaria Parrella ed Elisabetta Maccanti, di “Viviamo Santa Maria a Monte”. “Ciò di cui prendo atto questa sera – ha esordito Parrella – è che, dopo tre mesi, scopriamo tutti che c’è stata un’autorizzazione e che non si parla di ricorso al Tar. Io credo che le battaglie le si debba fare fino in fondo e con trasparenza. Nella passata legislatura non passava consiglio che non dessimo continuamente aggiornamenti su quanto facevamo in merito a questa battaglia legale. Quando a luglio noi abbiamo chiesto aggiornamenti in consiglio comunale alla sindaca su quanto stava accadendo ci sono stati negati, oggi scopriamo che l’autorizzazione era già stata fatta. Ciò denota un comportamento vergognoso. Se c’era un percorso da fare, quello era il Tar, in questo modo il Comune si mette nelle condizioni di accettare un accordo. Eppure in altri casi il ricorso ha funzionato: con Ecovip è stato così”.

Il gruppo di opposizione, ad agosto, aveva fatto richiesta di consiglio comunale aperto sul tema. Parole che hanno scatenato la reazione della prima cittadina Del Grande, che sul ricorso al Tar ha voluto precisare: “L’autorizzazione è sospesa, ciò significa che il ricorso al Tar in realtà è ancora possibile. Ma non è la strada che avremmo dovuto prendere per impedire che maleodoranze e disagi proseguissero o aumentassero”. Sulle accuse di mancata trasparenza ha poi ribadito: “Credo che di vergognoso ci sia solo la volontà di continuare la campagna elettorale – ha detto –. Quando sono stati chiesti aggiornamenti, il tema non era all’ordine del giorno del consiglio e non eravamo tenuti a rispondere. Appena abbiamo fatto opposizione in conferenza dei servizi abbiamo fatto un comunicato. Per tutta risposta mentre l’opposizione chiedeva il consiglio comunale aperto noi predisponevamo questa assemblea, per rendere conto ai cittadini di quello che abbiamo fatto. Tutto ciò che facciamo è nel loro interesse”.

Strada teoricamente ancora aperta, quella verso il Tar è stata vista dall’amministrazione comunale e dai suoi tecnici come una strada poco praticabile dopo la Conferenza dei Servizi. “Ricorrere al Tar significa dover dimostrare che c’è un problema, un vizio, nell’autorizzazione. Ovvero che qualcosa non è stato fatto a dovere in sede di autorizzazione – ha aggiunto l’avvocato Barchielli –. Quello che abbiamo voluto dimostrare noi è qualcosa di diverso: è il disagio profondo che manifestano i cittadini residenti vicino all’impianto”. “Io questa sera sento parlare di accordo – ha voluto rimarcare Maccanti –. Sarebbe utile capire quali ripercussioni potrà avere una volta che la Regione avrà deliberato definitivamente. Il ricorso al Tar era un’altra cosa”.

I DISAGI
Vari i problemi denunciati dal pubblico. “A noi le divisioni della politica non interessano – intima una signora, residente di via Arnovecchio –. Qui la notte non siamo più liberi di aprire le finestre”. “Casa mia – racconta invece la signora Benedetta, residente a Montecalvoli nel punto in cui dalla via Francesca s’imbocca via del Fosso, punto di accesso privilegiato per il viavai di grandi trattori che portano i materiali all’impianto – si affaccia sulla strada che ogni giorni è attraversata da questi mezzi. Con tutto quello che questo può comportare in termini di rumore, polveri, pericoli per i pedoni. Le imprese saranno pure libere di fare i loro affari, ma i diritti di noi cittadini, chi li tutela?”.
Fra qualche mese, probabilmente, l’epilogo dell’iter dell’autorizzazione.

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